giovedì 21 maggio 2015

LE REGOLE PER LEGGERE CON CRITERIO. D. MIKICS, Le 14 regole dello Slow Reading, LA LETTURA, 17 maggio 2015

Alcuni anni fa mi sono ritrovato, per una breve vacanza, in un villaggio sperduto e isolato dal quale, con mio stupore, era del tutto impossibile collegarsi a internet. Passati i primi attimi di terrore mi sono ricomposto, e ho continuato a divertirmi leggendo, chiacchierando, osservando la natura. Dopo pochi giorni, al momento di ripartire, ho provato una straordinaria sensazione di benessere spirituale, quasi quel tempo lo avessi trascorso in un monastero zen: avevo imparato ad accorgermi nuovamente del mondo intorno a me, come non mi succedeva da tempo.


Siamo ormai in molti ad aver provato o sentito raccontare un’esperienza di questo tipo: viviamo incollati ai nostri smartphone, e una vita senza continue distrazioni digitali ci sembra così inconcepibile che, in quelle poche occasioni in cui ci ritroviamo per un po’ di tempo senza connessione, ci sembra di vivere in un mondo prodigiosamente nuovo. Ma basta poco per farci tornare a riprendere le nostre abitudini digitali.
Ci siamo ormai assuefatti a questa gabbia, e anzi abbiamo imparato ad amarla: la frenesia digitale ci emoziona, ci fa sentire impegnati. In ogni istante abbiamo la sensazione che qualcuno ci stia twittando qualcosa, che ci stia inviando un messaggio o una foto. Sono vecchio abbastanza da ricordare che le cose non sono sempre andate in questo modo. Mi imbarazza un po’ ammetterlo, ma ho l’età per raccontare di quando non esisteva la segreteria telefonica e non c’era modo di sapere se qualcuno ci aveva cercato quando eravamo in giro. Non si poteva richiamarlo, come si fa ora, semplicemente digitando un tasto. Eppure non era poi così male: disponevamo di molto più tempo per pensare o per incontrare di persona gli amici. E di molto più tempo per leggere.
Ma ora, vivendo sempre connessi, chi ne ha più? Con internet che sembra ormai in grado di arrivare in ogni angolo del pianeta, siamo investiti da una valanga di schermi colmi di testi. Ma non abbiamo tempo per leggerli. Al contrario, li scorriamo rapidamente concentrandoci solo sulle parole più importanti, afferriamo rapidamente il nocciolo della questione e andiamo avanti, cliccando link dai titoli sempre più accattivanti. Quando abbiamo tempo libero a disposizione, la rete è sempre pronta a rubarcelo con novità da farci leggere, e dopo un’ora o due di navigazione la sensazione comune è di non aver concluso nulla.
C’è un modo migliore di impiegare quel tempo: leggere per profondo piacere piuttosto che per il veloce diversivo usa e getta che ci propina il web. E, che preferiate leggere un libro di carta o un ebook, esiste un metodo per imparare a leggere meglio: lo Slow Reading, particolarmente importante per noi che viviamo in un’epoca digitale in cui la lettura è diventata incostante e spesso superficiale.
È infatti un periodo duro per noi lettori, con tutti gli stimoli digitali che ci circondano. Ma attraverso la pratica possiamo imparare, o imparare nuovamente, a immergerci in un libro in modo che riesca a emozionarci. Ogni lettore è unico: c’è chi ama le avventure romantiche e chi, come me, è un appassionato di storia antica. Ma tutti abbiamo qualcosa che ci accomuna: i lettori autentici pensano al libro che stringono tra le mani come a un mondo autonomo che merita impegno. Quando si legge, si deve essere costanti: se ci si distrae ogni dieci minuti per controllare le email, non si è in grado di comprendere un libro. La regola più importante di tutte è la pazienza: non abbiate paura di leggere lentamente e con attenzione. Abituatevi al ritmo del libro, al suo peculiarissimo passo. Riflettete su quanto avete appena letto e dialogate con ciò che l’autore sta cercando di dirvi, non solo nella vostra mente ma, per esempio, provando a prendere note ai margini.
Leggere un buon libro consiste proprio, alla fin fine, in un dialogo con l’autore. Si tratta cioè di un’attività e non di qualcosa da subire passivamente. Quando si legge si è chiamati a intervenire: riflettete sulle reazioni che suscita in voi un libro, e provate a immaginare cosa vi replicherebbe il suo autore. Autore e lettore devono parlarsi. Dobbiamo cercare di affinare le nostre risposte per entrare sempre più in sintonia con quanto l’autore sta creando, anziché sentirci persi, confusi o non in grado di capire.
Leggere è un’arte che richiede abilità. Si può fare meglio o peggio, così come si può suonare la chitarra o pilotare una barca più o meno bene. Essere un buon lettore richiede attenzione, pratica e soprattutto tempo, quello necessario per migliorarsi. Una sana lentezza — regalandosi il privilegio di dedicare del tempo alla lettura — aumenterà enormemente il piacere che un libro susciterà in voi. Cosa si sta leggendo conta meno di come lo si fa. Siate pronti a notare i piccoli ma più significativi dettagli nascosti nel testo, per arrivare poi a comprendere il pensiero di fondo dell’autore e la sua visione del mondo.
Prima o poi, se vi impegnate nello Slow Reading, vi imbatterete in un libro che vi cambierà la vita. Molti di noi hanno fatto questa esperienza al liceo o all’università. Ma può accadere ancora, se continuiamo a leggere con la rapita attenzione di quando eravamo più giovani.
Ricordo quand’ero all’università, sdraiato sul divano a leggere Proust volume dopo volume. Non lo facevo per preparare un esame, ma per piacere. Da allora non ho più riletto una sola riga di quest’autore, e a volte penso che oggi non avrei più la pazienza necessaria per apprezzare la sua sintassi ricca e sinuosa: ho una vita con molti più impegni di quando avevo vent’anni, e commissioni opprimenti e piccoli doveri riempiono le mie giornate. Ma la debole eco di quello che mi ha donato Proust in quei mesi della mia giovinezza continua a chiamarmi. Prima che sia troppo tardi — lo sento — dovrò rispondere al suo richiamo, e indulgere al più dolce di tutti i piaceri: rileggere, dopo tanti anni, un libro amato immensamente. Richiuderò il portatile in un cassetto, spegnerò il telefono cellulare, ed entrerò nuovamente in un mondo visitato l’ultima volta oltre trent’anni fa.
Chi ha più il tempo di perdersi in un romanzo lungo? mi viene chiesto più volte. La risposta è semplice: io ho il tempo, e ce l’ha chiunque decida di averlo. Le ricompense delle grandi letture sono lì, pronte per essere afferrate in ogni istante. (traduzione di Michele Fusilli)
David Mikics

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