Caro Aldo,
ormai le polemiche si scaricano a valanga sulla moralità dei giornalisti e sul ruolo della borghesia. Sul ruolo della borghesia, credo si possa convenire che la rivoluzione francese, l’unità di Italia e la dittatura fascista (tre esempi di svolte epocali) furono sostenute e realizzate soprattutto dalla borghesia di quei tempi e non dalla «plebe» operaia e contadina che riusciva a malapena a sopravvivere. Opinione rigettata da certi ministri? Ma quei trentenni al governo che oggi guadagnano oltre 10.000 euro al mese li dobbiamo definire esempi di ceto popolare o di nuovo ceto medio arricchitosi col cambiamento? Mi piacerebbe sapere che cosa pensa lei in merito.
Angelo Tirelli, Milano
ormai le polemiche si scaricano a valanga sulla moralità dei giornalisti e sul ruolo della borghesia. Sul ruolo della borghesia, credo si possa convenire che la rivoluzione francese, l’unità di Italia e la dittatura fascista (tre esempi di svolte epocali) furono sostenute e realizzate soprattutto dalla borghesia di quei tempi e non dalla «plebe» operaia e contadina che riusciva a malapena a sopravvivere. Opinione rigettata da certi ministri? Ma quei trentenni al governo che oggi guadagnano oltre 10.000 euro al mese li dobbiamo definire esempi di ceto popolare o di nuovo ceto medio arricchitosi col cambiamento? Mi piacerebbe sapere che cosa pensa lei in merito.
Angelo Tirelli, Milano
Caro Angelo,
C redo che «borghesia» sia una parola da rivalutare, e non solo perché Grillo — un borghese, tra l’altro — l’ha usata come un insulto per definire la piazza di Torino. «Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi» gridavano i giovani contestatori del lungo Sessantotto italiano, prima di diventare borghesi loro stessi. Ai ribelli del Maggio francese Eugène Ionesco ripeteva: «Diventerete tutti notai!». Il borghese fu la testata scelta da Leo Longanesi, come sfida all’Italia del dopoguerra, in cui non si riconosceva (all’inizio vi scrivevano Montanelli, Prezzolini, Savinio; il resto è un’altra storia). Il borghese si intitola l’autobiografia di Vittorio Feltri. Ora «borghese» è diventato un termine spregiativo da opporre al «popolo». «Manovra del popolo» dicono i grillini, forse senza rendersi conto di essere ridicoli.
Da ragazzo non amavo la piccola borghesia, da cui provengo. Con il tempo mi sono reso conto che rappresenta l’ossatura del Paese. Commercianti, artigiani, impiegati, funzionari. Piccoli produttori, dirigenti di piccole imprese, direttori di piccole filiali bancarie. Gente lasciata spesso senza rappresentanza. Spremuta dal fisco e dalla burocrazia; perché in Italia chi produce si trascina faticosamente dietro almeno due persone aggrappate che campano del suo lavoro. Adesso, ad esempio, chi volete che paghi il reddito di cittadinanza agli assistiti e a chi lavora in nero? I veri ricchi con i soldi all’estero? Le multinazionali con sede alle Cayman? Ma no: lo pagherà la piccola e media borghesia. Almeno rispettatela.
C redo che «borghesia» sia una parola da rivalutare, e non solo perché Grillo — un borghese, tra l’altro — l’ha usata come un insulto per definire la piazza di Torino. «Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi» gridavano i giovani contestatori del lungo Sessantotto italiano, prima di diventare borghesi loro stessi. Ai ribelli del Maggio francese Eugène Ionesco ripeteva: «Diventerete tutti notai!». Il borghese fu la testata scelta da Leo Longanesi, come sfida all’Italia del dopoguerra, in cui non si riconosceva (all’inizio vi scrivevano Montanelli, Prezzolini, Savinio; il resto è un’altra storia). Il borghese si intitola l’autobiografia di Vittorio Feltri. Ora «borghese» è diventato un termine spregiativo da opporre al «popolo». «Manovra del popolo» dicono i grillini, forse senza rendersi conto di essere ridicoli.
Da ragazzo non amavo la piccola borghesia, da cui provengo. Con il tempo mi sono reso conto che rappresenta l’ossatura del Paese. Commercianti, artigiani, impiegati, funzionari. Piccoli produttori, dirigenti di piccole imprese, direttori di piccole filiali bancarie. Gente lasciata spesso senza rappresentanza. Spremuta dal fisco e dalla burocrazia; perché in Italia chi produce si trascina faticosamente dietro almeno due persone aggrappate che campano del suo lavoro. Adesso, ad esempio, chi volete che paghi il reddito di cittadinanza agli assistiti e a chi lavora in nero? I veri ricchi con i soldi all’estero? Le multinazionali con sede alle Cayman? Ma no: lo pagherà la piccola e media borghesia. Almeno rispettatela.
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