1. Vita
metropolitana e velocità
La vita
metropolitana produce un primo ed immediato effetto sul comportamento delle
persone: “l’intensificazione della vita nervosa”, un maggior consumo di stati
di coscienza, ovvero la necessità di rispondere
ad un “rapido ed incessante avvicendarsi di impressioni esteriori ed
interiori” (36). La velocità degli stimoli, delle impressioni, dei ritmi
sembra essere la prima caratteristica messa in luce da Simmel in queste pagine
iniziali. Un ritmo forsennato che Simmel ritrova nelle situazioni più diverse
della vita metropolitana: l’attraversamento di una strada, la vita economica,
quella professionale. Una velocità che non era presente nella vita condotta
nelle città di campagna e di provincia
2. Carattere
intellettualistico-calcolatore e carattere sentimentale
La vita
metropolitana produce un secondo effetto che Simmel collega tanto all’eccesso
di consapevolezza già rilevato sopra, sia ad un altro fenomeno, questa volta di
natura economica, presente nella società metropolitana: l’economia monetaria,
vale a dire l’economia capitalistica. Questo modello di economia ha finito per
produrre una vera e propria mentalità per la quale le persone valgono come “se
fossero dei numeri ed interessano solo per il loro rendimento oggettivamente
calcolabile”: “E’ in questo modo che l’abitante della metropoli si rapporta con
i suoi fornitori o con i suoi clienti, con i suoi servi e spesso anche con le
persone che appartengono al suo ambiente sociale e con cui deve intrattenere
qualche relazione” (38). Come il denaro ha reso tutto indifferente ed astratto
riducendo qualsiasi cosa a valore di scambio (questo è l’elemento comune alla
diversità effettiva delle merci e alla varietà dei servizi), così i rapporti umani
sono stati ridotti al semplice rapporto prestazione-controprestazione. In
questo sistema economico si produce per clienti “totalmente sconosciuti, che
non entrano mai nel raggio visuale del vero produttore. Questo fa si che
l’interesse di entrambe le parti diventi di una spietata oggettività, il loro
egoismo economico, basato sul calcolo intellettuale, non deve temere nessuna
distrazione che provenga dalla imponderabilità delle relazioni personali” (39).
Nella vita delle città di provincia e di campagna le relazioni umane sono più
strette; ci si conosce quasi di persona, cosa che finisce per produrre una
“colorazione affettiva del comportamento”; inoltre chi produce, produce per
clienti che si conoscono direttamente e reciprocamente. La produzione stessa è
per l’autoconsumo e per lo scambio immediato delle merci ed il contatto diretto
con il cliente. Il problema, a questo punto, conclude Simmel è se sia la
“disposizione intellettualistica dell’animo a spingere verso l’economia
monetaria, oppure se sia quest’ultima a determinare la prima” (39)
3. Nella
vita metropolitana lo spirito moderno diventa sempre più calcolatore
Lo spirito
calcolatore della modernità si deve attribuire a due fattori: da un lato lo
sviluppo delle scienze fisico-matematiche che vorrebbero trasformare il mondo
intero in un calcolo fissandone ogni parte in formule matematiche; dall’altro
l’economia monetaria e l’uso del denaro che ha fatto si che la vita quotidiana
diventasse bilanci, calcoli, definizioni numeriche, riduzione di valori
qualitativi in valori quantitativi: “Il carattere calcolatore del denaro ha
introdotto nelle relazioni fra gli elementi della vita una precisione, una
sicurezza nella definizione di uguaglianze e disuguaglianze, una univocità
negli impegni e nei contratti come quella che è prodotta esteriormente dalla
diffusione generalizzata degli orologi da tasca” (40)
4. La
funzione livellatrice del denaro e lo sviluppo dell’indifferenza
Il terzo
elemento caratteristico che la vita metropolitana produce è quello che Simmel
chiama “essere blasé”: “L’essenza dell’essere blasé consiste
nell’attutimento della sensibilità rispetto alla differenza fra le cose nel
senso che il significato e il valore delle cose stesse sono avvertiti come
irrilevanti. Al blasé tutto appare di un colore uniforme, grigio, opaco,
incapace di suscitare preferenze” (43). Anche in questo caso c’è una relazione
con l’economia monetaria: “Nella misura in cui il denaro pesa tutta la varietà
delle cose in modo uniforme ed esprime tutte le differenze qualitative in
termini quantitativi, nella misura in cui il denaro, con la sua assenza di
colori e la sua indifferenza, si erge ad equivalente universale di tutti i
valori, esso diventa il più terribile livellatore, svuota senza scampo il
nocciolo delle cose, la loro particolarità, il loro valore individuale, la loro
imparagonabilità” (43).
