Luciano Gallino ci ha lasciato. E’ stato un grande e insuperabile maestro nella lotta al neoliberismo e nella promozione del pensiero critico.
Il giorno prima della sua scomparsa ho avuto modo di acquistare il suo ultimo libro: Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti. Vale la pena di riprodurre alcuni passi importanti della prefazione del libro, scritto con l’intento sacrosanto di fornire alle giovani generazioni strumenti di analisi e autonomia intellettuali per opporsi a un modo di gestire economia, politica e società che le sta maciullando e spingendo nel limbo dell’inazione e della mancanza di consapevolezza e identità.
Secondo Luciano Gallino, si registra, negli ultimi decenni, una grave sconfitta di due idee fondamentali, quella di uguaglianza e quella di pensiero critico: “Causa fondamentale della sconfitta dell’uguaglianza è stata, dagli anni Ottanta in poi, la doppia crisi, del capitalismo e del sistema ecologico, la prima strettamente collegata con la prima. La stessa crisi del capitalismo ha molte facce: l’incapacità di vender tutto quello che produce; la riduzione drastica dei produttori di beni e di servizi i quali abbiano un reale valore d’uso; il parallelo sviluppo del sistema finanziario al di la´di ogni limite, da utile ausiliare dell’economia produttiva a sfrontato padrone di ogni aspetto della vita sociale. A queste diverse facce della sua crisi il capitalismo ha reagito accrescendo lo sfruttamento irresponsabile dei sistemi che sostengono la vita – concetto che l’espressione “sistema ecologico” vuole riassumere – nonche’ ostacolando in tutti i modi gli interventi che sarebbe necessario adottare prima che sia troppo tardi. Il tutto con il ferreo sostegno di una ideologia, il neoliberalesimo, che riducendo tutto e tutti a mere macchine contabili da´corpo a una poverta´del pensiero e dell’azione politica quale non si era forse mai vista nella storia“.
Quanto al pensiero critico, Gallino si riferisce “a una corrente di pensiero che oltre al soggiacente ordine sociale mette in discussione le rappresentazioni della società diffuse dal sistema politico, dai principali attori economici, dalla cultura dominante nelle sue varie espressioni, dai media all’accademia. La tesi da cui tale corrente è (o era) animata è che le rappresentazioni della società predominanti in un paese distorcono la realtà al fine di legittimare l’ordine esistente a favore delle elite o classi che formano tra l’1 e il 10 per cento della popolazione“.
Esempi di questa diffusa stupidità abbondano sui giornali e in televisione e vengono ripetuti a macchinetta dagli sciocchi. Basti pensare all’idea “che abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi” o a quella che “il privato è più efficiente del pubblico” o tante altre.
Le teorie economiche neoliberali si fondano su questa stupidità diffusa: “Tali teorie non hanno previsto la crisi economica del 2008; non hanno avanzato una sola spiegazione decente delle sue cause; i loro modelli sono lontani anni luce dalla realtà dell’economia; hanno fatto passare il principio che bisogna salvare anzitutto le banche senza chiedere loro nulla (quanto ai cittadini, se la sbroglino); soprattutto hanno avallato l’idea che una crescita senza limiti dell’economia capitalistica sia possibile e desiderabile“.
La produzione libraria di Luciano è stata immensa e sempre utilissima. Dal suo Finanzkapitalismus trassi importanti spunti per il mio (e di altri) “Il diritto contro la crisi”. Sul pensiero di Luciano Gallino e sulla critica dei disastri del neoliberismo oggi portati avanti da Renzi e C. deve essere fondata ogni possibile alternativa nel nostro Paese, sia essa di sinistra, a Cinque Stelle, a righe o a pallini. Non è infatti possibile un’alternativa se non si demolisce a fondo, anche nei suoi presupposti ideologici, l’attuale sistema basato sui capisaldi tanto efficacemente criticati da Gallino.
Riposa in pace, Luciano. Ci impegniamo a combattere il sistema irrazionale e distruttivo che hai denunciato con lucidità e coerenza, costituendo un faro di luce intellettuale in un Paese dove abbondano i servi e i conformisti, fra i quali si contano molti cretini e qualche furbetto.
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