Rapina con ostaggi
Insieme a Florio, sono finite in carcere altre sei persone mentre due complici sono stati posti agli arresti domiciliari. Sono accusati tutti di associazione a delinquere per aver commesso una serie di rapine nel nord e nel centro-Italia, anche con ostaggi. Il decimo uomo è sfuggito alla cattura e sarebbe uno degli autori della rapina all’agenzia Unicredit di Porto d’Ascoli (San Benedetto del Tronto) avvenuta lo scorso 27 agosto. Un colpo che fruttò un bottino di 115 mila euro e durante la quale ventuno persone vennero prese in ostaggio e minacciate con un taglierino o prese a schiaffi. I dettagli dell’operazione, denominata «Robbery Tour», sono stati illustrati in una conferenza stampa dal comandante provinciale Ciro La Volla. Le porte del carcere, su ordine del gip Giuliana Filippello, si sono aperte, oltre che per Vincenzo Florio, per Damiano Castelli, 23 anni; Salvatore Castelli, 21; Antonio Giuseppe Florio, 22; Antonio Davide Florio, 29; Angelo Ottavio Isaia, 44 anni, e Rosaio Astorina, di 36, tutti originari della provincia di Catania. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Emanuel Catania, 26 anni, e Andrea Mazzarino, 29 anni, anche loro catanesi.
Assalto armato
Alla banda sono stati attribuiti anche due tentativi di rapina ai danni di altrettanti istituti di credito avvenuti a Taggia (Imola), il 29 settembre scorso, e a Marcon (Venezia) il giorno successivo. Proprio il fallimento di questi due colpi, secondo la ricostruzione dei militari, avrebbe convinto il capo della banda, Vincenzo Florio, rimasto nell’ombra in entrambe le occasioni, a riprendere in mano il controllo della situazione e a partecipare in prima persona alle altre rapine in programma. La tecnica per eseguire i colpi seguiva un rituale preciso: prima una visita preventiva al luogo, spesso la sede di una banca, quindi la preparazione meticolosa dell’assalto armato. Il modus operandi era caratterizzato dal sequestro di persona sia degli impiegati sia della clientela presente e di quella che affluiva, con la verifica che tutti posassero i loro cellulari e le chiavi delle autovetture così da potersi muovere con maggior sicurezza nelle fasi successive, in attesa a volte anche per un’ora che i timer delle casseforti e del bancomat si sbloccassero.
Gli obiettivi: piccole filiali
Quasi tutte le sedi prescelte erano piccole filiali. I carabinieri sono riusciti a scoprirli mettendo insieme i tasselli di un complicato puzzle, reso più facile solo perché i malviventi non erano incensurati. Dopo aver tenuto sotto stretta osservazione per più giorni i movimenti del gruppo, il 14 ottobre, a San Lazzaro di Savena (Bologna), i carabinieri di Ascoli e quelli di Bologna sono riusciti a sorprendere in flagranza di reato quattro dei dieci rapinatori mentre stavano compiendo una rapina all’interno della locale agenzia della Unipolbanca.
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