Antropologia pubblica sperimentale, direi. Alice, studentessa italiana, laureanda in scienze della comunicazione a Verona, indossa un niqab e, normalmente, passeggia per Arzignano (VI). E osserva cosa le succede attorno. Esperimento anche di etologia umana, ossia osservare il comportamento dell’animale culturale Homo Sapiens Sapiens quando esposto ad uno stimolo simbolico-culturale decisamente diverso da quella tipicamente riscontrabile nel proprio ambiente.
L’iniziativa non è nuova nel modello generale, ma molto efficace per il tipo e la qualità di dati che si raccolgono. Espressioni facciali, imbarazzi, sospiri, dinamiche dello sguardo, frasi mozzate, insulti deliberati, reazioni di paura, di empatia, di forzata normalità…insomma, davanti al nuovo e al diversoHomo Sapiens Sapiens mostra tutta la gamma di reazioni possibili, a seconda ovviamente delle varie personalità, individualità, esperienze e aperture degli orizzonti.
Ricordo ricerche di chi impersonava un disabile in carrozzina per un giorno, chi un senza fissa dimora, chi un elemosinante…è un utile esperimento antropologico per indagare le reazioni delle persone nei confronti degli ultimi, degli emarginati, dei sofferenti, dei marginali, degli altri-da-noi. Ma in questo caso l’aspetto culturale del simbolismo è predominante. E’ un test, un reattivo, un pò come le macchie di Rorschach utilizzate in psicodiagnostica, solo che qui non abbiame macchie simmetriche ma esseri umani reali.
Alla fine, cosa è successo?
E’ successo che l’esperimento in ambiente naturale della innovativa laureanda sta generando un vivace dibattito nella comunità arzignanese, e sta facendo emergere spunti e stimoli molto interessanti per la ricerca. Ovviamente, le reazioni delle persone al mercato, in biblioteca, al supermercato sono le più diverse, ma davanti al niqab nessuno resta indifferente.
E’ un esperimento in vivo dell’incontro con un’alterità connotata in senso quasi antitetico rispetto alle usanze sia pratiche (l’abbigliamento) sia simboliche (il legame tra abbigliamento e alcune idee e credenze personali) tipiche del luogo. Spesso è questo secondo aspetto che disorienta maggiormente.
Tra le reazioni, c’è chi reagisce duramente e viene tacciato di razzismo, chi apprezza e incoraggia questi tipi di studi, chi usa parole dure contro queste tradizioni, chi si appella alla legge italiana che vieta il passeggiare a volto coperto…insomma, di tutto. Come era facile aspettarsi. Emerge, però, una sostanziale reazione emotiva e radicale che fa ancora capire quanto siano problematici i nodi tra individuo e società, tra spazio privato e pubblico, tra interiorità e esteriorità, tra libertà e normatività.
Sarebbe interessante, al di là di mille discussioni ideologiche e dogmatiche, che questi esperimenti continuassero e si diffondessero. Essendo queste questioni di antropologia pubblica, di vita quotidiana e della reale convivenza fianco a fianco tra persone diverse, sarebbe vitale poter riflettere su queste esperienze concrete. Fumose conferenze accademiche e sterili dibattiti televisivi con fazioni pre-formate aiutano infinitamente meno la maturazione di un’etica pubblica rispetto alla semplice dichiarazione di questa (metodologicamente) coraggiosa laureanda:
La mia non è una provocazione, ma una ricerca seria ed importante, per me come studentessa e per me anche come donna in quanto “essere sociale”. Sono rimasta stupita da alcune reazioni. Non mi aspettavo alcune parole… davvero di troppo. Chi ha criticato il mio esperimento non è persona stupida, ma persona che non conosce. Io non ho mai citato la religione nel mio esperimento, che ha a che fare con le tradizioni di una società lontana dalla nostra che desidero conoscere. Ho conosciuto molti musulmani prima di arrivare a questo e ancora il mio giudizio nei confronti di chi usa il niqab è sospeso
Su tutto, comunque, emerge la paura per ciò che non si conosce, che non si vede, che non si capisce. Legittimo. Speriamo che dopo l’esperimento Alice abbia modo di illustrare i risultati della propria tesi in sede pubblica ad Arzignano, e che il debriefing della cittadinanza (visto che erano tutti soggetti sperimentali) possa portare più conoscenza su vestizioni, credenze e usanze alternative alle nostre, vero antidoto contro ogni paura.
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