domenica 10 novembre 2024

COSMETICA INFLUENCER CHERATOPIGMENTAZIONE. D'ARIA I., “Voglio gli occhi blu”: come cambiare colore (e con quali rischi), LA STAMPA, 12.07.2024

 li occhi azzurri o quelli verdi sono da sempre considerati belli e affascinanti e oggi c’è chi non si accontenta più di cambiare il colore degli occhi con le lenti a contatto. Come Francesco Chiofalo, ex concorrente di "Temptation Island" e "La Pupa e il Secchione", che proprio di recente ha rivelato di essersi sottoposto alla cheratopigmentazione, l'operazione chirurgica che gli ha permesso di avere un ‘nuovo’ paio di occhi azzurri, come altri membri della sua famiglia. Inevitabile il tam tam sui social, soprattutto Tik Tok, dove questo intervento di chirurgia oculare è diventato virale. Ma che cos’è esattamente la cheratopigmentazione e soprattutto è un intervento soft o comporta dei rischi?


Da cosa dipende il colore degli occhi

Il colore degli occhi dipende principalmente dalla genetica, in particolare dalla quantità e dalla distribuzione di pigmento nella parte colorata dell'occhio chiamata iride. La quantità di melanina nell'iride determina il colore. Occhi con molta melanina appaiono marroni, mentre occhi con meno melanina possono apparire verdi, azzurri o grigi.

Il colore degli occhi dei genitori può dare un'indicazione del colore degli occhi dei figli, ma non è una previsione precisa a causa della complessità genetica. Per esempio, due genitori con occhi marroni possono avere un figlio con occhi azzurri se entrambi portano il gene recessivo per gli occhi azzurri.

Che cos’è la cheratopigmentazione

La cheratopigmentazione è una tecnica chirurgica che consente appunto di modificare il colore degli occhi. “Il trattamento è stato introdotto inizialmente negli anni 2000 con fini terapeutici per la correzione di anomalie o patologie dell’iride e della cornea correlate a traumi, malformazioni congenite, infezioni”, spiega Lisa Toto, professore associato di oftalmologia presso l’Università G. d'Annunzio di Chieti-Pescara.

“L’uso terapeutico della cheratopigmentazione è a tutt’oggi un’indicazione principale consentendo il trattamento di cicatrici della cornea, assenza parziale o totale dell’iride, anomalie della pupilla, albinismo. Più recentemente la cheratopigmentazione è stata utilizzata a fini estetici per modificare il colore degli occhi con una gamma di colori simili al colore naturale dell’iride. La cheratopigmentazione può essere eseguita indipendentemente dal colore iniziale dell’iride”.

Una ‘palette’ di colori

Si può ottenere qualunque colore? “Esiste un’ampia gamma di colori che va dal verde, al blu, al marrone, al grigio ed è inoltre possibile combinare più colori per ottenerne uno non comune”, risponde Toto che aggiunge: “Alcuni pazienti possono scegliere una pigmentazione parziale dell’iride o perfino una pigmentazione diversa tra i due occhi”.

Come si effettua

La tecnica si effettua in due step chirurgici successivi. “Il primo - spiega Toto - consiste nella creazione di un tunnel all’interno della cornea con un laser a femtosecondi che effettua con un meccanismo di fotodistruzione un taglio nel tessuto. La piattaforma laser viene collegata all’occhio del paziente ed il laser effettua il taglio corneale impiegando alcuni secondi”. Successivamente il chirurgo introduce all’interno del tunnel corneale creato dal laser un pigmento del colore scelto dal paziente che è biocompatibile con la cornea ed è approvato come dispositivo medico.

“L’intervento - prosegue l’oftalmologa - viene eseguito in entrambi gli occhi con anestesia locale topica con instillazione di un collirio anestetico ed ha una durata totale di alcuni minuti. La procedura non necessita di ricovero ma può essere eseguita in regime ambulatoriale con controlli nell’immediato postoperatorio e più a lungo termine per valutare il risultato definitivo del trattamento”. L’intervento può essere ripetuto nel tempo nel caso in cui il colore perda l’intensità iniziale.

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I rischi

Come tutti gli interventi chirurgici, anche questo non è esente da rischi. In particolare, le complicanze della cheratopigmentazione sono correlate alla tecnica chirurgica in sé e all’introduzione del colorante nella cornea.

“La creazione del micro-tunnel all’interno del tessuto corneale - spiega Toto - potrebbe alterare l’anatomia e la biomeccanica della cornea con il rischio di deformazione della stessa. Inoltre, il taglio laser foto-distruggendo il tessuto danneggia parzialmente i nervi corneali che sono implicati nel trofismo della cornea e questo potrebbe causare un’instabilità del film lacrimale con secchezza oculare particolarmente evidente nei soggetti affetti da occhio secco”.

La procedura laser, inoltre, potrebbe esporre al rischio di infezioni corneali batteriche o fungine che possono determinare poi cicatrici della cornea con compromissione visiva. Possono esserci anche problemi legati alla buona riuscita dell’intervento: “L’introduzione nel tessuto del colorante sebbene biocompatibile potrebbe causare reazioni avverse al colorante stesso con infiammazione corneale. Tra le complicanze minori potrebbe esserci una distribuzione non omogenea del colorante con conferimento di una colorazione esteticamente non ottimale”, prosegue l’oftalmologa.

Quali sono le controindicazioni

Ci sono alcuni soggetti che dovrebbero evitare questo tipo di intervento o tutti possono farlo? “I pazienti che vogliono sottoporsi a cheratopigmentazione - risponde Toto - effettuano una simulazione digitale prima di essere sottoposti alla procedura per valutare il nuovo aspetto con la colorazione scelta. Vi sono delle controindicazioni assolute e relative al trattamento. Tra le prime, la presenza di una cheratotomia radiale a livello della cornea caratterizzata dall’esecuzione di microincisioni radiali effettuate manualmente per la correzione della miopia e/o l’esito di un trapianto corneale perforante. Tra le controindicazioni relative, l’esito di chirurgia refrattiva corneale con tecniche Smile e Lasik che utilizzano il laser a femtosecondi creando dei tagli all’interno della cornea, le distrofie corneali e pazienti con necessità di chirurgia oculare futura per i quali la pigmentazione corneale potrebbe rappresentare una limitazione della visibilità delle strutture oculari retrostanti”.

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