Ricordare e prevedere
Scimmie quasi come noi
I babbuini sanno distinguere la parola scritta dal borbottìo. Gli scimpanzè ricordano le sequenze numeriche meglio di noi. I bonobo nascondono gli strumenti di lotta come le nazioni gli armamenti. Ogni anno la ricerca fa nuove scoperte sul mondo dei primati. Con un'unica certezza: prima o poi ci raggiungeranno
ROMA - Gli umani sono esseri superiori. Questo, almeno, è quello che pensiamo. Difficile però fare il pieno di autostima quando scopri che un orango ha più memoria di te. O che i babbuini sanno distinguere tra parole di senso compiuto e sconclusionate, forse anche meglio di un bambino di 4 o 5 anni.Le scimmie sanno fare moltiplicazioni e assaporare la gratificazione di un istante più a lungo di noi. Sono capaci di fare progetti, pianificare, organizzare il quotidiano in prospettiva futura. Giocano alla guerra e fanno la pace. Mostrano empatia nei confronti dei consimili e sfruttano i punti deboli dell'altro a proprio vantaggio. Dividono ciò che hanno con gli altri membri del branco. Sono come noi, forse anche meglio. E intelligenti più di quanto pensiamo. Tanto che la scienza di questa intelligenza non smette di stupirsi. Ogni anno, ricorda Josep Call del Max Planck Institute (www.mpg.de/en 1), in Germania, gli studiosi di tutto il mondo conducono ricerche mirate e scoprono nuove capacità, doti inaspettate, sorprendenti punti di contatto con l'essere umano.
Secondo l'ultima ricerca dell'istituto tedesco, il DNA del bonobo differisce dal nostro appena dell’1,3% e lo dimostra il fatto che questi animali, secondo i dati raccolti dai ricercatori, sono in grado di porsi obiettivi di vita precisi e poi perseguirli, come noi. Certo, non stiamo parlando di progettualità a lungo termine né di pianificazioni complesse.
Le scimmie concepiscono il futuro in termini di immediato ottenimento di cibo. Ma se intuiscono che, a fronte di una determinata operazione, per loro si prospetta un premio, fanno di tutto per raggiungere il traguardo. Dimostrando una struttura mentale affascinante, fondata su meccanismi, come direbbe Friedrich Nietzsche, "umani, troppo umani".
"La questione non è cosa pensano. Ma "come" pensano”, spiega Brian Hare della Duke University (www.duke.edu 2). Che si chiede addirittura se i primati non si interroghino su cosa pensano le altre scimmie. La prova che questi animali siano più intelligenti e sociali di quel che pensiamo cresce anno dopo anno. Anche perché il numero degli studi sulle scimmie è raddoppiato negli ultimi anni, complice l’evoluzione tecnologica e neuroscientifica che permette ai laboratori di condurre esperimenti approfonditi.
Agli orango e ai bonobo, in Germania, sono ad esempio stati offerti otto strumenti di gioco diversi, due dei quali li avrebbero aiutati a procurarsi del cibo. Ma nel momento in cui l’animale avrebbe dovuto ricevere il premio, i ricercatori lo hanno costretto ad attendere per 14 ore. Quando la scimmia ha capito che sarebbe stata portata via, ha afferrato lo strumento per tenerlo con sé, così da poterlo usare il giorno dopo, e si è ricordata di esso anche l’indomani, dopo aver dormito una notte intera. L’obiettivo e i passaggi necessari per raggiungere il target erano dunque ben chiari e fissati nella mente dell'animale. "E’ un meccanismo simile alla preparazione della valigia il giorno prima di una partenza. Si tratta di una nostra abilità fondamentale ed è importantissimo averla riscontrata anche nei primati".
In un altro studio, gli scienziati hanno osservato per alcuni anni degli scimpanzé all’interno di uno zoo collezionare e conservare sassi da usare come armi. Nel maggio scorso, hanno notato che le pietre non solo venivano raccolte e conservate, ma nascoste sotto cumuli di paglia. Qualcosa di molto simile a quello che fanno le nazioni con i propri armamenti.
