Lo stipendio basso, prima di tutto, ma anche un lavoro male organizzato che influisce sulla qualità generale della vita. Per lanciare il nuovo e-book gratuito, "Qualità della vita in azienda, motivazione e welfare" (scaricabile a questolink), un'indagine che ha coinvolto un panel di dieci docenti universitari ha valutato il grado di soddisfazione dei lavoratori italiani sulla loro occupazione, intervistando un campione rappresentativo di 1200 persone tra i 18 e i 65 anni, e un monitorando online i principali social network, blog, forum e community,
Gli scontenti sono la maggioranza, soprattutto riguardo alla retribuzione, con il 56 per cento che lamenta uno stipendio troppo basso. È però alta anche la percentuale (48 per cento) di chi ritiene di avere orari troppo rigidi. Non stupisce che i lavoratori sottolineino questo aspetto, perché nei Paesi del Nord Europa, dove più si è fatto investito nelle motivazioni e nel benessere dei dipendenti, la possibilità di organizzare i propri orari è stata tra i primi interventi.
Al terzo posto, cioè per il 45 per cento degli intervistati, viene il disagio per un posto di lavoro poco salutare. Anche da questo punto di vista l'Italia è ben lontana, sia nel settore privato, sia in quello pubblico, dall'investire in ambienti che non siano soltanto rispettosi delle norme in materia di sicurezza del lavoro, ma che contribuiscano a creare un'atmosfera piacevole.
Soltanto al quarto posto la paura per l'incertezza dell'impiego: è infatti il 41 per cento tra il campione a indicare l'instabilità contrattuale come principale motivo di insoddisfazione. Seguono poi l'assenza di benefit (37 per cento), scarse opportunità di carriera (36), problemi nelle relazioni con colleghi e superiori (30), mancanza di riconoscimenti e promozioni (28), scarsa identificazione nel sistema organizzativo (24), automatizzazione e standardizzazione del mondo del lavoro che diventa meno appagante (23).
Donne e uomini hanno idee diverse su ciò che migliorerebbe la loro situazione lavorativa. Orari più flessibili e maggiori possibilità di part time sono le richieste più comuni tra le donne (63 per cento) seguiti con uno scarto minimo (62 per cento) da agevolazioni per servizi di asilo nido, baby sitting e servizi per sbrigare le faccende burocratiche, a riprova che oltre al lavoro dipendente sono soprattutto le donne a farsi carico dell'organizzazione della vita familiare. Gli uomini infatti chiedono come benefit soprattutto buoni pasto per un servizio di mensa attento alla salute alimentare (60 per cento) e un rimborso per il trasporto nel tragitto casa-lavoro (59).
Non a caso sono proprio le donne ad essere più insoddisfatte, il 72 per cento contro il 64 per cento degli uomini. Tra di loro la maggior parte ha un titolo di studio medio-alto (71 per cento) e un'età compresa tra i 31 e i 50 anni (79 per cento), mentre la percentuale scende al 65 per cento tra i 18 e i 30 anni e al 59 per cento tra gli over 50, a riprova di come, tra chi ha la fortuna di avere un impiego, siano i più giovani ad arrancare. Se la percentuale tocca livelli alti tra impiegati (75 per cento) e operai (73 per cento), il tasso di manager (38 per cento) e dirigenti (32 per cento) infelici è inferiore. Infine i dipendenti più insoddisfatti risiedono nel Mezzogiorno (78 per cento), al Centro (70) e al Nord (55).
I dati dell'indagine di Sodexo, azienda leader nei servizi per la qualità della vita e benefit aziendali, sono indicatori importanti di quanto cammino c'è da fare ancora in Italia per ottenere maggiore produttività e competitività nelle aziende. "La motivazione dei dipendenti ha un grande impatto sulle performance aziendale - spiega infatti Sergio Satriano, di Sodexo - La qualità della vita dipende sia da fattori materiali che rispondono alle esigenze fisiologiche, sia da fattori immateriali della sfera psicologica, legati a relazioni, autorealizzazione e benessere interiore. Quindi un piano di welfare porta vantaggi sia ai collaboratori, che avranno percezioni positive verso il lavoro e maggiore motivazione a perseguire gli obiettivi aziendali, sia all'organizzazione: infatti grazie alla legge di Bilancio 2017, le imprese, in particolare nel settore privato, possono disporre di diversi premi di produttività e maggiori vantaggio fiscali".
"Il concetto di sostenibilità aziendale dovrebbe essere tra le principali priorità delle imprese - afferma Lidia Greco, docente di Sociologia Economica e del Lavoro presso l'Università degli studi di Bari "Aldo Moro" - Pur ricercando il profitto, che è la loro ragione d'essere, le imprese devono essere impegnate verso i loro dipendenti, la comunità e l'ambiente in cui agiscono, in quanto determinanti per fattori quali performance, ricerca e innovazione, accettazione sociale e condivisione di problemi".
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