martedì 25 dicembre 2018

NEUROSCIENZE. STUDI SULLA MEMORIA E IL PENSIERO. M. PAGANELLI, Tecniche di memoria, pensatori olistici e analitici: due curiosi studi, REPUBBLICA.IT A PICCOLE DOSI, 23 dicembre 2018

Due curiosi studi su memoria, cervello e caratteristiche individuali.  Il primo dell'università di Waterloo apparso sulla rivista  Experimental Aging and Research riguarda la capacità di trattenerecervello nuove informazioni nelle persone più anziane scoprendo che il metodo di disegnare (anche se si disegna male) è decisamente meglio del prendere appunti. E sicuramente migliore del guardare passivamente delle immagini. "Abbiamo scoperto che il disegno migliora la memoria nelle persone più anziane più di qualsiasi altra tecnica", sostiene la neuroscienziata Melissa Meade della Waterloo University che ha condotto gli studi con altri, "stiamo cercando ora il modo di applicare questo fatto a persone che soffrono di demenza, che è vittima di un rapido declino dello memoria e delle funzione del linguaggio".


Nell'esperimento utilizzato i ricercatori avevano chiesto sia a giovani adulti che ad anziani di provare varie tecniche di memoria e testarle. Il risultato ha premiato la tecnica della grafica, probabilmente perché incorpora una modalità multipla di rappresentazione delle informazioni (visiva, spaziale, verbale, semantica, motoria). I test hanno riguardato la capacità di ricordare parole. Entrambi i gruppi, giovani e anziani, hanno dimostrato che disegnando erano capaci di trattenere maggiori nuove informazioni rispetto allo scrivere e questo in modo eclatante nei più anziani, che hanno normalmente un declino nel ricordare a causa dei processi naturali dell'invecchiamento del cervello (che coinvolgono l'ippocampo e i lobi frontali, fondamentali per la memoria). Sappiamo invece che l'età non influisce nei processi visuo-spaziali del cervello, che rimangono quasi intatti. L'idea ora è sfruttare questo aspetto per aiutare le persone con principi di demenza.
La seconda ricerca riguarda un esperimento sulla reazione a scene drammatiche di film da parte di persone che pensano in maniera olistica rispetto a chi pensa in modo analitico. Ebbene le reazioni del cervello verificate con la Risonanza magnetica indica che la risposta dei pensatori olistici è simile mentre gli analitici differiscono tra loro.
La ricerca è stata svolta in Finlandia alla Aalto University su 26 volontari divisi sulla base di precedenti valutazioni, in olistici e analitici. In base a precedenti studi si considera che gli analitici pongono maggior attenzione agli oggetti e alle persone quando guardano un'immagine, mentre gli olistici considerano anche il contesto e l'ambiente. L'autore della ricerca e coordinatore del gruppo Iiro Jääskeläinen, segnala che "i pensatori olistici mostrano maggiori similitudini in vaste aree della corteccia cerebrale rispetto agli analitici, cosa che fa pensare che gli olistici possano recepire in modo simile un film rispetto agli analitici". E nel cervello degli olistici si sono trovate più similitudini nelle parti che sono correlate ai processi morali (parti occipitali, prefrontali e anteriori della corteccia temporale). Questo spiega perché i pensatori olistici elaborino le questioni morali di una dramma o di un film o di una situazione in modo assai simile. Le parti anteriori del lobo temporale invece elaborano i significati delle parole.
I pensatori analitici mostrano maggiori similitudini nelle parti del cervello che riguardano l'udito e la sensorialità: ascoltano i dialoghi in modo letterale mentre i pensatori olistici percepiscono il significato attraverso il contesto e la propria interpretazione della narrativa del film o degli eventi. "Soprendente trovare così tante differenze in tante aree cerebrali tra i due gruppi", ha commentato il ricercatore finlandese, "è evidente che analitici e olistici guardano al mondo e agli eventi in modi molto differenti. Si potrebbe dire che gli olistici seguono le scene del film in modo più simile tra loro guardando all'insieme, mentre gli analitici sono più individuali e si focalizzano di più sui dettagli". Sembra vi sia anche una generale suddivisione tra Est e Ovest; nelle culture occidentali ci sarebbero più analitici, in quelle orientali più olistici. Dice Iiro Jääskeläinen: "Una ricerca come questa può aiutarci a comprendere le differenze di visione del mondo che hanno gli altri. Per gli olistici può apparire assurdo o frustrante che l'analitico interpreti letteralmente un avvenimento, che si attacchi a dettagli e non veda il quadro generale o il contesto. D'altro canto l'analitico può vedere l'olistico come un superstizioso che crede in lunghi collegamenti causali, simili all'effetto farfalla". Lo studio è apparso su Social Cognitive and Affective Neuroscience.

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