In un altro studio, due scimpanzé sono stati messi l’uno contro l’altro all’interno di un’arena dove era stato sistemato anche del cibo, visibile però solo ad uno dei due. La scimmia che aveva la possibilità di vederlo usava questa consapevolezza a proprio vantaggio, dimostrando agli scienziati la capacità di percepire a fondo la situazione psicologica del consimile. "E' un tratto tipicamente umano che noi sviluppiamo fin da bambini - spiega Hare - e non pensavamo assolutamente che lo possedessero anche i primati".
E poi c’è la memoria. Allo zoo nazionale di Washington, gli esseri umani che hanno messo a confronto le proprie abilità mnemoniche con quelle di un orango sono stati malamente umiliati. "Ho un Ph.D. - spiega il direttore associato del giardino zoologico, Don Moore - ed ero certo che sarei stato capace di tenere testa a una scimmia. Mi sbagliavo".
In uno studio del French National Center for Scientific Research (www.cnrs.fr 3), due babbuini hanno memorizzato migliaia di immagini e i ricercatori sono arrivati alla conclusione che queste scimmie riescono a memorizzare fino a 10mila figure se non di più.
In Giappone, uno scimpanzé di nome Ayumu, dopo aver osservato una striscia numerica scorrere lungo uno schermo, è stato capace di battere regolarmente gli umani ricordando la sequenza meglio di loro. Il tutto è stato registrato in un video che per mesi ha spopolato su Youtube (www.youtube.com/watch?v=JkNV0rSndJ0 4).
E che dire degli orango dello zoo di Miami, che addirittura sanno usare l’iPad? "Da dire ci sarebbe moltissimo - spiega lo psicologo Angelo Tartabini (www.angelotartabini.it 5), specializzato in comportamento dei primati - ma il punto è capire bene cosa ci differenzia dalle scimmie, non cosa ci accomuna. In quell'1,3% di distanza tra noi e loro c'è la modalità di esprimersi. L'unico modo che abbiamo per entrare in comunicazione con i primati, e parlo di quelli più evoluti (scimpanzè, bonobo, babbuino e gorilla, n.d.r.), è utilizzare il linguaggio dei segni. L'American Sign Language. All'interno del quale cambia il significante ma non il significato. In questo modo è davvero possibile comunicare. Ma le scimmie, almeno per ora, non comunicheranno mai come noi".
L'esperto spiega però che questi animali sono in continua evoluzione. E' vero che i cambiamenti, in questo campo, non si misurano in decenni ma in secoli e millenni, ma è anche un dato di fatto che il Pianeta sta cambiando, e che le specie si evolvono per adattarsi a questi cambiamenti. "Non è da escludere che prima o poi gli scimpanzé raggiungeranno un livello di evoluzione pari al nostro. Non è una prospettiva irreale. La loro capacità di adattamento emerge del resto anche dal modo in cui riescono a modificare certe abitudini per ottenere risultati sempre più soddisfacenti". La cornacchia, precisa, pone in essere gli stessi meccanismi comportamentali a prescindere dall'obiettivo. Le scimmie, per difendersi meglio o ottenere del cibo, nascondono i sassi sotto le pietre e conservano gelosamente gli strumenti del gioco.
Non tutti i primati però sono intelligenti allo stesso modo. Uno scimpanzé adolescente può essere paragonato, per capacità, a un bambino di 6 o 7 anni. Il bonobo è un animale di raffinata furbizia, ma su di lui sono stati fatti ancora pochi studi, idem per l'orango. Detto ciò, ci sono centinaia di scimmie la cui intelligenza non è assolutamente paragonabile alla nostra. Fratelli e sorelle di un'evoluzione interrotta, che ha virato verso un binario ancestrale e, forse, irrecuperabile.
Le sorprese che però derivano da esemplari come lo scimpanzé Ayumu, che ha rivelato per la prima volta alla scienza le straordinarie capacità mnemoniche di questi animali ("Sono più veloci di noi a ricordare e fare associazioni mentali, è una peculiarità della specie", precisa Tartabini), bastano a farci sognare. Chissà che un giorno i talenti speciali di queste specie non diventino valori aggiunti anche della nostra, in una sorta di evoluzione al contrario. Nel frattempo, senza scadere in sperimentazioni disumane o crudeli, non resta che continuare ad esplorare il pianeta delle scimmie.
(27 giugno 2012)
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