Miei carissimi Italiani ed Europei
Io v’amo ogni giorno di più. Le ultime pregiate vostre, le grandi manifestazioni d’affetto per me, l’impresa della casa di Silvia, i festeggiamenti per il mio 219° dì natalizio (ai 29 giugno) e, tra pochi giorni (ai 28 luglio), per i duecento anni del mio Zibaldone, il convenire in Recanati di studiosi (ai 27-30 settembre) per discorrere dell’influenza che ho avuto sul secolo scorso (io rido, e terribile ed awful è la potenza del riso, caro Tommaseo, tu che di me scrivevi: «Nel dumila il Leopardi non avrà d’eminente nell’opinione degli uomini nè anco la spina dorsale, perchè i bachi della sepoltura gliel’avranno appianata»), tutto ciò mi dimostra che la nostra cara amicizia è viva.
Sinceramente vi protesto che tanti segni di benevolenza verso di me, mi riempiono di viva gratitudine, e che esaminando me stesso, non trovo di meritarli in alcun modo e però mi risolvo di attribuirli alla vostra bontà. È pure una bella illusione quella degli anniversari per cui noi diciamo, come oggi accadde il tal fatto, come oggi ebbi la tal contentezza ec. e ci par veramente che quelle tali cose rivivano e sieno presenti come in ombra, cosa che ci consola infinitamente allontanandoci l’idea della distruzione e annullamento che tanto ci ripugna. Perciò oggidì voglio solennizzare e baldanzeggiare con voi tutti e con gli amici letterati cari grandi e insigni co’ quali principalmente mi consolo e mi rinforzo che seguitano a leggermi e a studiarmi e a scrivere su di me (resistendo alla mediocrità che ci assedia e ci affoga) i duecent’anni ch’ho cominciato il mio immenso scartafaccio, il mio Zibaldone di pensieri.
Mi rallegro perché due tra questi miei valentissimi amici letterati lo hanno tradotto in inglese facendomi maraviglia perché io non pensava di vederlo andare per il mondo (del che li ringrazio senza fine; come sanno, il piacere inaspettato riesce ordinariamente maggiore dell’aspettato) e lo scriveva al mio Giordani, giacché credea che non avrei potuto colorire i miei disegni né condurli a fine in Italia, o coloriti e finiti che fossero sarebbero restati sul mio scrittoio; e d’altra parte, appresso a poco io non voglio e non ho mai voluto scrivere se non secondo quei miei disegni, o secondo la specie o la natura di quelli.
Infatti avrei messo prima a disposizione quel mio smisurato manoscritto se non avessi creduto impossibile il farne uso ad altri che a me, con lunga fatica e pazienza. E io m’ingannava, poiché un’altra mia finissima amica letterata è riuscita, seguendo le polizzine (richiamate e non richiamate), i miei indici, ec. di condure a fine, almeno in parte, i disegni e gli abbozzi che ho fatti in tanto tempo di solitudine, cimento proprio terribile, e da spaventare ogni men prode e potente di lei. Ella ha mostrato col fatto, seguendo a colorire i miei disegni, come le diverse combinazioni di questi miei pensieri producono infinite e grandissime diversità di risultati e insieme disegni che hanno un loro ordine, un sistema. Seguono vie che si s’intrecciano lasciando a questa strana macchina vivente che è il mio scartafaccio anche la libertà combinatoria di chi sa da me che se scomponete una macchina complicatissima non potete toglierle una gran parte delle sue ruote, né mettervi a ragionare sulla macchina dimezzata; invece Ella ha lasciato intatto il meccanismo del bello, ch’era congegnato e immedesimato con tutte le altre parti del sistema e con ciascuna di esse. Ho detto altrove che non si conosce perfettamente una verità se non si conoscono perfettamente tutti i suoi rapporti con tutte le altre verità, e con tutto il sistema delle cose. Così come avviene nel mio sistema e nel mio scartafaccio: le disparità, e quelle de’ loro gradi, e le diverse combinazioni di questi e di quelle producono in questo nostro proposito, come, si può dire, in ogni altra cosa, (e in tutta la natura e in tutte le parti di lei similmente accade), infinite e grandissime diversità di risultati. Tutti i quali però, benchè impossibile sia lo specificarli e spiegarli a uno a uno, e benchè, stante la moltiplicità e sfuggevolezza delle cause che contribuiscono a modificarli in questa e questa e questa forma (una delle quali che mancasse, o non fosse appunto tale e tale, o in quel tal grado, o in quella proporzione coll’altre, o così combinata ec., il risultato non sarebbe quello) sieno anche bene spesso difficilissimi a spiegarsi, e a rivocarsi ai principii, ed a conoscerne il rapporto e somiglianza cogli altri risultati, chi non sia abilissimo, acutissimo e industriosissimo nel considerarli; nondimeno in sostanza corrispondono ai principii da me esposti, e non se gli debbono riputare contrarii, come non dubito che potranno parere mille di loro e in mille casi, alla prima vista, ed anche dopo un accurato, ma non idoneo nè giusto nè sufficiente esame. Bisogna aver molta pratica ed abilità ed abitudine di applicare i principii generali agli effetti anche più particolari e lontani, e di scoprire e conoscere e d’investigare i rapporti anche più astrusi e riposti e più remoti. Questa protesta intendo di fare generalmente per tutti gli altri principii e parti del mio sistema sulla natura.
Ma che? Lo dico, o taccio? Sicuramente che voglio dirlo.
