In questi giorni stiamo facendo questa domanda agli studenti delle scuole superiori della Lombardia: “Che cos’è per voi la cittadinanza?” Da Milano, a Lumezzane passando per Sarezzo, Gallarate, Monza, Abbiategrasso e Vimercate le risposte non sono poi tanto diverse. Si sentono riflessioni ragionate, ma anche stereotipi e cose riferite per “sentito dire”. In tutte le classi sono i ragazzi a indicare quelli che possono essere utilizzati come criteri per l’attribuzione della cittadinanza: luogo di nascita, cittadinanza dei genitori, durata di permanenza in un Paese, legami familiari (quali matrimonio e adozione). Ma non mancano risposte stravaganti: rapporto di lavoro, meriti sportivi, buona condotta. Proprio da qui si inizia a ragionare insieme su perché questi ultimi criteri in realtà non sono utilizzati dagli ordinamenti statali: “Nessuno di noi lavora, ma quasi tutti abbiamo la cittadinanza”; “Anche quelli di noi che non sono campioni sportivi hanno la cittadinanza”; “Ma se uno va in prigione, gli tolgono la cittadinanza?”
Se c’è una cosa che accomuna tutti è lo stupore nello scoprire che non è l’esser nati e cresciuti in Italia che li rende italiani.
Spesso senza sapere cosa sia lo “ius soli” i ragazzi danno per scontato che chi nasce in Italia, anche se ha genitori stranieri, sia da considerarsi italiano. Guidati dallo stupore e dalla voglia di capire come effettivamente funzionano le cose, sono attentissimi quando spieghiamo loro l’attuale legislazione e le proposte per l’introduzione del cosiddetto “ius soli moderato”. A parte qualche eccezione la gran parte dei ragazzi trova questa proposta di riforma legislativa più che sensata e alquanto adeguata.
Anche perché in tutte le classi non manca “lo straniero”, la cui condizione di “non cittadino” a volte si scopre solo in quella sede.
Il progetto di cui parlo si chiama Inside Out/Scuole ed è realizzato dalle associazioni
Il Razzismo è una brutta storia e
aBcM. Dopo i laboratori nei quali si guardano i cortometraggi del kit didattico “Look Around. Per non restare indifferenti” e si discute di cittadinanza e partecipazione chiediamo ai ragazzi di “mettere la loro faccia” per la riforma, in senso inclusivo, della legge sulla cittadinanza. I ritratti vengono raccolti, condivisi da loro sui social media e mandati dall’artista JR per essere rielaborati e stampati in “formato gigante”.
Quasi tutti i ragazzi si fanno fotografare e si attivano per trovare, insieme alle amministrazioni locali, uno spazio pubblico per l’affissione dei loro ritratti.
Il risultato sarà una mostra a cielo aperto, nelle strade e nelle piazze, “la più grande galleria d’arte del mondo” secondo JR. Data prevista 10 dicembre p.v., la Giornata Mondiale del dei Diritti Umani.
Insie Out/Scuole serve a portare “da dentro a fuori” le facce e le idee delle nuove generazioni che si stanno formando nelle scuole lombarde. Chissà se guardando questi ritratti capiremo meglio chi sono gli italiani di oggi e non di domani.
Nel 2011 la campagna
L’Italia sono anch’io, che questo progetto continua a diffondere, ha raccolto più di 200 mila firme di cittadini italiani per la riforma in materia di cittadinanza e partecipazione alla politica locale da parte dei migranti. Da due anni la discussione sulle proposte è in attesa della calendarizzazione da parte del Parlamento.
Chissà se i nuovi portavoce della campagna, Giuliano Pisapia e Carlo Feltrinelli, saranno in grado di fare in modo che una di queste proposte diventi la prima legge di iniziativa popolare ad essere approvata in Italia
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