5. Riservatezza,
avversione, estraneità, aggressività
La
condizione di vita metropolitana produce altri effetti sugli individui
costretti a viverla. Si tratta di atteggiamenti capaci di difendere l’individuo
dalle pressioni di questa condizione. Primo fra tutti quello della RISERVATEZZA
che, per anni, fa si che si arrivi a “non conoscere neppure di vista i vicini e
che ci fa apparire così spesso freddi ed insensibili all’abitante della piccola
città” (45). Simmel fa ancora una volta un confronto con la vita nelle piccole
città: qui ognuno conosce, come già detto, quasi tutti quelli che incontra “e
dove si ha un rapporto effettivo con ognuno, ciascuno di noi diventerebbe
interiormente del tutto disintegrato e finiremmo per trovarci in una condizione
psichica insostenibile” (45). Così, forse, si manifesta quel riserbo di cui
sopra nella vita metropolitana. Ma la riservatezza nasconde, in realtà, altri
sentimenti come l’avversione, l’estraneità, la repulsione che possono anche
diventare, improvvisamente, odio ed aggressione
6. Nella
metropoli l’individuo gode di una maggiore libertà rispetto a quella
vissuta nella piccola città
“La vita
della piccola città, nell’antichità come nel medio evo, imponeva al singolo
tali limiti di movimento e di relazione all’esterno, di indipendenza e
differenziazione all’interno che l’uomo moderno vi avrebbe l’impressione di
soffocare; ed ancora oggi l’abitante della metropoli che si trasferisca in una
città di provincia avverte qualcosa di analogo, almeno per quanto riguarda la
qualità dei limiti. Quanto più piccola è la cerchia che forma il nostro
ambiente e limitate sono le relazioni che ne oltrepassano i confini, tanto più
ansiosamente questa cerchia sorveglia le prestazioni, la condotta e le
convinzioni dell’individuo affinché nulla di troppo peculiare,
quantitativamente e qualitativamente, faccia saltare il quadro di insieme. Da
questo punto di vista la polis antica sembra aver avuto esattamente il
carattere della città di provincia. Il fatto che la sua esistenza fosse
permanentemente minacciata da nemici vicini e lontani generava quella coesione
ferrea nelle relazioni politiche e militari, quella sorveglianza del cittadino
da parte del cittadino, quella gelosia della comunità nei confronti del singolo
per cui la vita autonoma di quest’ultimo era così piena di vincoli che questi
poteva rivalersi solo con l’esercizio di un potere dispotico all’interno della
propria casa. L’immenso movimento, l’effervescenza, la singolare vivacità della
vita ateniese si spiegano, forse, col fatto che un popolo di persone orientate
come poche altre allo sviluppo della propria individualità si trovò a lottare
contro la permanente pressione interna ed esterna di una cittadina che tendeva
naturalmente a reprimerla. Ciò produceva una atmosfera di tensione in cui i più
deboli venuti tenuti a freno ed i più forti stimolati a dar prova di sé con
passione. Proprio in questo modo fiorì ad Atene ciò che, senza poterlo meglio
definire, si deve designare come l’universalmente umano nello sviluppo della nostra specie” (47-48)
7. Le
metropoli sono il luogo del cosmopolitismo
Un’altra
caratteristica della vita metropolitana è il COSMOPOLITISMO, ossia la non
riduzione dell’essenza metropolitana in grandezza immediata del territorio e
della popolazione: “Una volta che si sia superata una certa soglia, il raggio
visuale, le relazioni economiche, personali, spirituali ed il perimetro ideale
della città aumentano in progressione geometrica” (50
8. L’incremento
della divisione del lavoro e la creazione di nuovi bisogni
L’ampliamento
della libertà individuale fa sì che questa libertà permetta che ogni individuo
segua le leggi della propria natura facendo emergere l’elemento peculiare ed
incomparabile che ogni natura individuale possiede. Per far emergere questa
natura individuale ognuno dovrà “distinguersi effettiavemnte dagli altri poiché
solo la nostra inconfondibilità comprova che il nostro modo di esistere non ci
è stato imposto dagli altri” (51). Così le città diventano il luogo in cui la
divisione del lavoro può raggiungere esiti estremi fino a determinare la
nascita di professioni quasi incredibili come quella di chi viene chiamato
quando ci si trovi sfortunatamente ad essere in 13 a tavola (la professione
del quattordicesimo a Parigi!).
