Kim Kardashian ha 24 milioni di follower su Twitter, più del Papa. Non sapete chi è? Strano. Oltreoceano questa ragazza è una specie di Belén al cubo. Se esistesse un paese abitato dai famosi per essere famosi, lei sarebbe la regina. Ed è proprio questo suo giganteggiare sulle altre starlette che l’ha portata dalle riviste di gossip fin dentro quelle di scienza.
Il suo nome è diventato sinonimo della sproporzione tra celebrità e meriti acquisiti sul campo. Le è stata persino intitolata un’equazione che mette in rapporto il numero di follower che una persona ha e quelli che dovrebbe avere se Twitter fosse un universo meritocratico. Si chiama Kardashian Index ed è stato ideato un po’ per scherzo e un po’ sul serio dal genetista Neil Hall. Più alto è l’indice, più immeritato è il successo. L’idea sembra folle e in parte lo è. Ma è probabile che confrontarsi l’indice K in questo momento sia diventato il passatempo preferito di molti scienziati, almeno a giudicare dalle polemiche scatenate dagli articoli pubblicati su Genome Biology e Science.
Sfida a colpi di tweet
In vetta alla classifica dei cento ricercatori più seguiti su Twitter si posizionano due fisici prestati al mondo della tv, poi però arrivano altri nomi ingombranti. Richard Dawkins, ad esempio, i cui tweet sull’aborto hanno sollevato un polverone. I numeri dicono che il biologo è accademicamente produttivo ma mediaticamente sovraesposto, con oltre un milione di follower e un indice Kardashian di 748. In confronto l’ex direttore del Progetto Genoma Francis Collins ha un indice pari a 19. La febbre passerà e presto gli scienziati riprenderanno a misurarsi tra loro con indici bibliometrici più ortodossi, senza per questo smettere di twittare. Ma due conclusioni possiamo già trarle. La prima è che le twitstar della scienza impallidiscono di fronte alla fama social di chi il famoso lo fa di mestiere. La seconda è che le donne scarseggiano anche in questa classifica. Le Kim Kardashian della scienza, insomma, sono maschi.
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