Che trasformazioni sociali impone l’attuale regime mediatico? Come cambiano i valori in una cultura dominata dall’immagine? E i rapporti di forza nella società ne vengono influenzati? Su queste e altre raffinate questioni dei nostri tempi intende riflettere la parte del Festivalfilosofia dedicata alle “Vite spettacolari”, rivelando come il tema della celebrità e della visibilità siano oggi intrecciati in maniera inedita. In un incontro intitolato “Eccellenza e visibilità” il filosofo tedesco Gernot Böhme discuterà della trasformazione dei valori provocata dal desiderio di essere visti. In particolare, analizzando l’affermarsi di un nuovo tipo di valore, la “messa in scena di sé”, prodotto del mercato tardo-capitalistico delle immagini e nel quale sono gli stili di vita a essere esibiti, e non già traguardi o gesta eroiche. Umberto Curi, invece, rifletterà su come lo sguardo sia oggi così rapace da essersi trasformato in una nuova forma di dominio.
Mentre sarà la francese Nathalie Heinich a mostrare come la visibilità mediatica costituisca un “capitale sociale” fondato su una “dissimmetria strutturale degli sguardi”, instaurando un rapporto nuovo tra eccellenza e merito. «Esiste una differenza tra il numero di persone che riconoscono una celebrità e il numero che questa è in grado di riconoscere», spiega la sociologa che ha dedicato i suoi studi alla problematica del riconoscimento, in particolare nella costruzione sociale delle soggettività artistiche. «Questa dissimmetria degli sguardi fa sì che le celebrità costituiscano una categoria sociale a sé». Un’élite, i cui membri sono soprattutto personaggi mediatici che si frequentano perpetrando il loro prestigio. La visibilità odierna si distingue così dalla notorietà dei grandi uomini del passato non solo per il tipo di categorie sociali che investe. Oggi per entrare nella cerchia dei “riconosciuti” possono bastare fattori ereditari. In sostanza, conclude Heinich, «la visibilità è oggi spesso dissociata dal merito individuale». Il che pone un problema di valori nelle democrazie moderne fondate sull’egualitarismo. E, al contempo, genera preoccupanti fenomeni di adorazione delle personalità mediatiche, che ricordano quel concetto di grazia tipico di religioni popolari appartenute in passato alla cultura cristiana.
Nessun commento:
Posta un commento