1. Gli studi e gli esperimenti che confermano la tesi
dell’autore
“(…) la paura di
ciò che è estraneo e degli stranieri è profondamente radicata. Essa è stata osservata nei bambini fra i sette e i
nove anni e numerosi giochi infantili costituiscono, in realtà, un mezzo per
superare questa paura, per controllare il suo oggetto. I fenomeni di panico
delle masse discendono in modo frequente dalle stesse cause e sono espressi
negli stessi drammatici movimenti di fuga e di angoscia. Questo avviene perché
il timore di perdere i punti di riferimento consueti, di perdere il contatto
con ciò che fornisce un senso di continuità, di reciproca comprensione, è
insopportabile. E quando la diversità si impone a noi sotto forma di qualcosa
“non abbastanza” come dovrebbe essere, noi istintivamente la rifiutiamo perché
minaccia l’ordine prestabilito” (40)
“Il pensiero
sociale è tributario più delle convenzioni e della memoria che della ragione,
delle strutture tradizionali piuttosto che delle correnti strutture
intellettuali o percettive. Denise
Jodelet* ha analizzato le reazioni degli abitanti di vari villaggi nei
confronti di handicappati mentali che erano stati collocati fra loro. Questi
pazienti, dall’apparenza quasi normale, nonostante le istruzioni che gli
abitanti del villaggio avevano ricevuto, continuavano ad essere visti come
alieni, malgrado la loro presenza fosse stata accettata da moltissimi anni e
malgrado essi condividessero la vita quotidiana degli abitanti del villaggio
così come le loro case. Perciò diventa evidente che le rappresentazioni alle
quali essi avevano dato origine derivavano da visioni e nozioni tradizionali ch
determinavano le relazioni fra gli abitanti del villaggio e loro stessi” (41)
“Le
rappresentazioni sociali sono create da due meccanismi, l’ancoraggio e l’oggettivazione.
L’ancoraggio è un processo che porta qualcosa di estraneo e disturbante che ci
riguarda nel nostro particolare sistema di categorie e lo confronta con il
paradigma di una categoria che riteniamo adatta. E’ come ancorare una barca
alla deriva ad una delle boe del nostro spazio sociale. Così, nello studio di
Denise Jodelet, per gli abitanti del
villaggio, i malati mentali collocati in mezzo a loro dall’associazione medica
furono immediatamente giudicati mediante standard convenzionali e paragonati
agli idioti, ai barboni, agli spastici, con tutto ciò che, nel dialetto locale,
era chiamato ‘rogues’. Nella misura in cui un dato oggetto o una data idea è
confrontato con il paradigma di una categoria, esso acquisisce le
caratteristiche di quella categoria ed è ri-accomodato per riadattarsi ad essa.
Se la classificazione così ottenuta è generalmente accettata, allora qualsiasi
opinione che si riferisce a quella categoria si riferirà anche a quell’oggetto
o a quell’idea. Ad esempio, al summenzionata opinione degli abitanti del
villaggio su idioti, vagabondi e spastici è trasferita, non modificata, ai
malati mentali” (46)
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* Alcune opere di Denise
Jodelet (dal 1997 direttore di studi dell’l'École
des hautes études en sciences sociales di Parigi).
Pensée mythique et
représentations sociales, Denise Jodelet
- Eugenia Coelho Paredes
Mythes et représentations sont des formes distinctes de
la pensée sociale. Le présent ouvrage rassemble les contributions
d'anthropologues et de psychosociologues, en vue de préciser quelques-unes des
modalités de la relation établie actuellement entre ces deux formes de pensées.
Dans l'espace de vie d'une tribu indienne du Brésil, ou au vue de l'incarnation
de l'identité de genre dans la littérature féminine contemporaine, les liens
entre mythes et représentations sociales mis à jour s'avèrent multiples et
diversifiés.
