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Nell'illustrare i dati, Istat e ministero della Salute hanno precisato che le condizioni emergenziali in cui si è svolta l'indagine non hanno permesso di arrivare ai 150mila soggetti previsti. Tuttavia le tecniche adottate hanno consentito la produzione di stime coerenti sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di rilevazioni condotte a livello locale.
Le differenze territoriali sono molto "accentuate" e la Lombardia raggiunge il massimo con il 7,5% di sieroprevalenza, ossia sette volte il valore rilevato nelle regioni a più bassa diffusione, soprattutto del Mezzogiorno.
Dall'indagine sulla sierprevalenza in Italia "non emergono differenze significative per quanto riguarda il genere". "Uomini e donne sono stati colpiti nella stessa misura dal Sars-CoV-2 così come emerso anche da studi di altri Paesi. Per quanto riguarda l'età, è interessante notare come il dato di sieroprevalenza più basso sia riscontrabile per i bimbi da 0 a 5 anni (1,3%) e per gli ultra 85enni (1,8%), due segmenti di popolazione per età verosimilmente più protetti e, quindi, meno esposti durante l'epidemia", rileva il report. Il 27,3% delle persone che ha sviluppato anticorpi covid-19 non ha avuto alcun sintomo.
"I dati ci dicono che le persone contagiate sono una piccola parte, ma anche che non si può assolutamente abbassare la guardia, conta molto la responsabilità individuale, seguire le regole, distanze, mascherine e lavarsi le mani, che sono state fortemente seguite dalla popolazione". Lo ha detto la direttrice centrale Istat, Linda Laura Sabbadini, intervenendo alla presentazione dei risultati dell'indagine di sieroprevalenza su Sars-Cov-2 all'Auditorium del Ministero della Salute. "Il territorio è la chiave di lettura fondamentale di questa pandemia - ha aggiunto - tutte le regioni del Sud sono sotto l'1% mentre la Lombardia arriva al 7,5%".
Interessante un dato sugli antcorpi. La prevalenza dello sviluppo di anticorpi al SarsCov2 è simile per tutte le classi di età ma il livello piu basso all'1,3% è per i bambini piccoli e per gli anziani è a 1,8% e "questo forse perchè c"è un effetto di protezione dei familiari per questi segmenti". Gli operatori della sanità sono i più colpiti, con il 9,8% e gli addetti alla ristorazione superano il 4%. Non emergono differenze di genere, ha aggiunto ancora la direttrice Istat Linda Sabbadini.
"Il dato 2,5% di sieroprevalenza può sembrare piccolo ma può trasformarsi in qualcosa di problematico se non rispettiamo la prudenza", ha chiarito Gian Carlo Blangiardo, presidente dell'Istat. "Sembra poco, ma è la variazione territoriale che è l'elemento importante. Ciò vuol dire che la probabilità di incontrare una persona positiva è di 2,5: se incontro 20 persone, ho il 50% di possibilità di incontrare una persona positiva", ha concluso Blangiardo.
E il ministro della Salute Speranza ha annunciato il proseguimento del rigore da parte del Governo. "Lo studio sulla sieroprevalenza è uno dei tasselli decisivi per studiare il coronavirus e trovare risposte adeguate. I dati ci dicono che l'impatto è stato importante e, viste anche le difficoltà internazionali, il Governo proseguirà con la linea della cautela e del rigore".
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