giovedì 20 giugno 2019

LAVORI OGGI. CALL CENTER. MILANO. A. CRISPINO, Nel call center di Milano che non trova operatori a 1200 euro al mese «Colpa del reddito di cittadinanza e del modello Ferragni» , CORRIERE.IT, 18 giugno 2019

Non è un call center di quelli classici che offrono promozioni telefoniche, si occupa di gestione e recupero crediti societari. Per lavorarci occorre una laurea in materie giuridiche o economiche e capacità relazionali. Nell’open space di Corsico, periferia di Milano dove ha sede la Goodman & Marshall, su venti postazioni ne troviamo occupate solo la metà. L’amministratore delegato, Riccardo Terrana, non riesce a trovare impiegati. Pur offrendo un contratto da novecento euro netti il primo mese e di mille e duecento già al quarto mese con assunzione a tempo indeterminato, ogni volta che fissa i colloqui non si presenta nessuno. Motivo principale: la sede di lavoro è a Corsico, troppo lontana dal centro di Milano. In effetti, la distanza dalla Modonnina è di dieci chilometri e richiede un tempo di percorrenza di circa trenta minuti. 

domenica 16 giugno 2019

SOCIETA' ITALIANA SENZA PARI OPPORTUNITA'. M. CORBI, La vita non è una gara ad armi pari e la burocrazia non aiuta chi parte indietro, LA STAMPA, 16 giugno 2019

Salve, sono Arianna Lo Giudice. 
Sono nata il 3 ottobre 1994 /10/1994, ad Augusta, in provincia di Siracusa. Sono orfana di entrambi i genitori, mio padre è morto il 7 marzo 2000 invece mia madre è morta di cancro il 7 novembre 2017. Vivo con mia sorella in una casa di proprietà grazie a Dio, lei lavora presso un privato ma lo stipendio è troppo poco per sopravvivere tutto il mese. Vi ho scritto in primis perché vorrei capire se ci sono aiuti in Italia (Paese democratico) per persone come me, visto e considerato che mi sembra si siano erogati bonus per tutti tranne per orfani di entrambi i genitori che non siano dipendenti pubblici. Ma credo che la mia situazione sia considerata non degna di considerazione. Io ce la sto mettendo tutta. Frequento Giurisprudenza a Messina, sono al primo anno fuori corso e se tutto va bene mi dovrei laureare entro l’anno.

venerdì 14 giugno 2019

SOCIOLOGIA POLITICA. DOPO LE ELEZIONI EUROPEE. SOCIETA' E POLITICA CONTEMPORANEA IN CRISI. M. MAGATTI, Realismo e ambizione per fermare il declino, CORRIERE.IT, 13 giugno 2019

E' diventato ormai un leitmotiv il riconoscimento della distanza venutasi a creare tra quello che pensano le classi dirigenti e benestanti (persone istruite e economicamente stabili) e i nuovi ceti popolari (anziani, giovani che non riescono a entrare nel mercato del lavoro, abitanti delle periferie e della provincia, ex-classe media impoverita, working poors). Ci sono molte varianti di questa frattura. Ma non si può capire la fase attuale senza fare riferimento a tale questione. In fondo, ciò a cui stiamo assistendo è la risposta da parte dei diversi Paesi alla lunga e irreversibile trasformazione socio-economica iniziata dopo il 2008.

ANSIA E INTELLIGENZA. D. DI DIODORO, Sei un tipo ansioso? Probabilmente sei anche più intelligente, CORRIERE.IT, 14 giugno 2019

Esiste una connessione fra ansia e ansia e livello di intelligenza. Probabilmente il legame risiede nella capacità di riuscire a intuire le possibili conseguenze negative delle situazioni e delle proprie azioni. Chi è più intelligente si preoccupa maggiormente del futuro, anche perché tende anche a rielaborare pensieri e accadimenti passati, come se volesse trarne un insegnamento per fare previsioni più affidabili rispetto a quanto potrà accadere. Tuttavia, secondo quanto indicano Alisa Williams della School Psychology dell’University of Maryland e Pauline Prince dell’Anne Arundel County Public Schools di Annapolis, in un articolo pubblicato sulla rivistaApplied Neuropsychology Child , alla fine l’ansia forse aiuta sì a prevedere il futuro, ma incide negativamente sui compiti da eseguire, così che alla fine la sua azione non è del tutto positiva.

