Ora si vede la luce, dicono i virologi. Siamo all’ultimo miglio di buio. L’esperienza collettiva del trauma dell’epidemia ci ha trascinati in un abisso che non potevamo immaginare. Ma abbiamo imparato qualcosa? Individualmente ciascuno di noi ha conosciuto direttamente o indirettamente l’angoscia del buio, della malattia e della morte: una diagnosi che mette a rischio la vita, la perdita di una persona cara, la sconfitta o il fallimento sono esperienze che prima del Covid abbiamo vissuto in solitudine. Il dolore separa, isola, spacca la nostra vita allontanandola dalla vita in comune. Accade nella scena biblica del grido disperato di Giobbe: abbandonato, nudo e rasato, caduto nella cenere, piagato nel corpo e nell’anima, la sua vita è senza sostegno, senza più nessuno su cui poter contare. Ebbene se esiste una lezione fondamentale del terribile magistero del Covid essa riguarda la possibilità di condividere l’incondivisibile, di condividere l’esperienza del dolore e della morte.