Macigni pesano da tempo sulle spalle di una generazione che ha contratti intermittenti, a chiamata, sempre e comunque a tempo, come se il futuro non gli appartenesse. Sfiduciati? Sì tant'è che molti si trasformano in neet (non lavorano non studiano) e soprattutto non mettono su famiglia. Perdenti se si confrontano con le generazioni che li hanno preceduti e con i coetanei di altri Paesi europei, dove la giovinezza non è una colpa, ma una risorsa. Sfiduciati dunque, ma scemi no, tant'è che la domanda che due giovani su tre si pongono è netta e precisa: cosa fai il governo per ridurre il livello abnorme di queste diseguaglianze? Perché non applica delle misure mirate a ridurle? Perché non si impegna a combattere la corruzione e a migliorare la scuola e l'accesso al lavoro? Domanda retorica, ma neanche, tanto perché finora di concreto hanno visto poco.
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Un esempio? Chi va in pensione oggi spesso ha un assegno più elevato di chi oggi lo sostituirà nello stesso lavoro.
Giovani sinonimo di discriminante. Sono 3 milioni in Italia i giovani neet tra i 18 e i 34 anni. "A questi si aggiungono i milioni di giovani che un lavoro ce l’hanno, ma con retribuzioni ridotte, disciplinato da formule contrattuali lontane dal lavoro standard – dice Elisa Bacciotti, direttrice del dipartimento Campagne di Oxfam Italia – siamo di fronte a un’intera generazione costretta a vivere al presente, su posizioni di difesa o di adattamento. L’azione istituzionale deve fare in modo che nel “conflitto distributivo” essere giovani cessi di essere una discriminante a sé”. Non una risorsa, un problema.
Le dinamiche ostili dell’attuale mercato occupazionale e il fallimento della scuola. Sono i regni del disorientamento. Quattro giovani su dieci ritengono di non possedere le informazioni sul mercato del lavoro necessarie per le scelte professionali o lavorative. La famosa domanda: "che faccio da grande? E il 61% dichiara che nei momenti fondamentali del proprio percorso formativo non è riuscito a ottenere un orientamento chiaro e informazioni sufficienti per compiere una scelta consapevole tra studio e lavoro. Insomma si arriva all'età adulta senza aver capito cosa conviene fare. Per il 58% dei giovani la scuola pubblica garantisce solo in parte e con livelli di qualità differenti l’uguaglianza di opportunità. Per 3 intervistati su 10 non vi riesce affatto. Un fallimento per chi l'ha frequentata.
Diseguaglianze in crescita negli ultimi 5 anni. I giovani sono anche consapevoli che si sia creato un un forte squilibrio nella distribuzione dei redditi in Italia, tant'è che il 72% si dice convinto che negli ultimi 5 anni le disuguaglianze nel nostro Paese siano aumentate. Dove? Nella distribuzione del reddito (82%) nelle opportunità di accesso al mercato del lavoro (70%), nelle differenti opportunità tra le aree del Paese (65%). E' in questo scenario, che 2 giovani su 3 vorrebbero che le politiche mirate a ridurre le disuguaglianze fossero materie prioritarie nell’agenda di governo. E fanno anche alcuni esempi: oltre il 70% dei giovani italiani chiede maggiore attenzione nella lotta all’evasione fiscale e nel contrasto alla corruzione. La maggioranza assoluta auspica inoltre politiche attive del lavoro e di orientamento più efficienti in seno al mondo scolastico, ma anche il salario minimo orario e maggiori tutele contrattuali.
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