Les representations
sociales
Située à
l'interface du psychologique et du social, de l'individuel et du collectif, la
notion de représentation sociale engendre, depuis plusieurs décennies, un
puissant courant de recherche en psychologie sociale oú elle joua un rôle
rénovateur. Elle tend, aujourd'hui, à occuper une position centrale dans les
sciences humaines oú on lui prête un rôle réunificateur. Cet ouvrage donne un
aperçu des réalisations auxquelles l'étude des représentations sociales a donné
lieu et des potentialités qu'elle porte. vingt et un chercheurs et enseignants
d'europe et d'outre-atlantique y ont apporté leur concours. ils mettent en
lumière les rapports de l'analyse des représentations sociales avec différentes
disciplines (anthropologie, linguistique, logique, psychanalyse, sociologie. ).
il en est de même avec certains modèles de la psychologie sociale, et divers
champs d'application et de recherche (économie, éducation, vulgarisation
scientifique. ). le travail de synthèse et d'exploration, la réflexion critique
des auteurs sont, pour la recherche, plus qu'une introduction, une impulsion
Folies et
répresentation sociales (1989) analyse des colonies familiales de Dun
sur Auron et Ainay le Château réalisée en 1970.
Estratto da S. Moscovici, R. M. Farr, Le rappresentazioni sociali, Il Mulino, 1989
2. I quattro principi metodologici
seguiti nelle ricerche sulle rappresentazioni
sociali
Tutte le ricerche condotte su questo
fenomeno hanno condiviso 4 principi metodologici : 1) ottenere materiale da campioni di conversazione che hanno luogo normalmente in una società ; 2)
considerare le rappresentazioni sociali come un mezzo di ri-costruzione della
realtà ; 3) il carattere delle rappresentazioni sociali è rivelato soprattutto
in periodi di crisi e di agitazioni ; 4) le persone che elaborano tali
rappresentazioni sono viste come qualcosa di simile ad uno ‘studioso’
dilettante e i gruppi che essi formano come equivalenti moderni di quella
società di studiosi dilettanti che esistevano circa un secolo fa.
1)
Il primo psico-sociologo ad affermare che
opinioni e rappresentazioni sono create nel corso delle conversazioni come modi
elementari di mettersi in relazione e di comunicare fu Gabriel Tarde. Egli
dimostrò come esse emergano soprattutto in luoghi riservati (come i ritrovi, i
bar) ; come esse siano determinate dalle dimensioni fisiche e psicologiche
di quegli incontri fra individui e come esse cambino con il passare del tempo.
Egli elaborò anche un piano per una scienza sociale del futuro che dovrebbe
consistere nello studio comparativo di conversazioni. Infatti le interazioni
che naturalmente si verificano nel corso delle conversazioni, rendono individui
e gruppi capaci di familiarizzarsi con oggetti ed idee incongrue e così di
dominarli. Tali infracomunicazioni e tale pensiero, fondati sulla diceria,
costituiscono una sorta di strato intermedio fra la vita privata e la vit
pubblica e facilitano il passaggio dall’una all’altra. In altri termini la
conversazione è come il punto centrale dei nostri universi consensuali perchè
essa modella ed anima le rappresentazioni sociali e dà loro una vita propria
(80).
2)
3)
In periodi di crisi ed agitazione la gente è più
disposta a parlare, le immagini e le espressioni sono più vivaci, la memoria
collettiva è eccitata e il comportamento diventa più spontaneo. Gli individui
sono motivati dal loro desiderio di comprendere un mondo sempre più inconsueto
e perturbato. Le ricostruzioni sociali sembrano disadorne, dal momento che le
decisioni e le barriere fra mondo pubblico e privato sono diventate indistinte.
Ma la crisi peggiore si verifica quando le tensioni fra universi reificati e
consensuali creano una spaccatura fra il linguaggio dei concetti e quello delle
rappresentazioni, fra la conoscenza scientifica e la conoscenza comune. E’ come
se la società fosse stata divisa e non ci fosse più un mezzo per colmare la
distanza fra i due universi. Ciò può accadere a seguito di nuove scoperte,
nuove concezioni e della loro divulgazione nel linguaggio quotidiano e nella
consapevolezza collettiva. Queste possono essere seguite da reali rivoluzioni
del senso comune che non sono meno significative delle rivoluzioni scientifiche
(81-82) ;
4)
Questa è la natura della maggior parte delle
riunioni informali, delle discussioni nei bar e nei club o delle riunioni
politiche dove i modi di pensiero e di espressione riflettono le curiosità che
vengono espresse e i legami sociali che vengono stabiliti al momento. D’altra
parte, molte rappresentazioni derivano dai lavori professionali che sono
indirizzati a questo ‘pubblico di dilettanti’; penso a quei pedagogisti, a quei
divulgatori di scienza e a quei giornalisti di un certo tipo i cui scritti
rendono possibile a chiunque di vedere se stesso come un sociologo, un
economista, un fisico, un dottore o uno psicologo (82)
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