Prendi un’aula di scuola, mettici un gruppo di studenti e un insegnante volenteroso, sposta i banchi per creare delle isole di lavoro, aggiungici una buona dose di tecnologia e miscela il tutto dando spazio alle idee. Ecco la ricetta per una flipped classroom, una classe capovolta: ce ne sono 800 in tutta Italia e, lungi dall’essere una specialità per «smanettoni» di computer e Internet, rappresentano una novità didattica che si sta allargando a macchia d’olio, come ha dimostrato il primo meeting di pratiche didattiche capovolte che si è svolto venerdì scorso nell’Auditorium Massimo di Roma. Parola d’ordine: spazio agli studenti, che creano la lezione insieme al professore, lavorando e collaborando alle ricerche e all’approfondimento, e non restano immobili e annoiati ad ascoltare ore di monologhi. Straordinario a dirsi, difficile a farsi.
«Ma basta seguire qualche piccola regola - nega Maurizio Maglioni, fondatore dell’associazione Flipnet che coordina i docenti capovolti e li aiuta ad assimilare le pratiche per trasformare il modo di insegnare - Il primo passo è che non si danno compiti a casa: i compiti si fanno in classe, e sono più difficili proprio perché c’è la possibilità di approfondire gli argomenti insieme ai compagni e al docente. Poi si usa tablet e smartphone, per cercare quello che non si sa: anche questo è un esercizio che aiuta i ragazzi a focalizzare i temi e acquisire informazioni. Non ci sono interrogazioni o compiti in classe: la valutazione avviene tutti i giorni, e gli stessi ragazzi sanno autovalutarsi attraverso una check list di cose da fare: in base agli obiettivi che sono riusciti a raggiungere, tra quelli prefissati, potranno intuire il voto che avranno. Infine, la collaborazione: gli alunni vengono messi in coppia o in piccoli gruppi a lavorare, e questo permette loro di correggersi a vicenda e confrontarsi continuamente».
Il metodo? Rigoroso
Anarchia in classe? «Niente affatto: i tempi sono contingentatissimi, appena il prof entra in classe sorteggia i nomi per le coppie, poi assegna il compito poi c’è la valutazione collettiva ed eventualmente la parte orale di discussione. Tutto deve essere molto rigoroso, altrimenti si rischia di non riuscire a portare a casa il risultato». Ovvero: mediamente gli studenti delle flipped class sono più attenti, motivati e soprattutto hanno voti più alti di quelli tradizionali. Anche quelli con disabilità o i Bes (Bisogni educativi speciali): l’uso di filmati, la possibilità di lavorare insieme, aiuta infatti tantissimo l’inclusione e la partecipazione anche di chi ha qualche difficoltà. E non ci sono limiti alla fantasia: se il metodo è rigoroso, è poi il singolo insegnante a declinarlo a modo proprio, tenendo conto delle caratteristiche della propria classe e delle necessità di apprendimento.
10 ottobre 2016 (modifica il 10 ottobre 2016 | 09:23)
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