In un magnifico saggio degli inizi del ‘900, Freud attribuiva alcuni casi di suicidio fra i liceali viennesi, non alla famiglia o agli amici, ma alla scuola «al di sotto del proprio compito, quello di creare nei giovani il piacere di vivere e l’interesse per la vita».
Viceversa la scuola costringeva invece i giovani a immergersi troppo presto nella inesorabilità della realtà «proprio in una fase psichica in cui sarebbe stato loro diritto indugiare nella crescita, giocare con la vita», avere cioè tempi lunghi, in cui maturare l’affettività, il desiderio, l’attesa di nuova e più profonda vita (il breve saggio si intitola Contributo ad una riflessione sul suicidio).
Forse la ministra Fedeli non ha letto questo saggio di Freud se adesso ci propone i “licei brevi” con un decreto (un decreto non una legge discussa dal Parlamento ) che andrà in vigore nel 2018-2019 a cominciare da 100 scuole sperimentali che proporranno progetti in tal senso dopo averli sottoposti ad una commissione tecnica prima regionale (?) e poi ministeriale. Si tratta della riduzione a 4 anni del liceo.
Ciò non comporterà una modifica del piano di studi (offerta formativa come si dice in burocratese) ma una accelerazione degli studi attraverso criteri di «flessibilità didattica e organizzativa» e in una rivisitazione del calendario scolastico che, come in una fabbrica postfordista, dovrà aumentare le attuali 900 ore annue a 110-1220.
Coinvolte saranno ovviamente anche le vacanze pasquali ed estive, abolito ogni vacuum, per eseguire le ore di alternanza scuola-lavoro, utilissime se non negli effetti educativi sicuramente in quelli pop e surreali (nel mio paese, essendo l’unica azienda disponibile il canile, i ragazzi del classico vanno ad imparare la castrazione dei cani).
Ovviamente nel decreto ci sono «elevati spazi di innovazione» che consistono nell’introduzione del diritto e della storia dell’arte. Il diritto in che si allarga quanto più si restringono gli spazi di democrazia. E anche la storia dell’arte serve a far capire come «la cultura sia il nuovo petrolio nazionale» (come si legge negli allegati della legge Franceschini), e come anche la cultura debba diventare «economia della cultura».
Una idea che deve farsi strada nella scuola, per concludere il processo di aziendalizzazione iniziato a metà degli anni ’90 nel senso più puramente toyotista: così, dal libro bianco del neocapitalismo europeo che cambiava la destinazione della scuola, non più legandola alla riproduzione dell’umanità e della forma umana ma «agli investimenti strategici vitali per la competitività europea e al futuro successo all’impresa», al riordino dei cicli imposto dalla riforma Berlinguer che indirizzava l’intero percorso formativo verso il «raggiungimento di capacità utili a favorire la crescita economica», fino alla «scuola delle competenze spendibili» (la cosiddetta buona scuola) e all’invasione prima di un linguaggio comico, economicistico-militare (crediti, debiti, strategie, obiettivi, ecce.) e poi di un ancora più comico anglo-pedagoghese (flipped classroom. project-based learning, cooperative learning, peer teaching e tutoring, expertise, mentoring, coaching , counselling, soft skills, solo per citare alcune di queste fesserie prese da qualche corso di formazione aziendale), si arriva ora ad un programmato furto dell’anima, del tempo.
L’anima, come ci ha insegnato sant’Agostino (in senso teologico, esistenziale, etico, estetico o politico), ha bisogno, per prodursi e dilatarsi, di una dimensione interiore che vuole prolungamenti, rinvii, procrastinazioni, dispersioni, ritorni.
Essa, proprio come diceva Freud, fa bella l’infanzia e soprattutto l’adolescenza in quanto concede a questa età quei vuoti apparenti che sono i cantieri della coscienza, della sua crescita, della sua formazione e spiritualizzazione.
E invece la ministra Fedeli ruba quel tempo. Ma noi, i buoni, quando ci organizzeremo, quando disubbidiremo e saboteremo ? Quando per noi la misura sarà veramente colma?
E invece la ministra Fedeli ruba quel tempo. Ma noi, i buoni, quando ci organizzeremo, quando disubbidiremo e saboteremo ? Quando per noi la misura sarà veramente colma?
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