Rolex e Maserati
Gli autoscatti con il Rolex sul polso, le mani al volante della Maserati, le unghie delle ragazze intonate al colore del bikini, il primo piano delle bottiglie di vodka e whiskey ancora da stappare: in un paio di mesi l’account Instagram @richkidsoftehran ha superato i 35 mila seguaci. Le immagini mostrano in pubblico quello che nella Repubblica islamica dovrebbe restare privato, perché l’unico modo per sopravvivere è dire una cosa e farne un’altra (o viceversa). Lo racconta Ramita Navai nel nuovo libro City of Lies (sottotitolo: Amore, sesso, morte e la ricerca della verità a Teheran): «Chiariamo un punto, qui tutti mentono».
Immuni alla repressione
Le giovani di @richkidsoftehran di certo non girano per strada con gli stessi vestiti che indossano ritratte assieme ai loro amici: senza velo, in minigonna, abbracciate ai ragazzi. In un Paese dove Ghoncheh Ghavami è stata arrestata per aver voluto assistere a una partita di pallavolo maschile, i figli di chi ha continuato ad arricchirsi malgrado le (o grazie alle) sanzioni economiche internazionali sono tutti a volto scoperto: devono pensare di essere immuni alle rappresaglie della buoncostume degli ayatollah, di rappresentare l’1 per cento della popolazione anche in questo. Lo sfarzo arrogante sfida le squadracce della modestia. Precisa uno dei creatori: «Non vogliamo lanciare messaggi politici, solo far vedere che Iran non tutto va male». Almeno per i richkids.
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