roppo spesso si pensa che un pronostico sia l’espressione di un pio desiderio. Ma non sempre è così: prevedere qualcosa non significa sperare che accada. In alcuni casi, al contrario, si tratta di un incubo e il pronostico mira ad aiutare gli altri a rendersi conto che un simile evento è probabile e a creare le condizioni per opporre resistenza: in questo caso, l’efficacia della previsione può essere misurata dalla sua capacità di stimolare una reazione volta a scongiurarlo. In altri, invece, è soltanto la previsione di una tendenza irresistibile. In altri ancora, è il preannuncio di un evento da lungo tempo atteso.
L’evoluzione dei rapporti sessuali e amorosi tra uomini e donne rientra in quest’ultima categoria: quella degli eventi possibili da prevedere, senza che vi sia bisogno di approvarli o disapprovarli. Previsioni possibili, che non sono mai state formulate però appropriatamente: sarebbe stato facile, un secolo fa, prevedere un’evoluzione tendenziale verso il divorzio, come pure la legalizzazione dell’omosessualità.
Questo perché entrambe le tendenze erano conseguenze naturali della diffusione della libertà individuale, che è il motore principale della storia, almeno fin dal XII secolo, in Europa. Ciò nonostante, nessuna delle due è stata descritta, alla fine del diciannovesimo secolo, come una di quelle previste per l’anno 2000. Dobbiamo perciò sforzarci di comprendere e prevedere le trasformazioni probabili nei rapporti tra uomini e donne nei prossimi 50 anni. Manterremo gli stessi modelli? Accetteremo nuovi modi di vita? Che altro si profilerà all’orizzonte oltre al matrimonio omosessuale?
Una tendenza è chiara: i rapporti saranno più brevi di quanto siano stati finora. Il matrimonio non sarà per sempre, come del resto non lo è già ora. L’evoluzione globale verso una maggiore libertà porterà, in questo come in altri campi, a una minore fedeltà. E a rapporti più precari.
Possiamo accettare più cambiamenti? A mio giudizio, sì: la società accetterà rapporti sessuali e affettivi multipli simultanei e trasparenti. Non già in sostituzione dell’istituto matrimoniale, bensì come un altro sistema di organizzazione della vita. Non per tutti, ma per alcuni. Non solo per gli uomini, ma anche per le donne. Non solo in alcune comunità evolute negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo, compresi alcuni Paesi cattolici come l’Italia. Ancora una volta, questo non è un auspicio, ma è soltanto una previsione.
Per capirlo, pensiamo innanzitutto ai rapporti tra gli uomini e gli oggetti, che hanno sempre comportato regole rigorose: per lungo tempo, in molte culture, solo alcuni uomini potevano essere considerati i proprietari delle terre, degli utensili, degli armenti, dei semi e degli attrezzi. Con l’andar del tempo, un maggior numero di uomini e poi, molto più tardi, donne e bambini hanno potuto godere infine di alcuni di questi diritti e ogni volta con regole ben precise riguardanti l’accesso, il trasferimento, lo scambio, il prestito e la vendita.
I rapporti con le persone hanno seguito la stessa tendenza, con un certo ritardo: gli uomini possedevano di solito le donne e potevano liberarsene come se fossero degli oggetti. Poi, quasi ovunque, le donne hanno acquisito alcuni diritti. Sulla propria persona. Sui propri figli. Sui propri mariti. E c’è un parallelo tra le relazioni con gli oggetti e quelle con le persone: le seconde seguono la stessa evoluzione delle prime, con un ritardo temporale.
Che cosa succederà se le abitudini sociali e sessuali dovessero continuare ad evolversi com’è avvenuto con la proprietà degli oggetti? Cosa accadrebbe se l’economia collaborativa dovesse dar vita all’amore collaborativo (come io penso che avverrà, non per mio desiderio, ma in base a una semplice intuizione del mondo che verrà, che lo si voglia accettare o meno)?
Ben presto gli oggetti non saranno più proprietà degli uomini, ma verranno noleggiati e condivisi dai consumatori, in funzione del loro uso. Lo si è visto chiaramente, ad esempio, per più di vent’anni, con la musica, attraverso i siti web “peer to peer” . O negli scambi tra amici. Oggi questo si verifica anche nel caso di scambi di case, mediante il sistema Airbnb, o altri siti web dove si possono scambiare appartamenti tra estranei, per vacanze o periodi più lunghi. Molti altri oggetti saranno quindi messi a disposizione da coloro che li possiedono: le automobili non verranno più noleggiate da apposite società, ma noleggeremo – come già avviene – quelle di altre persone, messe a disposizione da una piattaforma di servizi automobilistici.
