giovedì 26 novembre 2020

MARADONA NELLA SOCIETA' DELL'ECCESSO. F. BUFI, Maradona morto: quella foto nella vasca dei boss, la coca, l’arresto. Chi si prese cura di lui fu Castro, CORRIERE.IT, 26 novembre 2020

 E adesso che alla sua vita sempre fuori controllo ha pagato il conto definitivo, adesso che nessuno può più rimproverargli né rinfacciargli nulla, adesso che è precipitato in quel buio già tante volte scansato per un amen, tutto torna ad appartenere ai ricordi. Racchiusi in album azzurri e biancocelesti, ma anche in un album nero che forse è pure quello più doppio. Perché troppe volte Diego ha sfidato la vita e il destino. E ora che quelle sfide lo hanno portato dove non si torna indietro, conviene sfogliarlo l’album nero, senza paura. Perché lui paura non ne ha mai avuta.




Vasca a forma di ostrica

La foto di copertina è sempre la stessa: lui nella vasca a forma di ostrica insieme con i fratelli Giuliano di Forcella, che negli anni Ottanta erano i veri padroni della Napoli criminale. Maradona non l’ha mai negata quella frequentazione. I Giuliano volevano che l’altro re di Napoli, quello di tutta Napoli, sedesse al loro fianco. Avevano donne e cocaina da offrirgli e furono forse i primi a capire che Diego Armando Maradona era un uomo fragile. Scaltro, intelligente, geniale. Ma fragile. Uno che si lasciava imprigionare. Forse per generosità, oppure per coraggio o anche solo per superficialità. I Giuliano se ne approfittarono e Diego approfittò della loro cocaina e delle donne che una signora del giro gli trovava anche alle 3 del mattino, se lui lo chiedeva.

Le donne

Quello fu certo l’incontro peggiore che Maradona fece nei suoi anni napoletani. Gli anni in cui concepì anche il primo figlio, con Cristiana Sinagra, una ragazza incontrata in discoteca. Per riconoscerlo, però, impiegò 17 anni, quando finalmente accettò di incontrare quel ragazzo che la mamma aveva battezzato Diego Armando jr. Con Cristiana forse non fu una storia d’amore, ma nemmeno una storia nera. Altre ne sarebbero venute dopo aver lasciato Napoli, dove si è trascinato per anni un’accusa (infondata) di evasione fiscale, il ritiro dal calcio e il ritorno in Argentina. C’è un’altra immagine difficile da dimenticare. Diego che esce tra due poliziotti dalla casa del cognato a Buenos Aires. È l’aprile del 1991: lo arrestano perché in quella casa la polizia trova droga e trova lui. Non ci sono narcos ma c’è Maradona, e la notizia fa il giro del mondo, come se fosse stato preso el Chapo. Invece Diego resterà detenuto solo 48 ore. Ma quella vicenda conferma che è ancora vittima della cocaina, e intorno a lui non c’è nessuno in grado di aiutarlo. Ci sono giovanissime e bellissime fidanzate cone le quali spesso finisce male. E ci saranno quelli che di mestiere fanno l’entourage di Maradona, cioè campano con i suoi soldi. Ma il primo a prendersi veramente cura di lui è un uomo che appartiene alla storia del mondo: Fidel Castro. Il Lider maximo accoglie il Pibe de oro a Cuba 2000, dopo che Diego ha avuto l’ennesima crisi dovuta all’abuso di coca. Fidel gli assicura le cure di cui ha bisogno e Diego finalmente si disintossica davvero. Avrà altri te figli. Ma è un uomo diverso quello che torna in Argentina e per prima cosa va a farsi tatuare sul polpaccio il volto del suo amico cubano, morto tra l’altro anche lui un 25 novembre, quell

Gli ultimi eccessi

Gli eccessi sembrano passati, ma l’estate scorsa sui social compare un video: lui che balla goffamente. È grasso, spettinato, la barba incolta. Indossa una t-shirt e pantaloncini che gli scendono e scoprono il sedere. È chiaro che di nuovo non sta bene. «Ha sostituito la droga con l’alcol», dirà il suo medico. E forse questo gli ha finito di devastare il cuore. Che non era nero, era grande. Ma non gli è servito a non farsi del male.o del 2016.


Nessun commento:

Posta un commento