Come al solito, a Sanremo a detta di molti pare sia andata in onda la trasgressione. Solo che nessuno sa bene cosa sia: è trasgressivo portare sul palco un butt-plug e ammiccare o esplicitamente menzionare il sesso, esaltare la gender fluidity, vestirsi in latex, leccare stivali? Oppure è trasgressivo esaltare la cosiddetta ‘normalità’, come ha fatto apparentemente Angelo Duro, che mentre si calava le brache per mostrarsi privo di inchiostrature epidermiche magnificava il ricorso alla prostituzione come fattore di pace familiare, dettata dalla tranquillità dei maschi? Ed è trasgressivo monologare sulla maternità e sganciarsi dal modello, che rischia di tornare in auge in questa stagione politico-culturale, della donna angelo del focolare e fattrice e discutere di non voler avere figli? La normalità come nuova trasgressione, dunque, o la cara, vecchia trasgressione come nuova normalità?
Ciò su cui però nessuno ha trasgredito sono le questioni sociali, il lavoro, l’economia, tutto ciò che determina il futuro di quelle persone di cui tanto si parla in termini di libertà relazionali, sessuali, esistenziali, e le cui libertà a dire il vero sono embricate con le questioni di cui sopra, ché hai voglia a voler trasgredire o a condurre un’esistenza libera (o libertina) se ti difettano le risorse economiche e le condizioni materiali dell’esistenza ti suggeriscono che libera puoi solamente pensarti perché quando vai in banca a chiedere il mutuo e hai un contratto a termine nessuno te lo concede.
Il nostro giudizio politico sui protagonisti di Sanremo, posto che abbia senso averne uno, e assunto che invece non si debba rispondere con un perentorio “sono solo canzonette” (verso della canzone eponima di un cantautore che però è tra i più brillantemente ‘politici’ della musica italiana, Edoardo Bennato), deriva totalmente dalle preferenze esistenziali, dai gusti sessuali, da ciò che gli piace fumare. Stimiamo qualcuno progressista se ci dice con chi gli piace andare a letto. Non sappiamo niente di quello che pensa del lavoro, dello sfruttamento, dell’economia. Ho come l’impressione – ma potrei sbagliare – che da molti dei cantanti e in generale dei personaggi che calcano il palcoscenico di Sanremo, vista la loro natura paradossalmente ibrida di imprenditori/artisti, arriverebbero delle sorprese, e da tanti, se glielo chiedessimo, ci sentiremmo rispondere che è giusto rendere il lavoro flessibile, che occorre finirla con il miraggio del posto fisso, con l’assistenzialismo di Stato, che la libera impresa non va ostacolata, etc. Perché è perfettamente possibile, in questo clima, che le libertà civili vadano a braccetto con una concezione della politica e dell’economia che vira piuttosto verso destra.
Non mi stupirei se una macchina da guerra come Chiara Ferragni, imprenditrice che incarna il volto più feroce di un sistema fondato sul sentiment e sull’engagement dei followers (che poi vuol dire ‘seguaci’), si esprimesse, sulle questioni economiche, come Meloni o Salvini (o anche come Renzi). Non voglio essere ingiusto, però: magari Fedez e consorte hanno già più volte detto, urbi et orbi, che il sistema dello sfruttamento capitalistico costruisce un inferno in terra e nonostante siano impensabili le magnifiche sorti e progressive del comunismo, forse sarebbe bene metterci una toppa. Se lo hanno detto, o se Rosa Chemical si è espresso contro il Jobs Act o sullo sfruttamento dei riders, allora chiedo venia. Però mi sa che ci si esprime con molta maggiore facilità sulle questioni sessuali. I maligni diranno opportunismo: l’engagement politico su queste cose non paga, dividersi sul sesso invece non costa niente. Gli altri replicheranno che la libertà di andare a letto con un uomo o con una donna (o con entrambi) tocca tutti, e tutti dunque sono titolati a discuterne. E perché, la libertà di contrarre un mutuo o di progettare la propria vita no?
Ma forse ho torto: forse chi macina followers e download di brani non deve andare a frugarsi nelle tasche per sapere se potrà avere un bambino o no. E risponde, in barba al grande Bennato: “Non mettetemi alle strette, sono solo canzonette”.
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