È senza dubbio il personaggio più social del momento: Gianluca Vacchi, imprenditore bolognese, compie 49 anni (il 5 agosto). Per il suo compleanno ha programmato una festa con gli amici, come da copione standard. Il suo account Instagram adesso conta 2 milioni e quattrocento mila follower, (come il modello Lucky Blu Smith, per fare un paragone): è circondato da un lusso senza limiti, da un gruppo di amici con cui condivide tutto e le foto sono dei momenti della sua vita quotidiana (al lavoro, al mare o in montagna che sia) viaggiano sui 100 mila like ognuna sui social. Laureato in economia e commercio a Bologna, a 29 anni è uscito dall’operatività dei ruoli dell’azienda di famiglia, la Ima (che produce macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, gestita dal cugino Alberto Vacchi), di cui però è ancora azionista e membro del consiglio di amministrazione.
«Per i successivi 20 anni ho avuto aziende in 12 settori diversi, comprandole e rivendendole dopo che avevo dato il mio contributo — dice Vacchi al Corriere —. Qualche esempio? Sono stato il più grosso produttore di camper, ho avuto un’azienda che faceva oblò per lavatrici, ho lavorato nella fase di start-up degli orologio Toy Watch e sono stato fondatore della prima società di last minute in Europa».
Ma chi è davvero Gianluca Vacchi?
«Sono una persona che non ama essere definita in un modo specifico, con uno stereotipo. Sono stato un imprenditore e un finanziere nei primi 20 anni della mia vita, sono stato un uomo amante dello sport. Quando ero giovane volevo avere successo nel mondo del lavoro in modo da avere un naturale risultato che portasse all’arricchimento. L’arricchimento, per me, non ha mai avuto il senso dell’accumulo, ma soltanto quello di godere delle cose in condivisione con i miei amici».
«Sono una persona che non ama essere definita in un modo specifico, con uno stereotipo. Sono stato un imprenditore e un finanziere nei primi 20 anni della mia vita, sono stato un uomo amante dello sport. Quando ero giovane volevo avere successo nel mondo del lavoro in modo da avere un naturale risultato che portasse all’arricchimento. L’arricchimento, per me, non ha mai avuto il senso dell’accumulo, ma soltanto quello di godere delle cose in condivisione con i miei amici».
Qual è il segreto del suo successo mediatico?
«Sono entrato nella mente dei ragazzi come una figura ispiratrice perché i giovani oggi sono in un vuoto identificativo ed emulativo. Non ho la presunzione di dire che devono identificarsi in me, ma voglio dare degli spunti o quello che può essere il mio contributo al loro percorso formativo. Non sono il tipo da voler creare un low profile stereotipato, che altro non è che codardia o paura di esporsi».
«Sono entrato nella mente dei ragazzi come una figura ispiratrice perché i giovani oggi sono in un vuoto identificativo ed emulativo. Non ho la presunzione di dire che devono identificarsi in me, ma voglio dare degli spunti o quello che può essere il mio contributo al loro percorso formativo. Non sono il tipo da voler creare un low profile stereotipato, che altro non è che codardia o paura di esporsi».
Lei è tutto meno che low profile e di certo non ha paura di esporsi...
«Infatti. Per questo motivo i ragazzi vedono in me qualcosa da seguire, un qualcosa che non ha maschere, che si mostra così come è. Una figura come me fa della trasversalità la sua caratteristica: i giovani di oggi, seguendomi, vedono che faccio cose serie, non mi privo dell’ironia, faccio sport come un ventenne e dico sempre che chi non ride non è una persona seria».
«Infatti. Per questo motivo i ragazzi vedono in me qualcosa da seguire, un qualcosa che non ha maschere, che si mostra così come è. Una figura come me fa della trasversalità la sua caratteristica: i giovani di oggi, seguendomi, vedono che faccio cose serie, non mi privo dell’ironia, faccio sport come un ventenne e dico sempre che chi non ride non è una persona seria».
