Inutile incolpare i geni, il destino di ciascuno di noi è nelle nostre mani. Per dipanare il dilemma se la longevità sia determinata dal Dna o dallo stile di vita, i ricercatori di Oxford hanno fatto ricorso a uno dei tesori di dati più ricchi del mondo. La Uk Biobank contiene le informazioni sulla salute di mezzo milione di cittadini inglesi, aggiornate anche per decenni di seguito, incluse le abitudini alimentari, di sonno e di attività fisica, le malattie dell’infanzia, le condizioni socioeconomiche, quelle familiari e, per i più sfortunati, le cause di morte.
L’orologio dell’invecchiamento
Per ciascuno dei 500mila individui censiti i ricercatori hanno tracciato il profilo del rischio di ammalarsi, condizionato dai geni da una parte e da 164 fra fattori ambientali e stili di vita dall’altra: dal fumo alla convivenza con un partner, dal peso all’età di 10 anni all’uso di apparecchi elettronici. In un decimo del campione è stato fatto un ulteriore raffronto, l’analisi del cosiddetto “orologio dell’invecchiamento”. Si tratta di un test del sangue messo a punto a Oxford, che analizza 204 proteine e misura lo stato di usura dei vari organi prima ancora che mostrino sintomi di malattia.
Il confronto tra geni, stili di vita e livello di usura degli organi ha permesso di tracciare il quadro più vasto e complesso mai realizzato finora su cosa ci fa invecchiare di più, pubblicato su Nature Medicine. Abitudini e ambiente, è emerso, sono preponderanti rispetto all’eredità genetica. Influenzano la durata della vita del 17%, mentre il Dna si limita al 2%.
Le cause della longevità
Il fattore che più incide sulla longevità è il fumo, legato all’insorgere di 21 delle 22 malattie prese in esame a Oxford. Al secondo posto ci sono condizioni socioeconomiche come il possedere una casa, alloggiare in affitto o dover pagare un mutuo, avere un contratto di lavoro stabile, vivere in condizioni di povertà.
L’effetto sulla salute di queste variabili che sembrano ricadere più nel campo dell’economia che in quello della medicina è invece molto grande e riguarda 19 malattie. L’attività fisica moderata è al terzo posto e può prevenire 17 malattie. Lo sport ad alta intensità produce invece l’effetto contrario, causando stress ossidativo nelle cellule e accelerando l’invecchiamento.
Non sono solo gli stili di vita attuali ad allungare o accorciare la vita. L’impronta dell’infanzia si fa sentire anche parecchi decenni più tardi. Una madre che fuma nei primi anni di vita del figlio abbasserà le sue chance di invecchiare in salute. Così come gli animali di taglia piccola tendono a vivere più a lungo, così accade ai bambini che a 10 anni sono più bassi e pesano meno rispetto alla media. Altri fattori che erodono la durata media della vita sono la sensazione di essere sempre stanchi e un umore regolarmente poco entusiasta.
Anche il sonno gioca il suo ruolo: dormire meno di 7 ore a notte, ma anche più di 9, è associato a una vita più breve. Lo stesso accade per l’abitudine alla pennichella di giorno. Un titolo di studio elevato, il numero di automobili possedute (considerato un indice di ricchezza) e la convivenza con un partner (ma non con persone diverse dal partner) al contrario promettono una vecchiaia prolungata.
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