Avere otto anni e saper leggere appena come un bimbo di cinque, nonostante una grande intelligenza e una spiccata propensione per la musica. Quando il torinese Federico Alfonsetti ha visto per la prima volta il miglior amico del figlio non riuscire a fare i compiti, ha deciso che bisognava fare qualcosa. Ma cosa? «Non si poteva rottamare in quel modo il cervello di un bimbo così intelligente: ho parlato con i genitori e mi hanno spiegato che era dislessico e aveva particolari problemi con la scrittura e la lettura». E lavorando in una casa editrice, non poteva che prendersi a cuore il problema.
Ricerche sul campo
«Ho chiesto ai genitori quali fossero i problemi più comuni, per farmi un’idea». A fare il resto è stata la sua passione per l’arte e per il design: «Il problema del ragazzino non era tanto leggere quanto capire quello che c’era scritto. Allora ho deciso di mettermi a disegnare a mano un font, proprio come quelli che ci facevano copiare a scuola con la china, ma senza barriere di lettura». Ci sono voluti cinque anni ad Alfonsetti per mettere a punto il carattere speciale: anni fatti di studi e sperimentazioni, alla ricerca del design perfetto. Quei due ragazzini che facevano i compiti in salotto l’anno prossimo daranno la maturità. E oggi il carattere di quel papà - ribattezzato EasyReading - è una realtà già utilizzata per libri e siti internet, che si prepara a sbarcare anche nel mondo della segnaletica. Ha debuttato nella scorsa edizione del Salone del Gusto di Slow Food. Sempre a Torino è stato utilizzato dal Museo del Cinema e in questi giorni si mette in mostra a Milano - a Palazzo Reale così come in Triennale e al museo Poldi Pezzoli - al fianco della Fondazione Arnaldo Pomodoro, nei festeggiamenti per i 90 anni dell’artista.
Impresa grafica
«EasyReading è l’unico font ad alta leggibilità al mondo. A dimostrarlo sono diverse ricerche scientifiche, che hanno evidenziato come sia un carattere facilitante per tutti». Il segreto? «È una questione di “riccioli”. Anzi, di “grazie”, come vengono chiamate in gergo tipografico». In sostanza «nessuna lettera è uguale ad un’altra: una p non è fatta come una d capovolta, ma cambiano i contorni, in modo che il cervello sia in grado di distinguerle sempre», spiega Alfonsetti. Risultato: i dislessici fanno meno fatica; chi non ha problemi, legge più velocemente e con meno errori. E viste le sue peculiarità, anche il ministero italiano dello Sviluppo Economico ha deciso di riconoscergli un incentivo finanziario. A promuoverlo in tutto il mondo è ora un team di cinque persone: un’impresa grafica in tutti i sensi, che si presta ad ogni settore, «dai biglietti del bus ai caschi con monitor dei militari».
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