martedì 11 giugno 2019

PSICOANALISTI E DECRETO SICUREZZA. AIPSI, Psicanalisti contro le pistole facili, IL MANIFESTO, 30 aprile 2019

L’Associazione Italiana di Psicoanalisi (AIPsi) esprime la sua convinta inquietudine per le modifiche di recente apportate alla legge relativa alla legittima difesa.

domenica 9 giugno 2019

INSEGNANTI IN FUGA DALLA SCUOLA. L'OPINIONE DI SCOTTO DI LUZIO. M. IMARISIO, Gli insegnanti che si arrendono e la solitudine in cattedra, CORRIERE.IT, 8 giugno 2019

(...) Come siamo potuti passare degli austeri maestri di Collodi e dal maestro Manzi a questo stato di prostrazione? Adolfo Scotto Di Luzio, docente di storia della pedagogia e delle istituzioni culturali all’università di Bergamo, considerato oggi uno dei massimi studiosi della scuola italiana, ha una tesi. E per dimostrarla parte da un passo del messaggio inviato dal ministro Marco Bussetti a un convegno sul ruolo dell’insegnante nella società liquida che si è svolto a Roma lo scorso ottobre. «In un sistema integrato con il mondo del lavoro, la scuola non deve essere un luogo fatto solo per studiare, ma anche per conoscere se stessi» diceva l’attuale titolare del Miur.
«Appunto» ribatte Scotto Di Luzio. «Nelle tre famose “I” della riforma Moratti, due lettere su tre stavano per impresa e informatica. Tutte le leggi e le direttive approvate negli ultimi anni vanno in direzione di una scuola di formazione, conforme alle esigenze del lavoro. Storia, filosofia, letteratura, persino la matematica, non contano più. Tutto quello che i docenti sanno, non vale nulla. La loro perdita di ruolo e di prestigio comincia con questa impostazione condivisa da ogni forza politica. Tutte le riforme che si sono susseguite negli anni portano a questo modello di scuola che potremmo definire confindustriale, e sono sempre state concepite in modo ossessivo contro gli insegnanti, considerati portatori di un sapere vecchio e inutile, non aggiornati, e additati come ultimi depositari di privilegi ingiustificati. La conseguenza è un’istruzione lasciata al mercato, alle risorse dei singoli. La famiglia abbiente del Meridione spedisce il figlio a Milano, mentre la famiglia milanese lo manda a Londra. Vince chi ha la possibilità di comprare una scuola migliore. La politica ha deciso di non affrontare la questione, riempiendosi la bocca solo di tecnologie in classe, lasciando fare al mercato. Fino agli anni Novanta l’insegnante sapeva bene quale era il suo compito. Oggi, a domanda, non sa cosa rispondere». La difesa corporativa non si addice a Scotto Di Luzio. «Gli insegnanti italiani hanno interiorizzato questa tendenza al ribasso». Nella sua carriera di docente delle scuole di specializzazione, racconta di trovarsi spesso di fronte ad aspiranti professori che studiano sui riassunti, su Google, come i loro studenti. «Non è colpa loro, ma la preparazione dei giovani docenti ormai è parte del problema. Come se ci fosse un rassegnato adeguamento alla propria perdita di identità».

NEUROSCIENZE CANCELLARE I BRUTTI RICORDI DAL CERVELLO. REDAZIONE, Forse possibile “manipolare” il cervello per cancellare i brutti ricordi, LA STAMPA, 7 giugno 2019

Manipolare il cervello per cancellare l’angoscia di un brutto ricordo. E’ lo scenario che si apre grazie a uno studio americano. Un esperimento condotto sui topi, ma definito promettente per future applicazioni sull’uomo nella terapia di depressione, ansia e stress post traumatico.