“mano a
mano che si espande, la città offre sempre di più le condizioni fondamentali
della divisione del lavoro, una cerchia che per la sua grandezza è capace di
accogliere una grande e variegata quantità di prestazioni, mentre in
contemporanea la concentrazione degli individui e la loro concorrenza per gli
acquirenti costringe ciascuno a specializzarsi in modo tale da non rischiare di
essere sostituito da altri. Il punto decisivo è che la vita urbana ha
trasformato la lotta con la natura per il cibo, in una lotta per l’uomo; e che
la posta in palio non viene data dalla natura, ma dall’uomo. Qui, infatti, non
si tratta solo della specializzazione, di cui si è detto, ma di qualcosa di più
profondo: del fatto che l’offerente deve cercare di suscitare bisogni sempre
nuovi e sempre più specifici nelle persone cui si rivolge. La necessità di
specializzare la propria prestazione per trovare una fonte di guadagno non
ancora esaurita, una funzione non facilmente sostituibile, spinge a
differenziare, raffinare ed arricchire i bisogni del pubblico, il che del resto
porta evidentemente e necessariamente ad una differenziazione personale
crescente all’interno del pubblico stesso” (52)
9. La
ricerca della stravaganza e dell’apparire per mostrare agli altri
la propria esistenza
La ricerca
della distinzione sociale conduce alla ricerca della “particolarizzazione
qualitativa per poter attirare su di sé, in qualche modo, grazie alla
stimolazione del senso delle differenze, l’attenzione del proprio ambiente. Ciò
che finisce per portare alle eccentricità più arbitrarie, alle stravaganze
tipicamente metropolitane della ricercatezza, dei capricci, della preziosità il
cui senso non sta più nei contenuti di tali condotte, ma solo nell’apparire
diversi, nel distinguersi e nel farsi notare, il che, in definitiva, rimane per
molti l’unico mezzo per salvare, attraverso l’attenzione degli altri, una
qualche stima di sé e la coscienza di occupare un posto. Nello stesso senso
agisce un altro elemento impercettibile i cui effetti finiscono, però, per
sommarsi e diventare ben visibili: la brevità e la rarità degli incontri che,
in confronto alle relazioni quotidiane della piccola città, sono concessi a
ciascuno. La tentazione di presentarsi in modo arguto, conciso, possibilmente
caratteristico è, infatti, straordinariamente più forte in questo caso che là
dove la frequenza e la durata degli incontri fornisce a ciascuno una immagine
inequivocabile della personalità dell’altro” (53)
10. Una terrificante differenza: alla crescita del benessere materiale non ha corrisposto una analoga crescita della cultura individuale
10. Una terrificante differenza: alla crescita del benessere materiale non ha corrisposto una analoga crescita della cultura individuale
Simmel individua un altro fenomeno tipico della vita moderna urbanizzata: l’incredibile sproporzione esistente fra sviluppo e disponibilità di beni materiali e sviluppo e disponibilità di beni spirituali: “Lo sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la preponderanza di ciò che si può chiamare lo spirito oggettivo sullo spirito soggettivo, in altre parole, nel linguaggio come nel diritto, nella tecnica della produzione come nell’arte, nella scienza come negli oggetti di uso domestico è incorporata una quantità di spirito al cui quotidiano aumentare lo sviluppo spirituale dei soggetti può tener dietro solo in modo incompleto e con distacco sempre crescente. Se consideriamo l’immensa quantità di cultura che si è incorporata negli ultimi 100 anni in cose e conoscenze, in istituzioni e comodità e la paragoniamo con il progresso culturale degli individui nel medesimo lasso di tempo – anche solo nei ceti più elevati- fra i 2 processi si mostra una terrificante differenza di crescita e addirittura, per certi versi, un regresso della cultura degli individui in termini di spiritualità, delicatezza, idealismo” (53-54)
