lunedì 14 luglio 2014

SOCIETA' ITALIANA E PERCEZIONE DELLA SICUREZZA E DEL CRIMINE. D. MANCINO, Crimine, quanto è sicura la tua città? La mappa navigabile di tutti i reati in Italia, L'ESPRESSO, 11 luglio 2014

Le cronache non sembrano dire altro: viviamo in tempi incerti. Siamo piùinsicuri, più esposti all'ignoto, più vittime del crimine anche solo rispetto a pochi anni fa. Ma i numeri raccontano una storia diversa.




Da un lato è vero che negli ultimi anni lapercezione della propria sicurezza è diminuita, in particolare per le donne: lo documenta l'Istat nel rapporto 2014 sul benessere equo e sostenibile. Solo il 55% degli intervIstati, uscendo da solo al buio, si sente sicuro; nel 2011 era poco meno del 61%.

Dall'altro però ci sono i numeri veri e propri: le statistichesulle denunce per i diversi reati raccolte ancora dall'Istat, che consentono di capire cosa succede ogni giorno nei principali comuni italiani.

Il primo mito da sfatare è quello degli omicidi. Nonostante gli speciali televisivi, i numeri indicano chiaramente che gli omicidi sono in calo da anni: nel 2012 ce ne sono stati 0,9 ogni 100mila abitanti. Nel 1991 - preludio dello stragismo mafioso - erano quasi quattro volte tanto. L'Italia è anche sotto la media europea, che è di 1,2. E nel complesso a diminuire sono tutti i crimini di natura non economica.

L'altro lato della medaglia sono i furti e in generale i reati contro la proprietà. Secondo uno studio del consorzio interuniversitario Transcrime, coordinato da Marco Dugato, negli ultimi anni i furti in appartamento sono raddoppiati. Ricominciano a crescere anche borseggi e rapine, così come lesioni e minacce.

Queste sono tendenze generali, che però contano solo fino a un certo punto. Spesso, alla fine, ci interessa soprattutto la zona in cui viviamo. Cosa succede, insomma, nella nostra via.

Le famiglie più a rischio per i furti in abitazione sono al nord, mentre è nel nord-ovest che sono più comuni i borseggi. Per le rapine vale l'opposto: esse tendono a verificarsi più spesso al sud. Calabria, Campania, Sicilia e Puglia sono invece le regioni con il più alto tasso di omicidi.

 

Se parliamo di città possiamo essere ancora più precisi: nel 2012 Milano è prima in Italia per furti, seguita da Bologna, Torino e poi Firenze. Per quanto riguarda le rapine, le città più colpite sono Napoli, Catania, Milano e Palermo. Vibo Valentia ha invece il record degli omicidi - sia tentati che consumati.

 

Come spiegare l'aumento dei furti in abitazione? Che sia colpa della crisi? In realtà, come mostrano gli esperti di Transcrime, questo tipo di reati richiede un livello molto alto dicompetenza e preparazione. Chi perde il lavoro rapina il negozio all'angolo, non spia per giorni un'abitazione per studiare le abitudini dei padroni di casa.
Una spiegazione più plausibile è che organizzazioni criminali si stiano specializzando proprio in questo tipo di attività: sarebbe una novità da osservare con attenzione.

In generale però ogni città fa storia a parte. I dati Istat consentono di ricostruire come cambia, in ciascuna di esse, il crimine negli ultimi anni.

 

Certo non tutti i reati si trasformano in denunce, e per questo alcuni crimini sono più difficili da individuare. Reati da colletti bianchi come corruzione o riciclaggio, per esempio: guardando solo i dati potrebbero sembrare rari; eppure la percezione sembra indicare proprio il contrario, mentre i tanti cambiamenti legislativi degli ultimi anni non sembrano aver portato chiarezza.

Lo stesso può succedere in altri casi: i motivi per cui le vittime decidono di non sporgere denuncia sono tanti. Per vergogna, come succede nel caso degli stupri, o perché il danno è minimo, come in alcuni furti. Oppure per mancanza di fiducia nelle forze dell'ordine e - in via indiretta - nello Stato stesso: è spesso il caso del sud Italia, come rileva un altro rapporto di Transcrime sulle imprese vittime di criminalità. Per questo è probabile che nel meridione alcuni reati siano sottostimati.

E ancora: chi dovrebbe denunciare può ottenere vantaggi personali non facendolo; è appunto il caso della corruzione, che tende a creare un rapporto ambiguo fra chi dona e chi riceve.

Tutte ragioni che, sommate, portano a quello che i criminologi chiamano “numero oscuro”. Nome azzeccato per indicare la differenza fra reati commessi e reati denunciati, e insieme un elemento che rende difficile, in alcuni casi, capire come stanno le cose e se migliorano o peggiorano. Stupri, criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio, droga: tutti crimini per cui le statistiche vanno valutate con più attenzione.

Per altri reati invece la tendenza è chiara: non denunciare un omicidio è quasi impossibile. Almeno in questo, dunque, l'Italia resta un paese virtuoso. Certo non una frase che si legge spesso, di questi tempi.


Fonti utilizzate per l'articolo e i grafici:
- Istat - Tasso di delittuosità totale per tipo di delitto. Dati per grandi comuni 
- Istat - Il benessere equo e sostenibile in Italia, 2014 
- Transcrime - Le imprese vittime di criminalità in Italia. Transcrime report n. 16, luglio 2012 
- Muratore - La misurazione del fenomeno della criminalità attraverso le indagini di vittimizzazione. Istat

Nessun commento:

Posta un commento