Qualunque uomo ha forza di pensare da se, qualunque s’interna colle sue proprie facoltà e, dirò così, co’ suoi propri passi, nella considerazione delle cose, in somma qualunque vero pensatore, non può assolutamente a meno di non formarsi, o di non seguire, o generalmente di non avere un sistema.
Parecchi filosofi hanno acquistato l’abito di guardare come dall’alto il mondo, e le cose altrui, ma pochissimi quello di guardare effettivamente e perpetuamente dall’alto le cose proprie. Nel che si può dire che sia riposta la sommità pratica, e l’ultimo frutto della sapienza.
L’amor di sistema è dannosissimo al vero: perché i particolari si tirano per forza ad accomodarsi al sistema formato prima della considerazione di essi particolari, dalla quale il sistema dovea derivare, ed a cui esso doveva accomodarsi. Allora le cose si travisano, si considerano i particolari in quell’aspetto solo che favorisce il sistema, e non il sistema delle cose, come dovrebb’essere. Ma che le cose servano ad un sistema, e che la considerazione di esse conduca il pensatore ad un sistema è indispensabile e necessario; è inseparabile dalla filosofia; costituisce la sua natura ed il suo scopo: e concludo che non solamente non ci fu ma non ci può esser filosofo né pensatore per grande, e spregiudicato, e amico del puro vero, ch’ei possa essere, il quale non si formi o non segua un sistema.
A quello che ho detto della ragionevolezza, anzi necessità di un sistema a chiunque pensi, e consideri le cose; si può aggiungere, che infatti poi le cose hanno certo un sistema, sono ordinate secondo un sistema, un disegno, un piano. certo è che l’idea del sistema, di corrispondenza, di relazioni, di rapporti, è idea reale, ed ha il suo fondamento, e il suo soggetto nella sostanza, e in ciò ch’esiste. Così che gli speculatori della natura, e delle cose, se vogliono arrivare al vero, bisogna che trovino sistemi, giacchè le cose e la natura sono infatti sistemate, e ordinate armonicamente. Potranno errare, prendendo per sistema reale e naturale, un sistema immaginario, o anche arbitrario, ma non già nel cercare un sistema. Sarà falso quel tal sistema, non però l’idea ch’esso include, che la natura e le cose sieno regolate e ordinate in sistema. Perciò chi sbandisce affatto l’idea del sistema, si oppone all’evidenza del modo di esistere delle cose. Chi dispera di trovare il sistema o i sistemi veri della natura, e però si contenta di considerare le cose staccatamente (se pur v’ha nessun pensatore che, non dico si contenga, ma si possa contenere in questo modo), sarà compatibile, ed anche lodevole. Ma oltre ch’egli ponendo per base la disperazione di conoscere il vero sistema, ha posto per base la disperazione di conoscere la somma della natura, e il più rilevante delle cose, si ponga mente al pensiero seguente, che farà vedere un altro capitalissimo inconveniente del rinunziare alla ricerca del sistema naturale e vero delle cose. Perché non si conoscono mai perfettamente le ragioni, nè tutte le ragioni di nessuna verità, anzi nessuna verità si conosce mai perfettamente, se non si conoscono perfettamente tutti i rapporti che ha essa verità colle altre. E siccome tutte le verità e tutte le cose esistenti, sono legate fra loro assai più strettamente ed intimamente ed essenzialmente, di quello che creda o possa credere e concepire il comune degli stessi filosofi; così possiamo dire che non si può conoscere perfettamente nessuna verità, per piccola, isolata, particolare che paia, se non si conoscono perfettamente tutti i suoi rapporti con tutte le verità sussistenti. Che è come dire, che nessuna (ancorchè menoma, ancorchè evidentissima e chiarissima e facilissima) verità, è stata mai nè sarà mai perfettamente ed interamente e da ogni parte conosciuta.Così, senza la condizione detta qui sopra, non si conoscono mai, nè tutte le premesse che conducono a una conseguenza, cioè alla cognizione di una tal verità, nè tutta la relazione e connessione, o tutte le relazioni e connessioni che hanno le premesse anche conosciute, colla detta conseguenza. Queste considerazioni, come v’ho detto, si possono applicare anche al mio sistema e al mio scartafaccio (se ci ponete la mente).
Ma ne discorreremo ancora, se vorrete, che il discorso non è che al principio.
Scrivetemi più spesso che potete, perchè le vostre lettere mi recano sempre un senso di vita che da parecchi anni io non soglio provare, si può dir, mai. Amatemi come fate.
V’abbraccio strettamente e resto il vostro svisceratissimo e ardentissimo amico.
Testo elaborato da Antonella Antonia Paolini utilizzando passi tratti dalle opere leopardiane: «Epistolario»; «Zibaldone»
Restauro della casa di Silvia, a cura della famiglia Leopardi di San Leopardo, aperta dal 16 luglio 2017.
Michael Caesar e Franco D’Intino hanno diretto la traduzione inglese dello Zibaldone, 2013, Farrar Straus and Giroux, New York
Fabiana Cacciapuoti ha condotto la nuova edizione tematica dello Zibaldone di Pensieri, 2014, Donzelli, Roma
28 luglio, Giornata leopardiana dedicata ai duecento anni dall’inizio della composizione dello Zibaldone, Futura Festival, Civitanova Marche.
Convegno di studi 27-30 Settembre 2017, Leopardi nella cultura del Novecento. Modi e forme di una presenza.
Centro Nazionale Studi Leopardiani,
Recana
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