Ha recuperato decine di fotografie scattate al Memoriale e pubblicate online e ha creato alcuni fotomontaggi: il protagonista dello scatto originale è “catapultato” nei campi di sterminio nazisti, tra cumuli di cadaveri e prigionieri ridotti a scheletri. Immagini choc per un’opera-provocazione subito diventate virale sul web.
Il nome della pagina web che Shahak ha creato, Yolocaust, è una crasi dell’hashtag “YOLO” (acronimo “You Only Live Once”, “si vive una volta sola”) - fra i più utilizzati dai giovani sui social network - e la parola Olocausto. Dal suo lancio, a cui l’artista lavorava da un anno, il sito è stato visitato da centinaia di migliaia di utenti.
Lo scopo di Shapira, provocare e far riflettere, sembra aver fatto centro. «Il Memoriale non è lì per gli ebrei o per le vittime del nazismo. È un monito morale per le future generazioni. Queste immagini dimostrano quanto facilmente si possano dimenticare le tragedie del passato», ha spiegato.
L’artista israeliano ha specificato che le foto sono state utilizzate senza il consenso degli utenti, che comunque possono chiederne la rimozione. «Per ora mi è arrivata soltanto una richiesta. La persona che mi ha contattato non era affatto arrabbiata. Anzi, era dispiaciuta: aveva capito di aver sbagliato».
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