venerdì 4 aprile 2025

IPNOCRAZIA E IL FILOSOFO UCCISO. TRINGALI S., Se Xun avesse letto Stiegler, EFFIMERA, 25.03.2025

 Di recente ho letto il libro Ipnocrazia. Un piccolo libretto che sta facendo il giro d’Italia presso librerie e Università, recensito da giornali, intellettuali riviste on-line e social network.

Il giorno dopo averlo letto, era venerdì 14 marzo, Segej Debunker mi chiama e mi dice “ho ucciso Jianwei Xun” avendo dimostrato che Ipnocrazia è stato scritto con l’Ai e che Xun è un agente simulato. Mi manda tantissimi screenshot, mi riempie la mail.


L’operazione, come mi dice il mio amico – che è una persona comune, un lettore attento – potrebbe essere semplicemente marketing o un atto filosofico in sé.
Se fosse la prima, beh devo dire che è ben riuscita, ne parlano tutti, dagli intellettuali ai ragazzi. Se fosse invece un atto filosofico in sé, il libro devo dire che è riuscito male. Proprio perché tenta di intraprendere un discorso filosofico tramite un piccolo manuale di auto-aiuto e sopravvivenza, ingannando e deludendo i lettori.

La questione non è se sia o meno stato scritto con l’ai. Oggi esistono una miriade di libri scritti con ai e un proliferare di software, anche gratuiti, che ti dicono quanto c’è del tuo nella scrittura e quanto invece è scrittura automatica, con tanto di percentuali che sembrano dirti: amico qui risulta che sei ancora lontano, sei al 67% di scrittura ai, impegnati di più.

Ma voglio andare oltre l’operazione di marketing, la quale si concluderà probabilmente con un’altra miriade di articoli: “Ipnocrazia, la grande beffa” o titoloni di questo genere, che non faranno altro che fare ancora più promozione. Come quel finto esperimento di Berlino presente nel libretto. Su questo aspetto sto tentando di dirvi che vi dirò che ve l’avevo detto. Mi state seguendo?

La vera questione è che questo libro, proposto da Tlon che fa divulgazione filosofica, esplora elementi di filosofia della tecnica non presentando alcuna nota o commento a margine né la bibliografia finale. Inoltre affronta temi interessanti e veri, ma non offre una reale via d’uscita dall’ipnosi. È esso stesso un libro ipnotico.

Voglio andare oltre l’operazione di marketing per parlare dei contenuti del libro stesso.
Un libro che parla della manipolazione e della perdita dell’autonomia del pensiero, realizzato con la stessa tecnologia che, secondo il testo stesso, ci trasforma in vittime ipnotizzate. Il paradosso è troppo forte per essere ignorato: perché affidare la creazione di un’opera di critica a una macchina? È come se il messaggio si auto-annullasse, lasciando il lettore a chiedersi se la resistenza non debba iniziare proprio dal rifiuto di una tale complicità.

L’autore di Ipnocrazia proclama con tono quasi fiabesco che “la resistenza non è tanto smascherare le simulazioni ma nella capacità di generarle e abitarle come si abita un sogno“.

Una frase affascinante, ma che lascia il lettore sospeso tra l’idea di liberarsi dalla manipolazione e quella di abbracciare la stessa illusione, appunto rimanere sulla soglia.

Invece di proporre strumenti concreti per uscire dall’ipnosi digitale, il libro si limita a dire: “Svegliati, se te ne accorgi, sei già a metà strada!” – un consiglio tanto ironico quanto inutile, che, per non dire, rischia di autoingannare chi cerca davvero una via d’uscita.

È un po’ come dire: “Se ti rendi conto di essere bloccato nel traffico, il primo passo per uscirne è accorgerti che sei nel traffico”, sì ma il secondo passo qual è? ..non c’è!

Donc banalité!

Un libro che si limita a diagnosticare la malattia senza proporre una vera cura un vero rimedio non è un sogno ma un incubo.

Se Jianwei Xun avesse letto Bernard Stiegler in Pensare Curare avrebbe forse capito che la vera resistenza passa dal recuperare la capacità critica (quella vera, non quella a parole!) attraverso dei ragionamenti profondi, che la vera resistenza passa dall’impegnarsi in un dialogo profondo con la tradizione filosofica che lo ha preceduto, quindi banalmente avrebbe dovuto citare i suoi colleghi, anziché accontentarsi di slogan dal sapore di sogno lucido. Nell’attesa della gran promozione commerciale, del titolone che sbalordisce e fa incassare ancora più quattrini al libretto. Mi chiedo già da adesso questo incasso a chi sarà devoluto?

Volendo stringere: mentre Stiegler ci invita a curare il nostro pensiero per non lasciarlo automatizzare, Ipnocrazia rischia di trasformare la consapevolezza in un piacevole, ma inefficace manualetto di autodifesa digitale passiva.

E così, nella soglia tra ironia e serietà, la sfida rimane: riappropriamoci della nostra capacità di pensare e di agire, senza lasciarci ipnotizzare dalle simulazioni digitali.

Recuperiamo il fact-checking o il debunking, facciamolo giocando e facendo festa.

Meglio scegliere un avvenire incalcolabilmente gioioso che un divenire tristi e ipnotizzati .

Bisogna tornare a leggere libri veri.
Rimanendo su Stiegler, ad esempio, in Amare, Amarsi, Amarci l’autore pone la questione del narcisismo.

La violenza e l’insicurezza nelle quali viviamo, sfruttate fantasticamente al massimo grado, addirittura manipolate in maniera deliberata dipendono da una questione di narcisismo.”

Invito a leggerlo, è facile da leggere ma soprattutto, è un libro che ti permette di esplorare anche altri autori veri e interessanti e costruirti un vero pensiero critico fatto di percorsi di conoscenza che puoi scegliere tu, col tuo pensiero appunto, con la tua testa.

L’operazione di Ipnocrazia rischia di mettere in luce anche il problema vero del narcisismo, o meglio, dei disturbi legati a questa cosa che ci permette di fare l’amore. Quindi può anche essere un libretto pericoloso.

PS: giustamente, come mi fanno notare dal CC, “il rimanere sul piano dell’intellettualità, del leggere libri di filosofi come Stiegler, se lo si fa solo dalla propria stanza è più arido rispetto al confrontarsi collettivamente, per mettere sul terreno – ciascuno la propria pratica.”

Ecco perché il dialogo è ancora aperto e il libro ormai smascherato.

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