Guerre, catastrofi, grandi crimini e grandi eventi eccitano molto il filosofo militante. Chi cerca di sintetizzare il senso della Storia è sempre a caccia di atti estremi, imprese simboliche e idee fisse deliranti. In questo modo anche il pensiero si eccita. Prende parte al delirio costruendo castelli di concetti. Gli eventi, tuttavia, restano eventi, le stragi sono stragi e i libri, alla fine, non possono evitare di essere libri. L'autore che spera di lanciare il libro memorabile scrivendo sull'evento che riempie le pagine dei giornali somiglia a quegli automobilisti furbi che si accodano alle ambulanze in corsa per superare gli ingorghi del traffico. Di fronte all'attualità un filosofo può sperare DI SUPERARE IL GIORNALISMO SOLO SE EFFETTIVAMENTE LO SUPERA DICENDO QUALCOSA DI NUOVO. MA DA QUALCHE TEMPO I FILOSOFI SI SONO MESSI A LAVORARE PIU' IN FRETTA DEI GIORNALISTI CENTRANDO SUL FATTO CHE INVECE DI CONOSCERE MEGLIO I FATTI POSSONO SPIEGARLI SACCHEGGIANDO LA STORIA DELLA FILOSOFIA E DELLA LETTERATURA. CADONO COSI' IN UNA PENOSA CONTRADDIZIONE: MENTRE VOGLIONO CONVINCERE CHE L'EVENTO DI IERI APRE UNA NUOVA ERA, DIMOSTRANO CHE NON E' VERO DATO CHE LORO LO AVEVANO GIA' CAPITO E PREVISTO DA UN PEZZO. GIA' OMERO, GIA' DOSTOEVSKIJ NE AVEVANO PARLATO...MA ALLORA?
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L'articolo non si trova in rete (almeno io non l'ho trovato), ma vale la pena di ricordarlo visto che si riferiva ad un testo uscito nel 2002 e il cui autore era l'altro ex- nuovo filosofo Andrè Glucksmann (1937-2015) (insieme con H-B. Levy, i due apparvero sulla scena editoriale alla fine degli anni Settanta sollevando polemiche e dissensi a non finire).
Berardinelli recensiva DOSTOEVSKIJ A MANHATTAN, edito in Italia da Liberal libri scrivendo che "lo stile del libro - e quasi il suo meglio- è tutto nel titolo. L'accostamento sorprendente fornisce già la spiegazione di tutto (...) ma un libro che si riassume così brillantemente in una battuta non può che essere ridondante (...) è un libro scritto con una tale velocità che si ha l'impressione di ricominciare sempre da capo dopo una ventina di pagine. Cioè: 20 pagine scelte a caso fra le 250 del volume sarebbero state sufficienti e certo letterariamente più suggestive" (...)
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