Di tanto in tanto si leggono previsioni più o meno mirabolanti su quello che potrà accadere all’umanità in un prevedibile futuro, e anche a me succede spesso che mi venga chiesto che cosa ha in serbo per noi l’evoluzione biologica. Come diventeremo, insomma, come evolveremo? La mia risposta è che non lo sa nessuno e soprattutto che non è probabile che su di noi si troverà ad agire soltanto l’evoluzione biologica.
Quest’ultima è molto lenta e per vedere qualche reale cambiamento occorrerebbe attendere decine, se non centinaia, di migliaia di anni. In tutto questo tempo ne saranno successe di cose e, soprattutto, ne faremo di cose! Personalmente non penso che subiremo passivamente gli esiti dell’evoluzione biologica, ma che saremo in grado piuttosto di «dirigere» la nostra evoluzione su una base culturale, cioè tramite le conquiste della scienza. E’ noto che saremo presto in grado di modificare, se lo vorremo, il nostro genoma. Se ciò accadrà, e non c’è motivo di dubitarne seriamente, sarà la prima volta che una specie dirige direttamente e consapevolmente la propria evoluzione biologica sulla base dei risultati portati dalla propria evoluzione culturale. Sarà una «prima» assoluta e probabilmente una prima cosmica. Tutto starà nel saperlo fare nel modo migliore, in maniera informata e intelligente, perché con i risultati dell’operazione difficilmente si potrà tornare indietro. Può anche darsi che si tratti di una doppia operazione: da una parte la modificazione del nostro genoma, dall’altra l’integrazione di risorse biologiche e di dispositivi artificiali, come potenziatori di organi di senso, memorie aggiuntive e meccanismi per la consultazione in tempo reale di giganteschi data base.
Ma ritorniamo a noi. La notizia del giorno è che il teorico dell’evoluzione Oliver Curry della London School of Economics prevede che nel giro di 100.000 anni la nostra specie di dividerà in due sottospecie costituite una di individui alti, slanciati, sani e intelligenti e l’altra di individui poco brillanti, brutti e sgraziati. Si formeranno insomma secondo questa predizione una classe geneticamente superiore e una inferiore. Perché? Dopo un prevedibile picco, raggiunto più o meno nell’anno 3000, la nostra specie decadrà a causa della sua dipendenza sempre più marcata dalla tecnologia. Ci sarà anche una contrazione demografica e gli individui diverranno sempre più esigenti nella scelta del partner. Tutto questo potrebbe infine portare a una bipartizione della specie secondo lo schema appena riportato. Ci sarà meno empatia e molta meno capacità di venire incontro alle esigenze degli altri. L’aspetto diverrà sempre più «giovanile» e scompariranno gli zigomi come effetto della sempre minore esigenza di masticare cibi tenaci. Che probabilità c’è che questo accada effettivamente? Nessuno lo può sapere con sicurezza, ma a me sembra difficile che la specie si divida in due in futuro, non avendolo fatto nel passato, quando c’erano molte più condizioni che potevano favorire tale evento, come le diversità fisiche e le drammatiche differenze di classe sociale. Ma staremo a vedere. In fondo ogni ipotesi teorica è fatta per essere confermata o smentita dai fatti.
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