venerdì 1 marzo 2024

SOCIETA' ITALIANA. VECCHIAIA E CALDO ANOMALO. GIA' NEL 2003. GIVONE S., Se l'uomo diventa disumano, IL MESSAGGERO, 19.08.2003

 DIFFICILE dire se abbia ragione il ministro Pisanu, quando afferma che la prima causa di morte per tante persone anziane più ancora del caldo è la solitudine. Certo è che i due fenomeni insieme formano una specie di nodo scorsoio, che letteralmente toglie il respiro, toglie la  vita. 


Sono fenomeni diversi fra loro, ovviamente; ma qualcosa li

      accomuna, e perciò risultano esiziali nel momento in cui si manifestano

      contemporaneamente. In comune la solitudine dei vecchi e l’attuale

      ondata di caldo hanno il fatto che non sono calamità naturali, bensì il

      prodotto di comportamenti umani. Questo vale naturalmente per la

      solitudine: se i nostri vecchi sono soli, è perché li lasciamo soli, o,

      peggio, li trattiamo come pesi di cui liberarsi in modo più o meno

      ipocrita, sia che li scarichiamo gli uni agli altri sia che li affidiamo

      ad estranei. Ma vale anche per il caldo. Un caldo tanto anomalo, come

      dovremmo ormai sapere anche se un certo negazionismo pseudoscientifico

      sostiene il contrario, è il frutto di un consumo energetico che il Pianeta

      non è in grado di assorbire se non surriscaldandosi. Non è il clima a

      essere impazzito. Semmai i pazzi siamo noi, che stravolgiamo le condizioni

      di vita sulla Terra fino a mettere a repentaglio la nostra sopravvivenza.

      Ma c’è dell’altro. Non ci vuol molto per ammettere che di fronte alla

      solitudine che affligge gli anziani, così come di fronte al caldo che

      affligge tutti, dovremmo sentirci colpevoli. Infatti siamo noi a portarne

      la responsabilità, e non la natura. Questo doppio flagello è opera nostra.

      Eppure facciamo finta di niente, o quasi. La coscienza comune accetta

      tranquillamente, come se fossero innocenti, stili di vita che gridano

      vendetta: e tra questi c’è lo sfruttamento scriteriato delle risorse

      naturali, ma anche l’abuso della tecnologia, e prima ancora l’idea che gli

      abitanti della Terra abbiano diritto di restarci solo se servono. Del

      resto, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Che senso ha

      lamentarsi, se troviamo del tutto normale affidare la vecchia madre alla

      badante (o, peggio ancora, parcheggiarla in ospedale) e partire per le

      vacanze al mare, dove ci aspetta una casa con l’aria condizionata? Nessuno

      può tirarsi fuori. Troppo a lungo abbiamo creduto di autoassolverci

      invocando la tecnica, il progresso, le trasformazioni sociali, e così via.

      Tutte cose vere, sia chiaroE a cui dobbiamo far riferimento, se vogliamo

      capire il mondo in cui viviamo. Prendendo atto ad esempio che la famiglia

      oggi non è più quella di una volta, comunque non è più quella società di

      mutuo soccorso che era. Oppure riconoscendo che certi agi o certi bisogni

      sono diventati ormai come una seconda pelle. D’accordo. Purché non si

      faccia confusione sul punto essenziale. E il punto è la

      disumanizzazione del mondo. I grandi processi in corso, si dice, sono

      governati da immensi apparati anonimi. Che mettono l’uomo fuori gioco. O

      lo rendono succube di potenze troppo più grandi di lui, potenze disumane e

      disumanizzanti. In realtà è vero il contrario. Ciò che un tempo incombeva

      sull’uomo e si abbatteva su di lui come da un altro mondo, oggi è opera

      sua. Fenomeni come la siccità, o la desertificazione di intere regioni, o

      qualsiasi altra perturbazione climatica, non dipendevano dall’uomo, ma

      dalla natura, su cui l’uomo non poteva nulla. Lo stesso si deve dire di

      fenomeni come la vecchiaia, con il carico di solitudine e di disperazione

      che essa comporta: tutto ciò in altre epoche apparteneva all’ordine

      naturale delle cose piuttosto che alla buona o alla cattiva volontà

      dell’uomo. Invece oggi sono precisamente questi i fenomeni dietro i

      quali noi vediamo immediatamente un volto d’uomo. E giustamente. Infatti

      sono cosa interamente sua: è lui a scatenare il caldo, è lui a lasciar

      morire i suoi vecchi di solitudine. Se poi questo volto d’uomo ha

      tratti di disumanità, la risposta è una sola: è l’uomo (non la natura, non

      la tecnica) a farsi disumano. Peggio per lui, se non interviene ad

      aggiustare la rotta.

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