Dicono di essere felici (68%) ma grattando la patina dorata si scopre la paura per terrorismo (83%), guerre 8(1%) e disuguaglianze (69%); non vogliono diventare famosi (97%), pensano sia meglio impegnarsi per una società migliore (67%), e in percentuali tutte superiori al 70% credono nella parità tra i sessi e nei diritti civili, oltre che sostenere l’aborto sicuro e legale. È il ritratto inedito e per molti versi sorprendente che viene fuori da «La generazione Z: sondaggio della cittadinanza globale» ricerca a campione tra 20 mila ragazzi e ragazze di 20 Paesi dall’India all’Italia, Russia, Israele e Corea del Sud, tutti tra i 15 e 21 anni, realizzato da Varkys Foundation, organizzazione no profit nata per migliorare gli standard educativi dei bambini svantaggiati.
I ragazzi italiani detengono con francesi e turchi il primato (53%) del pessimismo per il futuro considerando il mondo «un posto che va peggiorando». E però sono tra i più aperti al mondo: i nostri figli pensano che il governo faccia troppo poco per risolvere la crisi dei rifugiati (57%), per il 38%, inoltre, andrebbe resa più semplice l’integrazione degli immigrati legali e sono gli unici a considerare una priorità viaggiare ed incontrare nuove persone come fattore chiave nella determinazione delle loro carriere.
In generale, nel mondo, i giovani adulti sono più inquieti degli adolescenti, le donne (56%) meno ottimiste degli uomini (62%), sono più felici le generazioni nuove nei paesi in crescita come l’Indonesia (90%), la Nigeria, (78%) e l’India (72%) di quelle nel vecchio continente (Italia 65%, Francia 68% e Inghilterra 67%). Il denaro, o meglio, la sua mancanza, è fonte di ansia per il 51%, il benessere psicofisico è percepito ottimale solo da un terzo con punte del 40% in Indonesia e del 38% in Israele.
Contrariamente alla narrazione mediatica che vuole la Generazione Z ripiegata sugli smartphone e solipsistica, l’impegno sociale è una priorità per il 67%, in Italia un quarto dei giovani pensa che una maggiore conoscenza su come partecipare li incoraggerebbe a dare di più. I genitori (89%), gli amici (78%) e gli insegnanti (70%) sono le fonti che influenzato i valori dei ragazzi: sotto un terzo si situano le celebrità e, dato su cui riflettere, appena al 17% i politici. Sarà anche per questa scarsa influenza della litigiosa e spesso pavida politica, che la gioventù mondiale, è favorevole ai matrimoni omosessuali (63% in media, 73 nel nostro Paese), alla parità tra uomo e donna (89% nel mondo, 93% in Italia) e uguali diritti per le persone transessuali (74%).
In 14 Paesi su 20 «la fine assoluta dei pregiudizi legati a razza, credo e sesso» è considerata «fattore decisivo all’unione dei popoli della terra». Divisi invece sulla libertà di espressione: solo la metà è favorevole a sostenerla sempre anche quando causa offesa anche alla religione (il 59% in Italia), con punte massime in Turchia (78%) mentre la difesa più blanda si rivela in Nigeria (35%) . Crescente e diffusa la secolarizzazione: per i due quinti degli intervistati (il 39%) la religione non ha alcun significato, per il 42% la fede religiosa è una parte importante della vita, percentuale cresce che moltissimo in Africa (77%), in Italia solo il 17% vi ripone la speranza del futuro.
Tuttavia, il 64% tra tutti, credenti compresi, ha amicizie strette con persone di religioni diverse dalla loro, solo il 17% considera l’appartenenza a una fede una discriminante per accedere relazioni personali. Vikas Pota, Amministratore Delegato della Varkey Foundation, promotore dell’inchiesta, afferma: «Si specula molto su questa prima generazione di ‘figli del digitale’ ma il sondaggio che li racconta ci mostra come, in un’epoca di movimenti nazionalisti e populisti che focalizzano sulle differenze tra i popoli, i giovani - qualsiasi sia la loro nazionalità o religione – condividono un’opinione del mondo considerevolmente simile». Il che ci fa sperare che siano decisamente migliori di noi per trovare soluzioni ai mille problemi che abbiamo lasciato loro.
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