E in un prossimo futuro, quando i veicoli saranno senza conducente, non ci sarà più alcun motivo per qualsiasi persona privata di possederne uno, dal momento che sarà sufficiente ordinarne uno, su richiesta. Le automobili inoltre non dovranno più essere parcheggiate e saranno utilizzate per tutto il tempo. Diventeranno di proprietà di aziende specializzate, per lo più ex-società di noleggio auto che forniranno questo servizio. Esattamente come la musica appartiene a piattaforme, dove viene messa a disposizione degli utenti.
Analogamente, l’energia prodotta da ciascuna persona, attraverso un’unità di produzione individuale, verrà messa in comune, vendendola, quando non se ne fa uso, ai vicini. Da questi inoltre prenderemo in prestito libri, quando scopriremo su un sito di scambio il contenuto della loro biblioteca, fornito da loro stessi. E se in prospettiva a nessuno verrà più assegnata una postazione fissa permanente in un ufficio, possiamo allora immaginare anche un mondo in cui nessuno sarà più proprietario della sua casa, ma avrà soltanto il diritto di utilizzarla per il tempo che ne avrà bisogno: questo già avviene per alcune seconde case, occupate da diverse persone o famiglie secondo un calendario prestabilito e sarà così anche l’abitazione principale.
L’economia verrà completamente trasformata da tutto questo. In un mondo collaborativo, verranno prodotte molte meno automobili e case, in modo completamente trasparente e sotto totale sorveglianza. Ma questo creerà un enorme potere d’acquisto da destinare a servizi sanitari, educativi e di intrattenimento.
La stessa tendenza è già in atto per gli esseri umani. Fortunatamente, nelle società moderne nessuno è il padrone della vita di nessun altro. Possiamo tuttavia prevedere che alcune persone condivideranno rapporti sessuali e/o amorosi con altre, maschi o femmine, che condividono gli stessi rapporti con altri: non siamo ancora arrivati a questo. Né forse ci arriveremo mai. I rapporti liberi rimangono marginali e non sono visti di buon occhio. Moltissime persone non saranno mai pronte ad assecondare una simile tendenza, che comporta la rinuncia a qualsiasi senso di proprietà sugli altri. Nella logica dell’economia collaborativa, possiamo tuttavia immaginare un mondo in cui chiunque sarà libero di avere, in modo del tutto trasparente, rapporti sessuali, amorosi o anche intimi con persone diverse dal proprio partner principale, consentendo anche a quello di turno di avere relazioni con altri, in piena consapevolezza, e senza alcun senso di «possesso».
Questo già avviene, clandestinamente, nel caso di molti adulti, e in modo aperto per molti giovani. Ed anche nella sfera propriamente affettiva: tutti accettiamo l’idea che dobbiamo amare ugualmente tutti i nostri figli o gli amici. Ma non accettiamo che si possa amare ugualmente più partner della nostra vita.
Ma questa tendenza sarà favorita dalla pratica di alcuni specifici social network (come Meetic, dove molte persone hanno rapporti virtuali con molte altre, senza alcun senso di possesso e neppure di esclusività, persino nel momento condiviso - che non sempre rimane virtuale...).
Questo potrebbe accadere, in un modo del tutto trasparente, nella società reale, da qui a 50 anni. Per le persone come per gli oggetti. E “l’amore collaborativo”» completerebbe così l’“economia collaborativa”. Ne deriverebbe un cambiamento talmente radicale e dirompente nel concetto di famiglia e nelle responsabilità educative dei figli che è difficile immaginare come potrebbero essere condivise senza importanti misure precauzionali.
Una simile prospettiva può apparire come un incubo; come la fine di ogni forma di civiltà. O come un nuovo livello di libertà individuale. Dopo tutto, un secolo fa, sarebbe stato difficile, per la stragrande maggioranza delle persone, accettare, la legalità delle relazioni omosessuali.
Pensando a tutto questo, sarebbe bene, anche se sembra impossibile o inaccettabile, sforzarsi di comprendere le dinamiche del mondo. Per guidarne l’evoluzione con gli occhi ben aperti.
traduzione di Mario Baccianini
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