L’aumento dei contagiati ha iniziato dai primi di ottobre una crescita esponenziale. Fino al trenta settembre l’andamento nazionale ha seguito un ritmo che si stava assestando ad un valore molto più basso della prima ondata dell’epidemia. Le terapie intensive e gli ospedali non erano in sofferenza. Dal primo ottobre è però iniziata, in modo netto, una crescita esponenziale che non si è più fermata raggiungendo in tre settimane valori molto più alti della prima ondata, superando oggi i 19.000 nuovi casi di contagi al giorno e portando alla saturazione delle terapie intensive.
L’evento
Nessun sistema sanitario può resistere a lungo a una crescita esponenziale del genere e questo risulta ormai chiarissimo. Per cambiare da un giorno all’altro l’andamento dell’epidemia è necessario un evento che abbia improvvisamente mutato i comportamenti sociali di milioni di persone. Un evento che sia accaduto circa una settimana prima del primo ottobre, un evento che abbia coinvolto tutta l’Italia. Il 24 settembre hanno riaperto le scuole in sei regioni italiane, tra cui alcune molto popolose come Campania e Puglia. Quasi tutte le altre dovevano riaprire 10 giorni prima, il 14 settembre. Ma il 20-21 settembre ci sono state le elezioni: dei 9 giorni di scuola in più, ne sono stati persi almeno 4. Considerando che la partenza è stata a rilento causa Covid, di fatto la scuola è ripartita a pieno ritmo intorno al 24 settembre mettendo improvvisamente in movimento quasi otto milioni di studenti: esattamente quello che serve per spiegare i dati.
I dati
I dati della Protezione Civile sono confermati anche dai pochi dati disponibili del ministero dell’Istruzione e relativi alla popolazione scolastica. Nella settimana 26 settembre - 3 ottobre il ritmo di crescita di contagi nel personale docente è lo stesso di quello del resto della popolazione italiana, quello del personale non docente è poco più elevato (circa l’8%), mentre quello degli studenti è del 36% più elevato del resto della popolazione. Nella settimana seguente la situazione cambia drasticamente: il ritmo di crescita degli infetti tra gli studenti è 2,65 volte (+265%) più alto che per il resto della popolazione, quello del personale docente è esattamente il doppio (+200%), quello del personale non docente è 1,67 volte (+167%) più alto del resto della popolazione italiana!
L’amplificatore
La riapertura delle scuole ha agito come un potente amplificatore del contagio, non necessariamente per difetti nell’organizzazione dell’attività all’interno della scuola. Milioni di ragazzi hanno iniziato a frequentarsi regolarmente negli edifici scolastici portandosi dietro gli effetti delle loro frequentazioni, sport, trasporti, attività extrascolastiche e abitudini sociali. Questo ha provocato probabilmente un formidabile effetto amplificatore che partendo dai giovani, tocca, in ordine di intensità decrescente, insegnanti e operatori scolastici, persone che vivono per varie ore ogni giorno in contatto con loro, oltre che, ovviamente, tutto il resto della società. Nell’occuparci di quello che accade nella scuola, ci siamo dimenticati di tutto quello che accade ai giovani fuori dalla scuola e che viene messo in circolo con effetti devastanti. Dal primo ottobre l’epidemia ha ripreso a salire velocissima raddoppiando ogni circa 7 giorni, superando, il 23 ottobre, 170.000 infetti: tra una settimana potremmo superare i 300.000, tra due settimane potrebbero salire a più di 600.000, numeri assolutamente insostenibili.
Scelte urgentissime
Sappiamo che ci attendono scelte urgentissime e drastiche, ma non possiamo colpire alla cieca chiudendo tutto: i numeri parlano chiaro, con la riapertura scolastica abbiamo messo involontariamente il turbo all’epidemia che passando per i giovani porta ad un contagio generalizzato di tutta la società. Se dobbiamo intervenire in tempi brevissimi, la scelta più logica è di passare alla didattica a distanza in modo sostanziale se non totale per poi tornare con molta più attenzione alla riapertura delle scuole con tutti i servizi connessi. Non è più tempo per palliativi o per dibattiti. L’alternativa è un lockdown generalizzato con il blocco totale dell’economia del Paese.
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