studio ridefinisce i confini dello spazio personale di sopravvivenza: 30-40 centimetri per che vive nell'ansia
MILANO – C’è chi non sopporta di stare in coda accalcato, a meno che non ci sia una significativa distanza di sicurezza tre sé e gli altri. C’è ancora chi per fare colazione ha bisogno di un lunghissimo bancone, perché essere sfiorato durante il cappuccino mattutino o trovarsi gomito-a-gomito con uno sconosciuto può risultare insopportabile. Sono tipiche cartine di tornasole del livello medio di ansia di una persona e in generale vale la regola che più si è nervosi, meno si sopporta un’invasione dello spazio vitale, considerato a rischio anche a distanze di 30-40 centimetri.ANSIA E SPAZIO PERIPERSONALE - Chi convive con il nervosismo ha bisogno in effetti di «allargarsi» maggiormente e ha una minor tolleranza alle invasioni altrui. Lo sostiene uno studio di ricercatori italiani della University College London pubblicato sul Journal of Neuroscience, che in sostanza quantifica il concetto di spazio vitale, ovvero lo spazio attorno a una persona che normalmente non deve essere invaso e che nessuno di noi è disposto a lasciare invadere, adeguandone i confini a chi soffre di stati ansiosi e fissandone la normalità tra i 20 e i 40 centimetri.
L’ESPERIMENTO - Chiara Sambo e Giandomenico Iannetti dello UCL hanno avviato l’esperimento basandosi sulle reazioni a uno stimolo difensivo a distanze via via ravvicinate, constatando in alcuni volontari una risposta più reattiva a parità di distanza e, in un secondo momento e dopo aver chiesto a ciascuno dei partecipanti all’esperimento di auto-attribuirsi un punteggio in termini di ansia, rilevando un legame direttamente proporzionale tra ansia e distanza di sicurezza avvertita. Per calcolare lo spazio vitale i ricercatori hanno misurato quella che chiamano la risposta involontaria di difesa, ovvero il «riflesso di ammiccamento» indotto dalla stimolazione elettrica della mano dei partecipanti, quantificandone l’intensità a differenti distanze tra viso e mano e risalendo così allo spazio vitale individuale. In sostanza gli ansiosi hanno dimostrato di reagire con decisione anche a una distanza di 40 centimetri, mostrando di sentirsi minacciati se la persona o la cosa più vicina rispetto a loro era ben più lontana della normalità dei non ansiosi, disposti mediamente a sopportare una vicinanza di anche 20 centimetri.
SPAZIO PERIPERSONALE - Gli esperti lo chiamano defensive peripersonal space (DPPS), in italiano anche semplicemente spazio peripersonale, e identifica i centimetri di spazio dei quali ciascuno ha bisogno per non sentirsi minacciato o oppresso, una sorta di guscio “attorno” al corpo delimitato dai movimenti di raggiungimento che fa sentire protetti e non minacciati. Il fatto che lo spazio vitale sia più ampio nelle persone ansiose è spiegabile dal fatto che sono più sulla difensiva e che riescono a trovare insidioso anche qualcosa o qualcuno che si trova a una distanza tale da essere considerata innocua agli occhi di una persona senza particolari ansie.
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