giovedì 24 aprile 2025

LA RICERCA URGENTE DELL'IDEALE ESTETICO. BEVILACQUA F., L’algoritmo della bellezza: così social e intelligenza artificiale riscrivono i canoni estetici, DOMANI, 22.04.2025

 Tra gli anni ‘90 e i primi duemila Semir Zeki, neurobiologo di fama mondiale e tra i pionieri della neuroestetica, dedicò anni a dimostrare, tramite l’uso di risonanza magnetica funzionale, che la percezione del bello dipende tanto dall'input visivo quanto dall'elaborazione emotiva e personale.

In altre parole, Zeki riuscì a evidenziare che due persone possono avere reazioni neurologiche completamente diverse alla stessa opera d'arte o allo stesso paesaggio, perché la loro percezione è mediata dalla propria storia, dalle proprie emozioni, dai propri contesti culturali. Ma anche che per entrambe l'esperienza del bello è tanto più intensa quanto più il soggetto si sente in sintonia con l'immagine percepita, trasformandola in una sorta di “specchio” della propria immagine di sé.

E in un’epoca in cui è la rivoluzione digitale a pervadere ogni aspetto della vita quotidiana, la fusione tra innovazione e immagine corporea amplifica e velocizza la ricerca urgente dell’ideale estetico promosso dalla tecnologia, con un impatto sia su una percezione sana della propria corporeità sia sulla rappresentatività di modelli di bellezza non conformi.

venerdì 18 aprile 2025

GUERRE CULTURALI. CANGIANO M. L’ontologizzazione del flusso. Un paradosso dell’antifondazionalismo contemporaneo., IL TASCABILE, APRILE 2025

In una recente intervista apparsa su questa testata, Susan Stryker, intellettuale americana da anni impegnata in battaglie intersezionali per i diritti delle soggettività non conformi, ha ripuntualizzato alcuni degli assi portanti del proprio discorso: il complesso rapporto con il femminismo, l’uso a destra delle tematiche antitrans, la connessione di tali battaglie con quelle antisuprematiste, ecc.

lunedì 14 aprile 2025

IPERCAPITALISMO FELICITA' BENESSERE MENTALE. FRANDINO B., Contro la felicità, DOPPIOZERO, 7.04.2025

 «Felici i felici», scriveva Borges. Era la fine degli anni Sessanta e si poteva ancora dire che non ci sono formule per la felicità ma serve piuttosto una predisposizione, oltre alla fortuna di incontrarla e saperla riconoscere, oltre alla saggezza, all’autonomia e perfino a una dose di indolenza per non restare annichiliti dalla sua assenza. Era prima che il significato di felicità subisse una mutazione, che la sua democratizzazione sembrasse sempre di più una tirannia, e la sua commercializzazione diventasse uno dei più grossi business della storia.

domenica 13 aprile 2025

TANATOLOGIA. EDUCAZIONE ALLA MORTE. GELATI M. A., In Islanda rispettano gli elfi per accettare l’incontrollabile: se ci fosse lo stesso riguardo per la morte?, IL FATTO, 13.04.2025

 In Islanda ci sono strade che si piegano. Non per necessità geologiche o per un piano regolatore fantasioso, ma per rispetto. Là dove si ritiene che vivano gli elfi, il popolo nascosto, l’asfalto devia. Si chiamano Huldufólk, “il popolo invisibile”, e fanno parte del folklore nordico, ma sono anche qualcosa di più: sono presenze non misurabili, ma ascoltate. Lì, non si tratta di credere o meno alla loro esistenza. Si tratta, piuttosto, di una forma di riguardo. Per ciò che non si vede, ma si sente. Per l’ignoto che merita uno spazio.