Lo hanno soprannominato subito“Gorilla selfie”: in primo piano c’è un ranger, alle
sue spalle due gorilla che sembrano in posa, con lo sguardo dritto in camera e le mani dietro la schiena. L’autore dello scatto, Mathieu Shamavu, lo ha condiviso sui social con la scritta «Un altro giorno in ufficio». Nel giro di pochi giorni la foto era diventata virale, soprattutto per la divertente posa dei due animali. Ma la storia dietro a questo selfie unico, raccontata dallo stesso Shamavu, è un amaro promemoria di quanto precaria sia la sopravvivenza dei gorilla di montagna.
Intervistato dal Guardian, Shamavu - uno dei 600 ranger che lavorano all’interno del Virunga National Park, in Congo - ha spiegato che i due animali ritratti nella fotografia sono due femmine e si chiamano Ndakazi e Ndeze. Dodici anni fa, i bracconieri hanno ucciso le loro famiglie e le due giovani esemplari, le uniche sopravvissute, sono rimaste orfane. Dopo essere state salvate, Ndakazi e Ndeze sono state le primissime ospiti del Senkwekwe Mountain Gorilla Orphanage Center, l’unico santuario al mondo interamente dedicato ai gorilla di montagna rimasti senza famiglia. Di conseguenza, sono cresciute circondate da esseri umani.
Il tempo passato con veterinari e ranger ha influenzato le due gorilla, che hanno iniziato a imitarne pose e comportamenti, proprio come si vede nello scatto di Shamavu. «Loro tendono tutto quello che facciamo», spiega il ranger: nonostante gli sforzi del personale del parco di far passare loro quanto più tempo possibile nel loro ambiente naturale, ormai i gorilla «si comportano in modo quasi identico agli umani». Del resto, gli orfani necessitano di cure quasi continue: i ranger vivono vicino a poca distanza dal santuario e passano molto tempo in compagnia dei gorilla. Per nutrirli, tenerli al sicuro, provvedere ai loro bisogni, ma anche per far loro compagnia. «Siamo una famiglia», ha spiegato al Guardian il responsabile degli inservienti del parco, Andre Bauma, «sanno che noi siamo delle mamme, per loro. Siamo loro amici». Ma soprattutto sono i loro protettori. Il Virunga National Park è il più antico parco nazionale africano ed è nato nel 1925 proprio per salvaguardare i gorilla. A distanza di quasi un secolo, rimane un santuario prezioso per questi animali a rischio estinzione. L’habitat naturale dei gorilla di montagna è sempre più ristretto: oggi è limitato al la regione dei Monti Virunga - al confine tra Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Uganda - e a un’area nazionale protetta nell’Uganda sud-occidentale, il Bwindi Impenetrable National Park.
Gli sforzi fatti negli ultimi decenni per salvare i gorilla hanno dato qualche piccolo -- ma incoraggiante - risultato: secondo uno studio del Wwf, nell’area dei vulcani Virunga gli esemplari oggi sono oltre 600, mentre nel 2010 erano solo 480. Ma la distruzione delle foreste, le trivellazioni petrolifere e il bracconaggio minacciano ancora la sopravvivenza della specie. Per i gorilla, nemmeno i parchi sono sicuri: nel 2018, proprio nel Virunga sono stati uccisi sei ranger e presi in ostaggio tre turisti. In seguito, il parco è stato chiuso al pubblico per quasi un anno: ha riaperto solo a febbraio. Il selfie è servito a riportare i gorilla al centro dell’attenzione, almeno per un po’: i responsabili del Virunga sperano che possa servire per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale. E a far aumentare le donazioni dei privati, che rappresentano l’entrata principale per la riserva naturale.
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