NON erano ancora arrivati i primi soccorsi nei comuni colpiti dal terremoto, una settimana fa, e già il tam tam sui social network indicava drastiche scelte: “mandiamo gli sfollati negli hotel occupati dai profughi, e loro nelle tende”, stabiliva stringenti misurazioni: “la magnitudo è del 6.2 e non del 6.0 come dice l’istituto di geofisica, vogliono fregare i terremotati”, imponeva di riporre i portafogli: “non versiamo un euro per le sottoscrizioni, perché tutto finisce alle banche e non alle popolazioni”, suggeriva fondi alternativi: “si incameri il jackpot del superenalotto e lo si devolva alle vittime del sisma”. Orrori, assurdità, bufale assolutamente ininfluenti sulle scelte pratiche dell’emergenza, ma devastanti per il confronto non solo virtuale nell’opinione pubblica.
Chiunque abbia avuto occasione di frequentare le facoltà umanistiche italiane non potrà che condividere il pessimismo di Davide Miccione nel suo Lumpen Italia. Il trionfo del proletariato cognitivo (Ipoc, pp. 2012, euro 16). In un saggio agile e spietato l’autore dà voce a un’insofferenza comune o, per meglio dire, a una comune perdita di senso. La definizione d’«ignorante ipermoderno», utilizzata per descrivere l’uomo nuovo dell’età digitale, non può che destare una certa ritrosia in chi crede nella diversità dei saperi.