11. L’economia capitalistica fra crescita materiale e desiderio di distinzione
Il modo di produrre e consumare tipico del capitalismo, la crescente necessità di lavorare e di specializzare le attività lavorative in mille direzioni diverse sono alla base del fenomeno precedentemente descritto. La divisione del lavoro “richiede al singolo una prestazione sempre più unilaterale il cui più alto potenziamento determina, spesso, un deperimento della sue personalità complessiva. In ogni caso l’individuo è sempre meno all’altezza dello sviluppo lussureggiante della cultura oggettiva. Forse meno nella coscienza che nei fatti e nei confusi sentimenti che ne derivano l’individuo è ridotto ad una quantité négligeable, ad un granello di sabbia di fronte ad una organizzazione immensa di cose e di forze che gli sottraggono tutti i progressi, le spiritualità e i valori, trasferiti via via dalla loro forma soggettiva a quella di una vita puramente oggettiva. Le metropoli sono i veri palcoscenici di questa cultura che eccede e sovrasta ogni elemento personale. Qui, nelle costruzioni e nei luoghi di insegnamento, nei miracoli e nel comfort di una tecnica che annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e nelle istituzioni visibili dello stato, si manifesta una pienezza dello spirito cristallizzato e fattosi impersonale così soverchiante che la personalità non può reggere il confronto. Da una parte la vita viene resa infinitamente facile poiché le si offrono da ogni parte stimoli, interessi, modi di riempire il tempo e la coscienza che la prendono quasi in una corrente dove i movimenti autonomi del nuoto non sembrano quasi più necessari. Dall’altra, però, la vita è costituita sempre di più di questi contenuti e rappresentazioni impersonali che tendono ad eliminare le colorazioni e le idiosincrasie più intimamente singolari; così l’elemento più personale, per salvarsi, deve dar prova di una singolarità ed una particolarità estreme. Deve esagerarsi per farsi sentire anche da se stesso” (54-55)
12. Lo sviluppo dell’individualismo moderno: libertà politico-economica e desiderio di distinzione
Fra il 1700 e il 1800 ha luogo una profonda mutazione nei rapporti fra l’individuo e le istituzioni politiche ed economiche. Si passa da una condizione di restrizione ed illibertà ad una condizione di libertà ed uguaglianza. Un ideale liberale si sviluppa; accanto un altro ideale, causato sia dalla impostazione dell’economia capitalistica, sia da istanze romantiche, prende piede: quello della distinzione personale: “Non più l’uomo universale in ogni singolo individuo, ma proprio l’unicità e la insostituibilità qualitativa del singolo sono, ora, i depositari del suo valore. Nella lotta e negli intrecci mutevoli di questi 2 modi di concepire il posto del soggetto all’interno della totalità, si svolge la storia esteriore ed interiore del nostro tempo” (56)
13 Note metodologiche
“Indipendentemente dal fatto che le loro singole manifestazioni possano o meno piacere, esse fuoriescono dalla sfera di fronte a cui avremmo il diritto di porci nell’attitudine del giudice. Nella misura in cui queste potenze sono intrecciate organicamente nelle radici e nelle fronde dell’intera vita storica di cui facciamo parte nell’effimera durata di una cellula, il nostro compito nei loro confronti non è quello di accusare o di perdonare. Solo quello di comprendere” (57). In precedenza Simmel aveva ricordato il nome di Nietzsche fra quegli autori che si erano opposti ferocemente all’organizzazione della vita moderna in nome dell’unicità dell’individuo e della sua irriducibilità conformistica e consumistica.
Il testo di Simmel si conclude con una nota: “iI contenuto di questa conferenza, per la sua natura, non si basa su di una bibliografia citabile analiticamente, i motivi e l’esposizione delle sue principali argomentazioni culturali e storiche sono contenute nel volume FILOSOFIA DEL DENARO”
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