In questi giorni si è parlato molto dell'istruzione parentale, cioè della scelta dei genitori di assumersi la responsabilità di istruire i minori in ambito domestico, senza quindi iscriverli a un istituto tradizionale. Le famiglie che prendono questa decisione devono informare la scuola più vicina e far sostenere ai bambini degli esami annuali per verificare che tutto sta avvenendo in maniera corretta.
L'istruzione può essere affidata ai genitori stessi oa insegnanti privati: in entrambi i casi, prima della fine dell'anno scolastico (intorno al 30 giugno), sarà compito della scuola verificare che siano stati raggiunti i livelli di istruzione previsti dal ministero dell'Istruzione. Secondo l'articolo 34 della Costituzione, chiunque può prendere la strada dell'istruzione parentale, che risulta essere un'alternativa legale all'istruzione classica, ma scuola e dirigente scolastico dovranno essere ligi e controllare periodicamente lo status degli insegnamenti.
Dell'homeschooling si è parlato sempre di più dopo la pandemia e negli ultimi giorni si sono aperti diversi dibattiti per il caso della famiglia “nel bosco” di Palmoli , in provincia di Chieti. In Italia molte famiglie adottano questa scelta, negli ultimi anni sono almeno 16mila i minori che studiano in casa, e questa metodologia è molto diffusa in tutto il mondo. Nel Regno Unito, per esempio, nell'anno scolastico 2023-2024 i bambini che studiavano a casa erano oltre 60mila.
Nella nostra newsletter sulla scuola, Tempo Pieno , abbiamo chiesto ai nostri lettori e alle nostre lettrici cosa pensano riguardo all'istruzione parentale: è uno strumento educativo efficace per favorire il pieno sviluppo della persona? Ecco cosa ci hanno risposto.
Capacità di relazionarsi con gli altri
Oltre la metà dei lettori che hanno risposto al nostro sondaggio pensa che l'istruzione parentale sia uno strumento educativo che rischia di isolare i minori, di renderli meno visibili, sia alle istituzioni che agli altri e di rendere molto complicata per loro la possibilità di relazionarsi. «Soprattutto manca il confronto con le diversità per il formarsi delle proprie idee. Per crescere come persona critica», commenta un utente.
Un altro utente ritiene importante sottolineare che ognuno ha dei ruoli e che questi vanno rispettati. I genitori hanno un ruolo diverso da quello della scuola, che «serve a istruire ea dare ai ragazzi gli strumenti per inserirsi nel mondo».
Secondo altri utenti invece la scuola è quel luogo in cui formarsi culturalmente, ma anche il luogo utile al confronto con i prossimi. Questo renderebbe l'esperienza scolastica unica e fondamentale per imparare a vivere in comunità. «Un laboratorio di crescita culturale e sociale necessario per preparare», aggiunge un lettore, che sottolinea che nonostante il mondo scolastico non sia perfetto, «prepara alla realtà».
C'è chi poi pone l'accento sulla scuola come momento di dialogo anche tra compagni e docenti: «La scuola non è solo istruzione, ma anche sperimentazione di dialogo con coetanei e insegnanti».
Le alternative che tutelano la socialità
Alcuni lettori hanno dimostrato di avere poca fiducia nel sistema scolastico pubblico, considerandolo «inefficace e inefficiente». Esistono altre forme organizzative per l’istruzione come «forme parentali che tutelano la socialità, ad esempio associazioni cui delegare la formazione». Questa è considerata da molti una valida alternativa, quando i genitori hanno tempo e soluzioni adeguate.
In alcuni casi vengono organizzati dei gruppi di studio di circa cinque o sei bambini, «scuole parentali condivise da più famiglie dove il numero di bambini sia almeno 5», ci informa un lettore.
Quando l’istruzione a casa diventa necessaria
Alcune persone ci hanno fatto presente casi in cui i minori non hanno la possibilità di andare a scuola come quelli «affetti da patologie a cui viene sconsigliata la frequenza di ambienti affollati (per esempio l’immunodepressione da chemioterapia)». In altri casi, invece, ci sono famiglie che vivono in luoghi particolari, «per esempio le isole», rendendo più complicato il raggiungimento degli istituti.
La didattica a distanza potrebbe essere una soluzione, dice un utente, ma non a lungo termine, l’istruzione parentale risulta essere più completa.
GLI ALTRI SONDAGGI
La scorsa settimana, abbiamo chiesto ai nostri lettori e alle nostre lettrici cosa ne pensano e quale sia il loro rapporto con la cucina, se la si vive come stanza o come come luogo dell'anima . Per molti lettori la cucina è un luogo in cui vivono molti ricordi, per altri invece è il luogo in cui preparare buoni pasti.
In precedenza abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa pensavano della distinzione tra i movimenti di piazza e la bolla dei social e se, alla luce del contenuto dei messaggi , se prevale il diritto di venire a conoscenza degli scambi privati di personaggi pubblici o il diritto alla riservatezza delle attiviste. La maggior parte degli utenti ritiene che la tutela della privacy rimanga fondamentale e si è dimostrata d'accordo con il contenuto dell'editoriale di Serughetti.
In precedenza abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa pensavano dell'utilizzo dei metal detector nelle scuole e se sia necessaria per garantire la sicurezza nelle classi . La maggior parte degli utenti è stata critica, sostenendo che l'educazione emotiva, la prevenzione del bullismo e una maggiore formazione dei docenti sono strumenti più appropriati ed efficienti
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