Sono anche i dati di un’economia che arranca ad agitare la pancia e addormentare la mente: la concorrenza tra disoccupati italiani e una nebulosa di immigrati senza lavoro, neosbarcati senza prospettive, richiedenti asilo appena accolti, profughi già integrati.
Dal sondaggio Ipsos “Visioni globali sull’immigrazione e la crisi dei rifugiati”, (che "l’Espresso" pubblica in esclusiva per l’Italia) emerge che siamo i più pessimisti, i più impauriti. Superati soltanto dai turchi. Ma la Turchia ha accolto due milioni e mezzo di stranieri su 74 milioni di abitanti, con un Pil pro capite di 11 mila dollari. In Italia sono arrivati circa 470 mila profughi dal 2013 (di cui quasi la metà ripartita verso altri Paesi europei), su 60 milioni di abitanti e con un Pil pro capite di quasi 36 mila dollari.
Una strada per vincere la paura esiste: far nascere un modello di scambio e una mappa condivisa con i Paesi da cui l’emigrazione ha origine, almeno quelli non in guerra. Ma anche vigilare sulla spesa per l’accoglienza e punire chi ne approfitta. Perché le iniziative umanitarie giuste non diventino l’italico espediente per lucrare sulla finta pietà.
Il sondaggio Ipsos è stato realizzato in 22 paesi con 16.040 interviste tra il 24/6 e l’8/7, su adulti tra i 16 e i 64 anni (tranne Usa e Canada, dove gli intervistati erano tra i 18 e i 64). Hanno partecipato tra 500 e 1.000 persone per ogni Paese, attraverso il sistema Online Panel di Ipsos. I dati grezzi sono stati pesati per rappresentare il profilo dell’universo di riferimento. Per informazioni: www.ipsos.com
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