In compagnia di qualcuno che utilizza in modo compulsivo il cellulare si è due volte più esposti alle stesse abitudini
MILANO – Non sono solo le malattie a essere contagiose. Si contagiano gli sbadigli, le abitudini alimentari, lo stato d’animo, la depressione, la felicità. E ora, si scopre, persino il modo di rapportarsi con il telefonino. Perché avere un amico-compagno-collega che tratta il cellulare come un’appendice di sé stesso, lanciandogli continue occhiate furtive per controllare eventuali messaggi o aggiornamenti di Fb, certo non favorisce un rapporto equilibrato con il telefono mobile. Fin qui nulla di sorprendente: le abitudini di chi ci sta intorno tendono a influenzarci, come è noto e comprensibile, e il telefonino non fa eccezione. Ma un team dell’Università del Michigan ha voluto quantificare l’impatto dei comportamenti altrui a questo proposito, monitorando un ristretto gruppo di studenti in un campus per quattro mesi e scoprendo che anche smanettare con il proprio smartphone può diventare virale.LO STUDIO – La ricerca, pubblicata sullo Human Ethology Bulletin journal, ha coinvolto 24 ragazzi, divisi in due gruppi, osservati e studiati nel corso degli intervalli dalle lezioni al campus tra il mese di gennaio e di aprile 2011: nel caffè universitario, nell’aula durante le pause e nei corridoi un esercito di giovani si aggirava perennemente aggrappato al proprio amato device, interpretando una tipica scena di quotidianità alla quale sicuramente ciascuno ha assistito, soprattutto tra i giovanissimi. Ma gli scienziati hanno voluto studiare i tempi e i modi di questa dipendenza, rilevando da parte degli studenti un utilizzo medio del telefonino ogni dieci secondi nel corso di 20 minuti di pausa.
AMATO TELEFONINO - Che sia inviare un messaggino, aggiornare il proprio status sui social network, controllare la posta o lanciare occhiate saltuarie allo schermo in attesa di un sms, lo studio dell’Università del Michigan sancisce che il telefono mobile è ormai un oggetto centrale delle esistenze, che non si perde di vista per più di una decina di secondi e che fa quasi da screensaver alle nostre vite. In totale questa attività di controllo ossessivo ha riempito secondo lo studio il 24 per cento del totale del tempo dei ragazzi dedicato all’intervallo, rubando una consistente quota di minuti ai rapporti face-to-face. Ma l’aspetto inedito della ricerca riguarda per l’appunto il contagio: i ricercatori hanno infatti notato da parte di chi aveva vicino un compagno che aveva appena fatto uso di cellulare, una propensione maggiore del 39,5 per cento a utilizzarlo a sua volta. «Vedere il proprio vicino darsi da fare con il telefono fa emergere immediatamente un’urgenza di controllare il proprio cellulare», sottolinea il co autore dello studio Daniel Kruger, enfatizzando il potere del contagio nei comportamenti umani.
DONNE PIÙ «INTEGRATE» - L’osservazione degli studiosi ha condotto infine a un’altra conclusione: le donne fanno maggior uso del telefonino, essendo più integrato nella quotidianità delle loro vite. Che nel rapporto con il cellulare emergano differenze di genere, sia quantitative che qualitative, non stupisce e anche se le ragioni profonde di questa differenza tra sessi nella dipendenza da cellulare non sono chiare, si presume che siano collegabili al livello d’ansia, generalmente maggiore tra le esponenti del gentil sesso. Il controllo ossessivo dello smartphone sarebbe in sostanza il risultato di una forte esigenza di controllo sulle vite altrui generato da uno stato ansioso. In tutti i casi se il traguardo è conquistarsi un minimo di distacco in più dal telefono è sconsigliabile sedersi vicino a una donna: potrebbe attaccarci la cellular-addiction.
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