Il sindacato confederale, che da sempre sostiene che le ragioni di troppi episodi sono da cercare nello stato di prostrazione di maestre ed educatrici, è andato ad ascoltare queste maestre sottoponendo loro un questionario attraverso le sue strutture che curano la Funzione pubblica. Hanno risposto 590 lavoratrici (e diciassette uomini). Sono maestre (l'11 per cento), educatrici (il 65 per cento), operatrici (il 12 per cento), addette allla cucina (7 per cento), il resto personale ausiliario. Nelle interviste hanno raccontato le loro giornate "con i bambini in braccio, anche per un quarto della nostra giornata", portate spesso a inginocchiarsi a terra per dovere didattico (lo fa in media il 63 per cento, si sale al 75 per cento tra le educatrici). Il passaggio più difficile della giornata resta l'incontro "con i genitori", che si realizza spesso al momento della riconsegna del bambino, e può diventare conflittuale.
Il risultato di questa modalità di lavoro è che tre quarti di chi opera in una struttura d'infanzia è sotto controllo sanitario: si sale all'85,9 per cento con le educatrici e al 90 per cento con il personale ausiliario. La metà delle lavoratrici degli asili nido e delle scuole per l'infanzia "riscontra la presenza di problemi fisici alla schiena e ha vissuto aggressioni verbali". Oltre il 40 per cento soffre di lombalgia acuta. Il 60 per cento lamenta una riduzione sostanziale dell'udito "e il costante contatto con i bambini provoca raffreddori durante tutto l'anno".
Un altro ambito rilevante che emerge con la ricerca è quello dei rischi psico-sociali che la professione porta con sé. Si chiama burn out e provoca riduzione dell'energia, una fatica profonda e disturbi del sonno. Più di metà del campione ne è stato colpito.
Il 67 per cento di educatrici-maestre nella sua esperienza ha lavorato con bambini portatori di handicap, il 63 per cento con alunni bisognosi di sostegno. Ecco, questo è un lavoro usurante, sostiene la ricerca Fp Cgil. Eppure, l'85 per cento delle lavoratrici del settore si dichiara "soddisfatta" o "molto soddisfatta" del mestiere. Scrivono gli autori dello studio, Gianluca De Angelis e Daniele Di Nunzio: "Una volta comprese le criticità del settore è necessario elaborare percorsi di tutela delle lavoratrici, sia a livello individuale che collettivo, che comprendano nuove assunzioni allo scopo di suddividere i carichi di lavoro. Bisogna rispettare il rapporto numerico insegnante-bambino, prevedere percorsi di pensionamento specifici per la professione contrastando la tendenza di tante amministrazioni a risparmiare sul costo del lavoro".
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