Quasi 200 arresti in nove Paesi europei, decine di omicidi sventati, vite salvate, adolescenti sottratti a un destino di violenza. Già i numeri in sé dell'Operazione Grimm, appena conclusa, raccontano un fenomeno sconvolgente, anche perché coinvolge minorenni reclutati online, con un processo che diremmo di «gamification», come manovalanza per reati gravissimi, omicidi inclusi. Ma le storie che stanno dietro l'indagine dell'Europol raccontano realtà ancora più sconvolgenti, che meritano un racconto.
L’epidemia di violenza che ha portato all'indagine ha avuto come epicentro la Svezia e si è estesa a quasi tutta Europa: vittime e carnefici sono per lo più minorenni. Ragazzi ma anche ragazze: secondo quanto riporta Cbs, i procuratori svedesi sono preoccupati della spontaneità con cui le ragazze si offrono come vere e proprie sicarie nelle guerre tra bande. Sono così motivate da voler dimostrarsi «più letali» dei “colleghi” maschi, per ottenere il «lavoro».
L'impegno delle ragazze minorenni
Il procuratore di Stoccolma, Ida Arnell, ha riferito all'agenzia Afp di essersi occupata di un caso di una ragazza di 15 anni «reclutata per sparare a qualcuno alla testa». Non solo: «Poteva scegliere il tipo di missione che desiderava, ovvero mirare alla porta del tizio o alla sua testa. Ha scelto la testa». La ragazza è stata arrestata insieme ad un complice di 17 anni, con cui ha sparato più colpi verso la vittima, colpita al collo, stomaco e gambe.
«Le ragazze vengono spesso identificate come vittime, ma la loro partecipazione agli ambienti criminali è molto più diffusa di quanto abbiamo a lungo pensato» ha dichiarato lo scorso aprile il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strömmer. «I preconcetti sul ruolo delle donne e delle ragazze nella criminalità comportano il rischio che non vengano viste né come criminali né come persone bisognose di aiuto», si legge sulla Cbs.
Nel 2024 sono state 280 le ragazze tra i 15 e i 17 anni accusate di omicidio, omicidio colposo e altri crimini gravi di natura violenta. Tuttavia, non è chiaro quante di queste fossero effettivamente legate alla criminalità organizzata. Numeri che non sorprendono la stessa Svezia: il ruolo delle giovani donne in queste attività è stato a lungo sottovalutato, con le reti criminali che hanno approfittato di questa lacuna.
Più in generale, secondo la polizia svedese, nel 2025 (dato aggiornato al 2 dicembre), 318 ragazzi di età compresa tra 13 e 17 anni erano sospettati di episodi di violenza in ambienti criminali. «Ciò corrisponde a un aumento di poco più del 60%» afferma la polizia. Alcuni minori risultano più vulnerabili di altri. È il caso di bambini con disturbi neuropsichiatrici, difficoltà cognitive o storie familiari fragili. Anche i ragazzi collocati nei centri residenziali statali (SIS) o negli HVB-hem (Hem för Vård eller Boende) ovvero strutture residenziali in Svezia che offrono assistenza, supporto e trattamento a bambini, giovani, adulti e famiglie con bisogni specifici. Questi ultimi vengono individuati dai gruppi criminali come bersagli facili. L’assenza di reti protettive coese aumenta la velocità con cui i gang riescono a ottenere fiducia o obbedienza.
Il fenomeno
Un fenomeno, quello svedese, emerso negli ultimi tempi, ma che Stoccolma combatte da anni, con leggi che continuano a cambiare con l’abbassarsi dell’età media dei sicari. Non si combatte con la violenza, ma con campagne informative nelle scuole, nella prevenzione, con le attività di comunicazione da parte delle istituzioni. Il capo della polizia nazionale svedese, Petra Lundh, ha dichiarato che ragazzi di 12, 13 e 14 anni svolgono «lavori orribili e violenti» e vengono considerati «lavori extra». Lundh ha affermato che «gli incarichi vengono resi pubblici in modo del tutto trasparente sui mercati digitali. La criminalità è spesso gestita da bande criminali che si trovano all'estero».
I bambini vengono adescati su TikTok, Instagram, Snapchat per poi essere convinti a spostarsi su Telegram e Signal. In questi spazi vengono illustrate le «missioni», in una logica non lontana da quella di un videogioco d'azione. Con la differenza che non è un gioco: dalle uccisioni, al trasporto di armi, dall'incendiare case al far saltare in aria cancelli o auto, sino alle istruzioni per reclutare altri minorenni. I criminali, per convincere i ragazzi a portare a termine gli incarichi, minacciano i ragazzi di violenza anche nei confronti dei parenti. Per evitare che sfuggano alle missioni, chiedono di fotografare i propri documenti di identità.
Per procedere alla missione, al bambino o alla bambina viene fornito un indirizzo per reperire materiale, a volte esplosivo. I mandanti risiedono perlopiù all’estero. Lo scorso febbraio, Il primo ministro Kristersson ha affermato che la Svezia sta collaborando con paesi come Turchia, Iran, Iraq ed Emirati Arabi Uniti per ottenere l'estradizione dei capi delle gang che risiedono lì.
Le esplosioni
E a proposito di esplosioni (esiste un sito che le monitora) negli ultimi mesi c’è stato un aumento. Sono in particolare concentrate nel sud della Svezia. Lo scorso 21 novembre un bambino di 13 anni ha fatto esplodere un cancello di una abitazione con una granata ed è stato arrestato poco dopo la deflagrazione. «Durante il mese di gennaio, si è verificata una media di un'esplosione al giorno» ha affermato il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strömmer. Poche settimane prima, due ragazzi minori di quindici anni, hanno fatto esplodere un altro cancello.
