Troppe donne sedute in cattedra e gli stereotipi di genere rischiano di protrarsi all'infinito. Ad affrontare la problematica dell'eccessiva femminilizzazione della carriera degli insegnanti sono stati Peter Birch e David Crosier, che sul sito specializzato in questioni educative della Commissione europea (Eurydice) hanno scritto un articolo dall'eloquente titolo: "Importa se gli uomini non insegnano?". L'Italia è uno dei Paesi europei con la maggiore presenza femminile tra i docenti e, a quanto pare, non si tratta semplicemente di una curiosità statistica. Ma questo squilibrio di genere a scuola avrebbe le sue controindicazioni. Anche se in tutti i Paesi, europei e no, l'insegnamento scolastico è prevalentemente appannaggio delle donne.
"L'assenza di insegnanti di sesso maschile nelle nostre scuole non è un nuovo problema", scrivono Birch e Crosier, "ma secondo gli ultimi dati Eurostat, solo il 15% degli insegnanti di scuola elementare in Europa sono uomini. E in futuro - continuano - questo squilibrio di genere si intensificherà con un numero inferiore di uomini che entrano nella professione". Ma perché avviene questo? Ci si devono aspettare ripercussioni negative? La prima osservazione è di natura puramente numerica. Nelle scuole dell'infanzia la presenza femminile è quasi un monopolio: secondo gli ultimi dati Ocse, il 97% in Europa e il 99% in Italia. Poi la percentuale di docenti donne decresce fino alle scuole medie superiori, dove si raggiunge una quota del 67% nell'Ue e del 69% nel Belpaese.
Ma all'università il trend si inverte bruscamente: tra il personale accademico, le donne rappresentano solo il 40% del totale, che scende ulteriormente al 25% ai livelli più alti. Sono i bassi livelli di remunerazione a fare fuggire dalla cattedra gli uomini e "vi è la convinzione diffusa che l'insegnamento offra scarse opportunità di sviluppo professionale". In più, secondo uno stereotipo piuttosto diffuso, gli uomini sarebbero meno adatti delle donne alle professioni di "cura" della persona: infermiere, maestro e assistente sociale. "Lo stereotipo secondo cui le professioni di "cura" sono più adatte alle donne - scrivono - è problematico per molte ragioni, ma soprattutto perché vige la presunzione che la cura sia basata sul genere". L'assenza maschile costituisce un problema per gli alunni?
"Alcuni commentatori - proseguono i due esperti - hanno collegato la mancanza di insegnanti di sesso maschile a un più alto tasso di abbandono precoce da parte dei maschi o all'aumento dei tassi di iscrizione delle ragazze nell'istruzione superiore. Molti affermano che la mancanza di modelli di ruolo maschili nelle scuole influisce sulle peggiori performance dei ragazzi". Ma non sembrano esserci evidenze scientifiche. È vero che in Italia i migliori risultati al diploma di terza media o alla maturità, così come nei test Invalsi, sono centrati dalle ragazze. E che la partita delle bocciature e dell'abbandono scolastico, alle superiori, sia prevalentemente al maschile. Ma l'ipotesi che le due cose siano collegate direttamente è ancora tutta da dimostrare.
Piuttosto, a preoccupare i due autori è il messaggio che ricevono gli alunni da una presenza di genere così marcata in tutti i livelli scolastici. "L'assenza di insegnanti maschi a scuola rafforza e perpetua gli stereotipi problematici su donne e uomini. Così gli studenti apprendono attraverso l'esperienza diretta che il mercato del lavoro segrega gli esseri umani per genere, considera le donne come "assistenti" più idonee rispetto agli uomini e finiscono per non considerare la professione dell'insegnante". "Come trasmettiamo il messaggio - si chiedono Birch e Crosier - che anche gli studenti maschi possono sviluppare le abilità e le conoscenze per riformare e superare questa disuguaglianza, mentre imparano in un ambiente che è l'incarnazione di tale iniquità?".
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