Si va online per un aggiornamento sulla drammatica situazione in Ucraina, e – di notizia in notizia, di commento in commento – si finisce per passare ore e ore con gli occhi incollati allo schermo del Pc o dello smartphone, e con l’animo abbattuto dalla ferocia della guerra e dal senso di impotenza per un mondo che sembra lanciato su una spirale al di fuori di ogni controllo. La dipendenza dalle news catastrofiche ha un nome preciso: doomscrolling. È traducibile come “scrolling (ovvero scorrimento del flusso di notizie) apocalittico”, ed è un fenomeno diventato di massa allo scoppio della pandemia, quando la persona media, alle prese con un nemico invisibile e letale di cui ignorava praticamente tutto, si trovava costretta, per massimizzare le proprie probabilità di salvarsi dal contagio, a compulsare tutte le notizie e le scoperte sul virus, le sue modalità di diffusione e i suoi effetti. Quando allo stress da pandemia, seppure ormai in parte mitigato dall’abitudine, si aggiunge il nuovo stress da conflitto militare con annessa minaccia di terza guerra mondiale, aumenta il rischio di sviluppare per il doomscrolling quella che è una vera e propria dipendenza, secondo esperti come la psichiatra Anna Lembke, direttrice del centro per la cura delle dipendenze della Stanford University School of Medicine.