Quanti tatuaggi ha?
«Più di 100: sono tutti strettamente legati al mio percorso di vita e in totale coerenza. Credo che i tatuaggi si soffrano e non si facciano. Possono essere la conclamazione di un dolore, la celebrazione di una gioia: insomma, devono raccontare un vissuto, di conseguenza non ho alcun tatuaggio puramente estetico».
«Più di 100: sono tutti strettamente legati al mio percorso di vita e in totale coerenza. Credo che i tatuaggi si soffrano e non si facciano. Possono essere la conclamazione di un dolore, la celebrazione di una gioia: insomma, devono raccontare un vissuto, di conseguenza non ho alcun tatuaggio puramente estetico».
Tra i tanti tatuaggi spicca una scritta, sull’addome e sulla mano: «Resilienza».
«Adesso tutti usano questa parola e mi vanto di essere stato il primo ad averla adottata su larga scala. La Resilienza è un termine che origina da una qualità dei materiali che sono resilinti nella misura in cui sono capaci di prendere dei colpi e di non subire alterazioni nella loro struttura. Ecco, nella psicologia, stringendo al massimo il concetto, la resilienza rappresenta la capacità dell’individuo e dell’animo umano di reagire agli eventi negativi adattandoli a tal punto da poterli trasformare in eventi positivi. Ho ricevuto circa 500 foto di ragazzi e ragazze che si sono tatuati quella parola e me l’hanno dedicata».
«Adesso tutti usano questa parola e mi vanto di essere stato il primo ad averla adottata su larga scala. La Resilienza è un termine che origina da una qualità dei materiali che sono resilinti nella misura in cui sono capaci di prendere dei colpi e di non subire alterazioni nella loro struttura. Ecco, nella psicologia, stringendo al massimo il concetto, la resilienza rappresenta la capacità dell’individuo e dell’animo umano di reagire agli eventi negativi adattandoli a tal punto da poterli trasformare in eventi positivi. Ho ricevuto circa 500 foto di ragazzi e ragazze che si sono tatuati quella parola e me l’hanno dedicata».
L’altra parola che la rappresenta è «Enjoy».
«Per forza. Noi viviamo nella presunzione di eternità e ci dimentichiamo che siamo di passaggio. Durante questo passaggio dobbiamo fruire di tutto quello che la vita ci offre. “Enjoy” significa “Vivete la vita”, “Godete la vita”, “Vivi la vita in tutte le sue sfumature”. Ed è anche il titolo del libro che ho scritto per spiegare me e questa mia filosofia».
«Per forza. Noi viviamo nella presunzione di eternità e ci dimentichiamo che siamo di passaggio. Durante questo passaggio dobbiamo fruire di tutto quello che la vita ci offre. “Enjoy” significa “Vivete la vita”, “Godete la vita”, “Vivi la vita in tutte le sue sfumature”. Ed è anche il titolo del libro che ho scritto per spiegare me e questa mia filosofia».
Lei si considera un seduttore?
«La seduzione entra in qualsiasi tipo di manifestazione fisica e intellettuale. Devo dire che ho una grande autostima che deriva da un’introspezione fortissima e non posso non considerarmi un seduttore. Sono una persona molto diretta, per questo motivo i giovani mi apprezzano. Sono diretto, ma rispettoso ed educato. Elementi fondamentali nella mia vita».
«La seduzione entra in qualsiasi tipo di manifestazione fisica e intellettuale. Devo dire che ho una grande autostima che deriva da un’introspezione fortissima e non posso non considerarmi un seduttore. Sono una persona molto diretta, per questo motivo i giovani mi apprezzano. Sono diretto, ma rispettoso ed educato. Elementi fondamentali nella mia vita».
E ai giovani d’oggi che tecniche di seduzione consiglia?
