La campanella d’ingresso a scuola suonerà alle ore 10: è la nuova realtà per decine di migliaia di teenager del Regno Unito, che studiano in una delle scuole che partecipano all’esperimento. A condurlo è l’Università di Oxford, che ha coinvolto oltre 100 istituti scolastici del Regno Unito e oltre 30mila studenti tra i 14 e i 16 anni. Lo studio, dalla durata di quattro anni, potrebbe rivoluzionare per sempre la scuola come è stata conosciuta finora. Per lo meno per quanto riguarda i suoi ritmi, e nel caso specifico, i suoi orari quotidiani.
Tutto nasce dalla constatazione, scientificamente sempre meno eludibile, che gli orari della scuola non combaciano affatto con quelli dell’orologio biologico interno degli adolescenti: i ragazzi in quella fase della vita sono naturalmente propensi ad andare a letto più tardi e svegliarsi quindi dopo al mattino, rispetto ad adulti e bambini. Lo hanno riconosciuto anche i pediatri italiani che hanno invitato a ripensare gli orari e a ritardare l’ingresso in classe anche in Italia.
La conseguenza è che il forcing delle lezioni che iniziano presto (tra le 7.30 e le 8.30) è controproducente rispetto alla loro capacità di apprendimento: impossibile concentrarsi su equazioni matematiche o sulla storia del Regno nel XVII secolo quanto il tuo cervello sta ancora dormendo. Negli anni scorsi vari esperimenti-pilota hanno avuto luogo nel Paese, come quello al liceo Monkseaton, o quello all’Hugh Christie Technology College, e l’inizio posticipato delle lezioni (da 1 a 3 ore dopo rispetto al solito) ha provocato un miglioramento nelle performance accademiche degli studenti tra il 19% e il 50% a seconda dei casi. I test sul campo, dunque, hanno dato ragione alle neuroscienze. Gli alunni delle scuole coinvolte in questo nuovo, grande esperimento sono stati divisi in gruppi: chi entrerà più tardi e chi no; chi riceverà l’educazione sul sonno e chi no.
A una parte degli studenti verrà inoltre chiesto di tenere un diario del sonno, e altri saranno monitorati mentre dormono grazie a una strumentazione elettronica. Solo alla fine dell’esperimento si potrà fare una valutazione dei risultati accademici ottenuti dai diversi gruppi. E i genitori? I genitori, da sempre, le provano tutte per tirar giù dal letto gli adolescenti. Spesso attribuiscono le reazioni dei ragazzi alla svogliatezza, ignorando che sono i ritmi circadiani propri di quell’età (che si protraggono tali fino ai 19 anni per le femmine; 21 per i maschi) a determinare l’insofferenza nei confronti delle prime ore del mattino. Cominciare la giornata alle 7 del mattino per un teenager è come cominciarla alle 5 per un adulto, ha spiegato il professor Russel Foster, direttore della neuroscienza del sonno e circadiana all’Università di Oxford. I nuovi orari dei figli avranno poco impatto su mamma e papà rispetto a un eventuale cambio d’orario nell’ingresso a scuola dei più piccoli, in compenso l’umore, la salute e i voti dei figli miglioreranno, a sentire gli scienziati. E anche la maggior parte d’insegnanti pare entusiasta dell’esperimento.
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