Il tredicenne del caso precedente non è stato arrestato per la sua età, ma è in attesa di essere consegnato ai servizi sociali. A fine novembre, un altro ragazzo di 15 anni è stato arrestato per un’altra esplosione per ricatto.
I casi in Francia: il tassista ucciso
Ma non è solo un fenomeno svedese. A Marsiglia, in Francia, nell’ottobre del 2024 Daniel Barrionuevo, avvocato del foro di Aix-en-Provence, ha affermato che «il 60% degli accusati di omicidio e tentato omicidio sono minorenni». Questo perché si tratta «di una fascia demografica che può essere sfruttata a un costo inferiore e che non pensa troppo prima di agire”. Inoltre, «se un adulto può ricevere 30 anni di carcere per omicidio, un minorenne verrebbe condannato a 15 anni per lo stesso reato».
Ismaël Cousin, ex agente di polizia giudiziaria e fondatore dell'associazione Action Bomaye di Marsiglia, ha affermato che «quello che stiamo vedendo è che i giovani coinvolti in queste reti stanno diventando sempre più giovani; possono avere 11 o 12 anni. Sta facendo notizia, e si tratta di giovani che non provengono dalla zona». E ancora: «La violenza viene banalizzata da ciò che vedono sui social media e dalla musica che ascoltano. I giovani vengono reclutati attraverso i social e, quando arrivano, vengono pagati, ma se vengono arrestati, cosa che accade spesso, devono restituire i soldi persi. Finiscono indebitati con la rete, costretti a lavorare per ripagarli e intrappolati».
Le dichiarazioni di Barrionuevo e Cousin arrivano successivamente a due crimini violenti collegati tra loro a Marsiglia. Un ragazzo di 15 anni, per vendicare la morte di un coetaneo accoltellato e arso vivo, si è recato sul posto per una ritorsione ad una gang rivale, salvo poi uccidere un innocente, Nessim Ramdane, un tassista padre di famiglia, perché si è rifiutato di aspettare in auto che i due passeggeri portassero a termine la missione. L’uomo è stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Il ragazzo è stato poi arrestato, tradito dallo stesso mandante, un uomo già in carcere e che ha aiutato l'autore del crimine a pianificare il tutto. Il motivo per cui lo ha denunciato e tradito? Perché «non ha portato a termine il lavoro».
In Germania
Lo scorso giugno la Global Initiative against transnational organized crime ha affermato che un fenomeno di questo tipo è avvenuto in Germania quando a gennaio un quindicenne ha sparato ad un pregiudicato russo di 49 anni all’interno di un ristorante turco. La vittima (ferita) ha poi rincorso con altri commensali il giovane che ha sparato e lo hanno colpito a loro volta con armi da fuoco. Nessuno è rimasto ucciso ed entrambi sono stati arrestati. Anche il quindicenne faceva parte dei giovani sicari assoldati tramite i social e le app di messaggistica.
In Belgio, Regno Unito e Spagna
Un minorenne belga è invece stato arrestato lo scorso giugno a Gand per il coinvolgimento in un omicidio avvenuto nel sud della Spagna. Secondo quanto si apprende, il ragazzo, minorenne all’epoca dell’omicidio, ha ucciso a colpi d’arma da fuoco un olandese di 25 anni nel dicembre 2024. Il caso è stato chiuso con l’arresto di sei persone e l’uccisione di una settima. I numeri sono inquietanti: secondo l’organizzazione, il 65% degli arrestati per traffico di droga a Bruxelles sono minorenni. Nel Regno Unito, bande e reti hanno reclutato bambini di appena sette anni per fungere da corrieri della droga. A Madrid si stima che le bande latinoamericane hanno circa 1.700 minorenni nelle loro fila.
I dati incoraggianti
Ma se è vero che sembra una crisi senza fine, ci sono anche dati incoraggianti, grazie alle campagne di prevenzione e agli interventi organizzati tra comuni, associazioni e istituti scolastici. Oltre all’arresto di 200 persone annunciato nei giorni scorsi da Europol, la polizia ha ricevuto un numero elevato di telefonate da parte di genitori e tutori che hanno scoperto piani criminali dei figli dai propri dispositivi, in particolare esplosioni pianificate, incendi, o in seguito al ritrovamento di armi.
I centri operativi della polizia hanno segnalato un aumento delle richieste di aiuto del 40% nell’ultimo trimestre. «È positivo e dimostra che stiamo diffondendo i nostri messaggi, tra le altre cose, attraverso campagne ricorrenti sui social media su piattaforme in cui sono presenti bambini e ragazzi», ha affermato Dan Windt, coordinatore operativo presso il centro operativo nazionale della polizia. Nelle prossime settimane nuove campagne social sono in programma per la prevenzione e saranno trasmesse al cinema, sui canali social e così via. «Solo nel mese di novembre sono stati prevenuti circa 20 crimini violenti».
A confermare l’inversione di tendenza, l’associazione Bris per i diritti dei bambini, come riporta lo Sweden Herald, ha riscontrato un aumento delle richieste d’aiuto da parte dei bambini che desiderano lasciare le gang. Se le chiamate erano 260 in totale nel 2023, in un dato fornito quest’oggi, nel 2024 erano 441 e a fine novembre 2025 in totale erano 354. «L'anno scorso abbiamo avuto poco più di 64.000 contatti. Quindi non si tratta di una categoria di conversazione molto ampia su Bris. Ma si tratta comunque di un numero relativamente elevato di giovani in relazione a quanti giovani sono effettivamente coinvolti in reati e hanno meno di 18 anni» hanno affermato dall'associazione.
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