«Do sempre consigli ai ragazzi. Uno su tutti? Fate un po’ più uso delle buone maniere, dell’educazione — che è l’arma più devastante che esista— e dell’ascolto. Uno per sedurre deve ascoltare».
«Do sempre consigli ai ragazzi. Uno su tutti? Fate un po’ più uso delle buone maniere, dell’educazione — che è l’arma più devastante che esista— e dell’ascolto. Uno per sedurre deve ascoltare».
I giovani impazziscono per il video dei suoi balletti su Instagram. Hanno una media di 5 milioni di visualizzazioni e diventano un tormentone.
«Viviamo in un contesto dove certa gente, in virtù della posizione che occupa, pensa che ballare in discoteca sia una forma discreditante della propria serietà. A me invece diverte perché voglio che passi il messaggio che si può essere persone molto serie anche essendo molto ironici e non prendendosi troppo sul serio».
«Viviamo in un contesto dove certa gente, in virtù della posizione che occupa, pensa che ballare in discoteca sia una forma discreditante della propria serietà. A me invece diverte perché voglio che passi il messaggio che si può essere persone molto serie anche essendo molto ironici e non prendendosi troppo sul serio».
Ma lei va a lezione di ballo?
«No, ho solo un grande senso del ritmo»
«No, ho solo un grande senso del ritmo»
Come fa a mantenere un fisico così a 49 anni?
«Un’ora e mezza di sport tutti i giorni, che sia corsa, palestra, tennis o pilates. Qualsiasi cosa che sia movimento. In aggiunta a una sana alimentazione. Non bevo vino durante i pasti e mi concedo magari un superalcolico la sera quando esco. Tutto questo in modo costante. La costanza è fondamentale».
«Un’ora e mezza di sport tutti i giorni, che sia corsa, palestra, tennis o pilates. Qualsiasi cosa che sia movimento. In aggiunta a una sana alimentazione. Non bevo vino durante i pasti e mi concedo magari un superalcolico la sera quando esco. Tutto questo in modo costante. La costanza è fondamentale».
Ha moltissimi oggetti, capi e biancheria per la casa (o per l’aereo privato) personalizzati con le sue iniziali.
«Ho un discreto senso estetico e nutro abbastanza bene il mio ego: ecco perché credo che il nome e il cognome vadano portati con fierezza. C’è chi si cifra la camicia, io personalizzo anche dell’altro».
«Ho un discreto senso estetico e nutro abbastanza bene il mio ego: ecco perché credo che il nome e il cognome vadano portati con fierezza. C’è chi si cifra la camicia, io personalizzo anche dell’altro».
Gianluca Vacchi piace anche per i suoi look, che partono dal pigiama palazzo ai pantaloni corti allo smoking?
«Il mio guardaroba è davvero enorme ma non ho uno stile definito, ne ho tanti e interpreto ogni stile con la creatività. Nel 2013 ho disegnato una linea di pigiama palazzo e vestaglie per un brand, Amen, che allora produceva solo abbigliamento femminile. Ho una predilezione per gli accessori: ho circa 20 anelli tutti con il mio monogramma, un centinaio di braccialetti, più di 300 cravatte, 50 cappelli e una decina di bastoni di passeggio. Ma la mia vera passione è lo smoking: lo amo. E nel guardaroba ne ho almeno una trentina».
«Il mio guardaroba è davvero enorme ma non ho uno stile definito, ne ho tanti e interpreto ogni stile con la creatività. Nel 2013 ho disegnato una linea di pigiama palazzo e vestaglie per un brand, Amen, che allora produceva solo abbigliamento femminile. Ho una predilezione per gli accessori: ho circa 20 anelli tutti con il mio monogramma, un centinaio di braccialetti, più di 300 cravatte, 50 cappelli e una decina di bastoni di passeggio. Ma la mia vera passione è lo smoking: lo amo. E nel guardaroba ne ho almeno una trentina».
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