INSEGNANTI IN FUGA DALLA SCUOLA. M. IMARISIO, Gli insegnanti che si arrendono e la solitudine in cattedra, CORRIERE.IT, 8 giugno 2019

«Caro professore, dovrebbe imparare a comportarsi da adulto». L’ultimo ricordo che porterà con sé è l’ennesimo colloquio a distanza con una madre scontenta del voto preso da suo figlio. «L’ho preparato di persona, era in grande forma, quindi la colpa non è sua» gli ha scritto la signora su WhatsApp, aggiungendo che se «almeno 15 alunni su 26» hanno una media bassa nella sua materia, il problema non sono loro. Ma è lui. Paolo Galli da Varese, ciclista amatoriale, insegnante di un liceo milanese, ultima tappa di un percorso che lo ha visto a lungo precario, docente di sostegno, e infine, negli ultimi dodici anni, «immesso in ruolo».

SOCIAL NETWORK. UNA RICERCA BLOGMETER. S. COSIMI, Social network, li usiamo per ficcare il naso. E le storie sono ormai una febbre: 1 su 3 le preferisce ai post, REPUBBLICA.IT, 6 giugno 2019

PER QUALE ragione amiamo così tanto i social network, gli influencer, le storie degli amici come dei vip? E come sono cambiati i nostri atteggiamenti negli anni? La pubblicità ci dà fastidio oppure orienta i nostri gusti? I punti, secondo l’ultima analisi di Blogmeter, leader in Italia nei servizi dedicati all’ecosistema dei social media, sono due: da una parte la nostra presenza sui social definiti “di cittadinanza”, dall’altra il ricorso saltuario quelli “funzionali”. I primi sono anzitutto Facebook, poi YouTube e Instagram. Sono quelli che usiamo più volte alla settimana e che contribuiscono a definire le nostre identità di relazione. In questa sfera rientrano anche le chat come WhatsApp, Messenger e Telegram. Al contrario, i social funzionali come TripAdvisor o Skype sono quelli su cui si transita più di rado, in virtù di un bisogno specifico (trovare il ristorante giusto, organizzare una videochiamata internazionale e così via). Infine ci sono i social che Blogmeter definisce “giovani (il fenomeno TikTokSnapchat e WeChat, in realtà non così diffuso in Italia) che pur avendo una discreta penetrazione nella popolazione generale, non hanno ancora una connotazione in grado di piazzarli nell’una o nell’altra categoria. Sembrano più che altro piattaforme generazionali. E questo, in effetti, sono.

sabato 8 giugno 2019

SOFFERENZA PSICHICA E CURA. CONVEGNO DI PSICOANALISI. F. BORRELLI, Solo alla psicoanalisi sta a cuore il senso della sofferenza mentale, IL MANIFESTO, 5 giugno 2019

Da anni, ormai, della sofferenza mentale si è impossessato un ingegnoso mercato, che punta sulla idealizzazione delle neuroscienze e sugli effetti delle terapie cognitiviste, entrambe perfettamente sintonizzate con l’individualismo contemporaneo e il tempo della fretta. La cacciata in esilio del senso ha colonizzato il senso comune: non è un gioco di parole, è precisamente quanto è avvenuto in coincidenza con ciò che Alain Ehrenberg chiama, nel suo ultimo libro – La meccanica delle passioni (Einaudi, 2019) – l’avvento di un uomo nuovo: «l’uomo neurale».

domenica 2 giugno 2019

SOCIETA' ITALIANA E FAMIGLIA. INTERVISTA CON M. AMMANITI. A. POLITO, Massimo Ammaniti: «Violenze e social, ecco la società senza genitori, CORRIERE.IT, 2 giugno 2019

Professore Massimo Ammaniti, ci aiuti. Qui c’è bisogno di uno psicanalista. Che sta succedendo nelle famiglie italiane? Un tempo, neanche troppo tempo fa, eravamo campioni mondiali di familismo, la famiglia era al centro di tutto, nel bene dell’accudimento amorevole che dura una vita, dei legami di solidarietà e di affetto; e anche nel male del familismo amorale, del nepotismo, del paternalismo. Oggi invece della famiglia si parla solo in campagna elettorale e nella cronaca nera, perché dalle famiglie provengono alcune tra le storie più dolorose e ripugnanti.