mercoledì 14 febbraio 2024

FILOSOFIA CONTEMPORANEA. LA VITA BUONA. MACINTYRE A., MacIntyre: la vita buona fiorisce se andiamo oltre l'individualismo, AVVENIRE, 3.02.2024

 Il primo passaggio riguarda l’identificazione di un insieme di beni il cui contributo a una vita buona, quale che sia la cultura o l’ordine sociale di ognuno, parrebbe difficile da negare. Questi sono almeno otto, partendo da una buona salute e un buon tenore di vita – del cibo, dei vestiti, una casa – che liberano dalla miseria. Si aggiungano a questi delle buone relazioni famigliari, una sufficiente istruzione che consenta di far buon uso delle opportunità di sviluppare le proprie capacità, un lavoro che sia proficuo e remunerativo e buoni amici. E inoltre del tempo al di fuori del proprio lavoro dedicato ad attività buone in sé stesse – sportive, estetiche, intellettuali, e la capacità, propria di un agente razionale, di dare un ordine alla propria vita e di individuare i propri errori imparando da essi.




Molte vite sono eccellenti nonostante la mancanza di uno o più beni fra questi. Ma quanto più sono assenti beni fra quelli elencati, tanto più un agente dovrà essere capace di far fronte alle difficoltà che la loro assenza causa. Una tale capacità comprende l’abilità di riconoscere che cosa si dovrebbe cambiare e che cosa potrebbe essere cambiato di sé stessi nell’ordine sociale e istituzionale in cui l’agente è inserito per poter raggiungere i beni costitutivi della vita buona e goderne.

È certamente vero (…) che si devono spesso fare delle scelte dolorose fra beni, sia come individui sia come famiglie o come comunità politiche. Potrebbe darsi che io sia un atleta di successo o un abile ricercatore in medicina, ma non entrambi; un buon marito e padre o un buon soldato, ma non entrambi. Potrebbe darsi che la mia comunità offra una buona istruzione pre-scolastica o un buon teatro, ma non entrambi; migliori servizi di trasporto o miglior assistenza per gli anziani, ma non entrambi.

Tuttavia ciò che conta per una vita buona non è tanto quale scelta viene fatta, quanto piuttosto il modo in cui tali scelte vengono effettuate, la natura e la qualità della deliberazione che le compie. È attraverso la propria educazione iniziale come agenti pratico-razionali e il successivo esercizio delle loro capacità di ragionamento nel fare tali scelte che gli agenti svolgono il loro ruolo nel determinare la bontà delle proprie vite. Non vi è dubbio che la natura delle alternative con cui si confrontano cambia da cultura a cultura e da ordine sociale a ordine sociale e varia anche a seconda del posto occupato dall’agente nel suo ordine sociale.

Le strutture famigliari, i tipi di lavoro produttivo, la distribuzione dell’autorità e del potere prendono diverse forme. Nondimeno non vi è che un solo e medesimo bisogno, quello di essere in grado di giudicare quale tipo di contributo al raggiungimento dei beni individuali e comuni di un agente potrà apportare ciascun corso d’azione alternativo. Pertanto, possiamo abbozzare un resoconto della forma che qualsiasi vita buona per gli esseri umani deve assumere, un resoconto rispetto al quale vi è in effetti un sorprendente accordo di massima. Come avviene con i beni, così avviene anche con le mancanze, con i fallimenti e con i mali.

Circa i vari modi in cui le vite possono fallire vi è una volta ancora un ampio accordo. Una morte prematura e una malattia invalidante, una povertà opprimente e la mancanza di amicizia dell’escluso e del perseguitato possono escludere la possibilità di una vita buona. Circostanze un po’ meno difficili potrebbero costituire ostacoli e frustrazioni che possono essere superati con quel tipo d’intraprendenza che abbiamo già visto essere un costitutivo essenziale di molte vite buone.

La mancanza di una tale intraprendenza potrebbe essere il risultato del non essere riusciti a impararla o del non aver voluto rischiare quando era necessario. Se continuiamo a elencare le qualità della mente e del carattere che consentono agli agenti di confrontarsi, di superare e di imparare dalle avversità, scopriremo di aver elaborato una lista di virtù necessarie a una vita buona in molti tipi di situazioni sulla quale vi è un ampio margine di accordo. Ma le virtù sono necessarie anche per altri motivi. Noi tendiamo a sbagliare (…) perché troppo inclini a essere sedotti dal piacere, dall’ambizione politica e dall’amore del denaro. La vita buona può essere descritta nei termini dell’esercizio della capacità di fare buone scelte fra i beni e le virtù richieste sia per superare e andare oltre le avversità, sia per dare il dovuto spazio (e non più di questo) nelle nostre vite al piacere, all’esercizio del potere e al guadagno di denaro.

(estratto da Alasdair MacIntyre, “L’etica nei conflitti della modernità”, Mimesis © 2024 - MIM edizioni srl)

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