Conosce a fondo le immagini che affollano il mondo dei bambini, Massimo Ammaniti. Le luci e le ombre, la paura del buio, dei fantasmi e delle persone estranee, universo in cui la realtà si mescola alla fantasia suscitando angoscia e inquietudine. Psicoanalista esperto dello sviluppo infantile e professore onorario alla Sapienza, ha dedicato all’argomento ricerche e saggi.
Professor Ammaniti, cosa c’è dietro la paura infantile dell’uomo nero?
«La paura costituisce una delle emozioni primarie di ogni bambino, accanto a gioia, disagio e sorpresa. Come le altre emozioni è profondamente radicata nel nostro cervello, in cui si trova l’amigdala che segnala le situazioni pericolose. È tipica la paura del buio, che si popola di figure minacciose, così come la paura dell’estraneo, che si manifesta intorno al primo anno di età: in seguito viene mitigata perché i genitori aiutano i più piccoli a rassicurarsi. L'atteggiamento degli adulti è fondamentale: un tempo ai bambini si diceva: "Se non sei bravo ti faccio portare via dall'uomo nero", ora i tempi sono cambiati e simili frasi non si pronunciano più».
La realtà, ancora più della fantasia, genera ansie e preoccupazioni anche tra gli adulti. Terremoti, attentati, violenze sulle persone. Come reagiscono i più piccoli?
«Male. I fatti di cronaca generano in loro un allarme che non riescono a controllare, temono di perdere i genitori. Qualche anno fa una ricerca effettuata dopo la strage al liceo Columbine, negli Stati Uniti, rivelò che i bambini assillati dalle immagini televisive 24 ore su 24 presentavano disturbi post-traumatici».
Le favole, i racconti, i film possono aiutare i bambini a elaborare l’angoscia?
«L’elemento del pericolo, nei film o nei racconti, li attira molto: attraverso le favole i bambini elaborano il pericolo e in qualche modo riescono ad esorcizzarlo. Le cosiddette fiabe didattiche, invece, in cui tutti sono buoni, li annoiano terribilmente. È fondamentale però che il rischio e la minaccia siano accompagnati dal lieto fine: la trama conferma al piccolo che ci si può trovare in situazioni difficili ma si riescono a superare. C’è un racconto di Stephen King in cui un bambino, di notte, convive con personaggi mostruosi. Una volta i genitori lo trovano sveglio e gli chiedono: “Che succede?”. “Niente”, risponde lui. Il mondo dei bambini è popolato da figure mostruose che gli adulti neanche immaginano».
Ci sono argomenti tabù da non affrontare prima di una certa età, o film troppo spaventosi per i bambini?
«Quando si porta un bambino al cinema occorre tener presente la sua età e la sua sensibilità, i genitori devono prestare molta attenzione a questo aspetto. Ricordo che da piccolo vidi “Il fantasma dell’Opera” e mi spaventai da morire».
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